{"id":9066,"date":"2011-01-21T00:00:00","date_gmt":"2011-01-21T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9066"},"modified":"2015-05-06T17:40:40","modified_gmt":"2015-05-06T15:40:40","slug":"sovraffollamento-e-morte-in-carcere","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/sovraffollamento-e-morte-in-carcere\/","title":{"rendered":"Sovraffollamento e morte in carcere"},"content":{"rendered":"

Lo scorso 13 gennaio presso la casa circondariale di Capanne (Pg), un detenuto di 23 anni, Michele Massaro originario di Taranto, si \u00e8 tolto la vita con il gas. Il giovane, recluso dall\u2019ottobre scorso, avrebbe dovuto scontare una pena di 8 anni. Il sindacato di polizia penitenziaria, Sappe, ha affidato ad un comunicato stampa l\u2019ennesima richiesta di modifica del regolamento in merito alla possibilit\u00e0 data ai detenuti di tenere, all\u2019interno delle celle, bombole di gas per cucinare. Il segretario del Sappe, Donato Capece, fa notare che anche in altri istituti sono avvenuti recenti e analoghi episodi: a Catania e a Reggio Emilia nella fattispecie, e in quest\u2019ultimo l\u2019amministrazione penitenziaria \u00e8 stata condannata a risarcire i familiari con una cifra pari a 150 mila euro. I casi di suicidio e di autolesionismo all\u2019interno delle carceri italiane continuano ad arricchire le statistiche. A descrivere la tragicit\u00e0 della situazione in termini numerici \u00e8 un\u2019altra forza sindacale, la Uil Pa penitenziari, che in un comunicato stampa del 7 gennaio ha redatto una sorta di \u201cbilancio\u201d del 2010. Nell\u2019anno appena concluso, in Italia, le morti in carcere per cause naturali sono state 173.<\/p>\n

I suicidi in cella sono stati 66 (57 per impiccagione, 5 per asfissia con gas, 1 per recisone carotide, 2 per avvelenamento da farmaci, 1 per soffocamento da sacchetti di plastica). I detenuti suicidatisi in et\u00e0 compresa tra i 25 e i 35 anni sono stati 29; 20 quelli nella fascia di et\u00e0 tra i 35 e i 50 anni; 8 i suicidi in et\u00e0 compresa tra i 18 e i 22 anni; 9 gli ultracinquantenni. Nell\u201986% degli istituti (176 su 205) – continua la Uil Pa penitenziari – si \u00e8 verificato almeno un tentato suicidio, per un totale complessivo di tentati suicidi in cella pari a 1.134. I detenuti salvati in extremis dal suicidio da parte della polizia penitenziaria sono stati 398. Gli atti di autolesionismo ammontano a 5.603 (messi in atto in 192 diversi istituti). Per quanto riguarda il sovraffollamento delle carceri umbre, i dati aggiornati al 20 settembre 2010 e pubblicati sempre dalla Uil Pa penitenziari, vedevano Perugia (Capanne) con un indice di affollamento pari al 67,3% (589 detenuti presenti contro i 352 regolamentari), Spoleto con un affollamento pari al 44,37% (654 i detenuti presenti contro i 453 regolamentari), Orvieto faceva registrare un pi\u00f9 modesto 18,9% (132 detenuti presenti contro i 111 regolamentari), mentre Terni mostrava addirittura negativo: a fronte di 344 posti disponibili, i detenuti presenti al 20 settembre erano 341. Dai dati pubblicati dal ministero della Giustizia, risulta che l\u2019Umbria si piazza al dodicesimo posto con un tasso di sovraffollamento pari al 47,4% : al 31 dicembre 2010 erano reclusi nelle carceri umbre 1.671 detenuti contro una capienza regolamentare di 1.134.<\/p>\n

L\u2019appello del cappellano e dei volontari<\/strong><\/p>\n

Davanti alle cifre sui suicidi in carcere \u00e8 difficile trovare una chiave di lettura che possa indicare la strada da percorrere per contenere almeno in parte questi fenomeni. A parte la questione tecnica del sovraffollamento, che potrebbe essere risolta adottando politiche di revisione dell\u2019impianto legislativo in materia detenzione, piuttosto che costruire altri penitenziari, o entrambe le cose, \u00e8 il problema della vita e della sua prospettiva all\u2019interno delle mura di un carcere la questione che ogni uomo di fede dovrebbe prendersi a cuore. Cos\u00ec commenta la situazione il cappellano della sezione maschile della casa circondariale di Capanne, don Cesare Piazzoli, il giorno dopo il suicidio del detenuto. \u00c8 necessario capire, continua don Cesare, come poter ridare una dignit\u00e0 e soprattutto una speranza a chi, tormentato dalla solitudine e dall\u2019angoscia, pensa che non esistano pi\u00f9 ragioni per vivere. \u00c8 altres\u00ec difficile – aggiunge – testimoniare Cristo e portare la sua parola a tanti detenuti stranieri e di fede non cristiana, soprattutto quando ad essere recluse sono persone che, nella maggior parte dei casi, sono povere e non hanno neppure una famigilia vicina, e nel sacerdote piuttosto che un sostegno spirituale vedono un sostegno materiale: chi necessita di un paio di occhiali da vista, chi del vestiario, ecc. Spesso per loro l\u2019unico aiuto \u00e8 dato dai volontari. Sempre troppo pochi, commenta Maurizio Santantoni, presidente dell\u2019Associazione perugina di volontariato (Apv).<\/p>\n

Al 31 dicembre 2010 i volontari dell\u2019Apv impegnati nella casa circondariale di Capanne erano 7 effettivi e 11 in formazione. L\u2019attivit\u00e0 dell\u2019associazione, fa notare Santantoni, spinta da una forte solidariet\u00e0 umana e cristiana, fronteggia costantemente le numerose problematiche dei reclusi in virt\u00f9 delle loro richieste, quasi sempre di primaria necessit\u00e0, e della loro presenza in termini numerici all\u2019interno dell\u2019istituto. L\u2019auspicio del presidente \u00e8 che un autentico spirito di volontariato si diffonda in tutte le comunit\u00e0 cristiane, tanto da aumentare il supporto all\u2019Associazione in termini di adesioni ai vari progetti, unito ad una migliore e pi\u00f9 presente solidariet\u00e0 verso chi di tali azioni andr\u00e0 a beneficiare.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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