{"id":9110,"date":"2011-02-11T00:00:00","date_gmt":"2011-02-10T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9110"},"modified":"2015-06-09T11:29:17","modified_gmt":"2015-06-09T09:29:17","slug":"il-capitolo-delle-foibe-tocca-anche-lumbria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-capitolo-delle-foibe-tocca-anche-lumbria\/","title":{"rendered":"Il capitolo delle foibe tocca anche l\u2019Umbria"},"content":{"rendered":"

Tra il 1941 e il 1943, in Umbria vennero ubicati dei campi di concentramento destinati agli \u201cex jugoslavi\u201d, ovvero i civili abitanti nei territori occupati dall\u2019esercito italiano e annessi al\u2019Italia. Colfiorito, Pietrafitta e Ruscio furono teatro della deportazione. Nella Giornata del Ricordo si fa memoria delle foibe, ma anche delle vicende che portarono a quelle atrocit\u00e0. Ne parliamo con Mario Tosti, ordinario di Storia moderna, docente di Storia della Chiesa presso l\u2019Istituto teologico di Assisi e presidente dell\u2019Istituto per la Storia dell\u2019Umbria contemporanea (Isuc) che su questi fatti storici ha pubblicato il volume Istria, Fiume. Dalmazia, laboratorio d\u2019Europa. Sette anni fa veniva istituito nel nostro Paese il Giorno del Ricordo per celebrare la memoria delle vittime delle foibe e dell\u2019esodo giuliano-dalmata. Pensa che oggi si possano raccontare i fatti senza cadere nella polemica politica? \u201c\u00c8 giusto ricordare e commemorare la tragedia e la violenza delle foibe e il dramma dell\u2019esodo dall\u2019Istria, dal Quarnaro e dalla Dalmazia alla fine della Seconda guerra mondiale, certo condannando tutto ci\u00f2 che ha sortito e provocato questi drammi, ma con ferma e convinta volont\u00e0 di voler andare avanti. Dobbiamo conservare e coltivare la memoria facendo s\u00ec che ci\u00f2 abbia oggi un effetto per quanto possibile positivo, tentando cio\u00e8 di superare la memoria come fonte di rancore, perch\u00e9 \u00e8 ovvio che la memoria rancorosa non contribuisce a rendere pi\u00f9 unita una societ\u00e0, ma rappresenta solitamente un ostacolo su questo percorso. Nel dibattito parlamentare che port\u00f2, nel 2004, all\u2019approvazione della legge che istituiva il Giorno del Ricordo, furono sottolineati i ritardi, i silenzi, le rimozioni, le reticenze, i \u2018giustificazionismi\u2019 che erano stati accumulati in rapporto a quelle vicende. Oggi, a distanza di sette anni, tutte le parti politiche che approvarono quel provvedimento devono respingere la tentazione di usare la memoria del passato come strumento politico, e devono altres\u00ec evitare la tendenza ad usare l\u2019analisi storica come strumento per l\u2019agire politico\u201d. In Umbria vennero deportati cittadini di origine slava. Perch\u00e9? \u201cL\u2019lstria \u00e8 stata per secoli una terra di incontro, e purtroppo anche di scontro, tra slavi e italiani. Il Regno d\u2019Italia, nato 150 anni fa, si trov\u00f2 a governare una regione in cui vivevano circa 500.000 slavi. Forse poteva essere l\u2019occasione per costruire una convivenza pacifica fra le due popolazioni. Invece i Governi italiani cercarono di \u2018italianizzare\u2019 con la forza gli slavi. Le violenze divennero sistematiche durante il fascismo: i giornali slavi vennero chiusi; le lingue slave (sloveno e croato) vennero escluse dall\u2019insegnamento nelle scuole di Stato; fu imposta l\u2019italianizzazione dei cognomi slavi; addirittura le Squadre d\u2019azione fasciste minacciarono chiunque parlasse in sloveno o in croato per strada o nei locali pubblici. Si giunse alla deportazione degli slavi, anche nei campi di internamento che lei ricordava e da cui, dopo l\u20198 settembre 1943, molti di essi fuggirono alimentando le file della Resistenza contro il nazi-fascismo nell\u2019Italia centrale\u201d. Secondo lei, come \u00e8 potuto succedere una tale tragedia? \u201cDopo l\u20198 settembre 1943, per alcune settimane l\u2019Istria si trov\u00f2 abbandonata a se stessa. L\u2019esercito italiano era allo sbando e i partigiani jugoslavi ne approfittarono per prendere il potere. I Governi \u2018popolari\u2019 che nacquero regolarono immediatamente i conti con gli esponenti locali del fascismo. Ma in molti casi vennero arrestate e giustiziate persone che avevano la sola colpa di rappresentare gli \u2018Italiani\u2019. I cadaveri venivano buttati in voragini naturali, particolarmente diffuse in questa zona del Carso… le foibe\u201d. Come recuperare in modo appropriato il ricordo di quegli eventi? \u201cAssai lungo e complesso sarebbe spiegare le motivazioni di politica interna ed internazionale che hanno portato in questi ultimi cinquant\u2019anni in Italia a rimuovere dai libri scolastici il fenomeno dell\u2019esodo dei giuliano-dalmati e delle foibe istriane. La tematica \u00e8 stata presente in modo rilevante nella cultura della destra italiana, ma con forti limitazioni, tanto da diventare – l\u2019esodo – un motivo di polemica politica contro le tesi riduzioniste della storiografia di sinistra, pi\u00f9 che un tema di seria ricerca storica. La stessa cultura accademica in Italia ha mostrato sull\u2019argomento un vero e proprio disinteresse. Oggi si pu\u00f2 dire che si sta acquisendo una nuova consapevolezza sull\u2019esodo e le foibe, e la convinzione che l\u2019esclusione di queste vicende storiche dall\u2019insegnamento scolastico e dalla formazione della cultura nazionale non sia pi\u00f9 praticabile. Un piccolo contributo, in questo senso, \u00e8 stato offerto anche dall\u2019Istituto per la storia dell\u2019Umbria contemporanea (Isuc) che, attraverso il contatto con le scuole e l\u2019associazionismo degli esuli, in particolare la Societ\u00e0 di studi fiumani, continua a conservare la memoria storica della comunit\u00e0 esule trasferitasi in Italia e a rilanciare non idee di anacronistici ritorni, ma un dialogo democratico e interculturale con quell\u2019area dell\u2019Adriatico che \u00e8 diventata la nuova frontiera dell\u2019Europa comunitaria\u201d. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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