{"id":8825,"date":"2010-10-22T00:00:00","date_gmt":"2010-10-21T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8825"},"modified":"2022-03-26T22:38:22","modified_gmt":"2022-03-26T20:38:22","slug":"il-poverello-e-il-sultano","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-poverello-e-il-sultano\/","title":{"rendered":"Il Poverello e il Sultano"},"content":{"rendered":"
Una nuova occasione di incontro e di dialogo cristiano-islamico, nello spirito di Assisi: \u00e8 questo il senso della giornata di studio e di approfondimento che si \u00e8 svolto sabato 16 ottobre al Sacro Convento di Assisi. L\u2019obiettivo specifico del seminario di riflessione era: il contributo di san Francesco e della citt\u00e0 di Assisi nel dialogo con l\u2019islam. Fra le tante suggestioni portate all\u2019attenzione dei presenti meritano alcune sottolineature, tra gli altri l\u2019intervento di Abd al-Wahid Pallavicini, presidente e fondatore della Comunit\u00e0 religiosa islamica italiana (Coreis), di padre Luigi Marioli, ofm conv, direttore del Museo Tesoro della basilica di san Francesco in Assisi, e della principessa Wijdan Fawaz Al-Hashemi, ambasciatrice del regno hashemita di Giordania in Italia. Pallavicini, prendendo spunto dalla lettura del mistico Rumi Galal al-Din, ha detto che la preghiera del nome di Dio \u00e8 una caratteristica delle tre grandi religioni abramitiche. Tale invocazione del nome di Dio trova punti comuni a volte persino nel suono e nel modo di pronunciare Dio, secondo questo studioso. Tuttavia la prospettiva tracciata da Pallavicini \u00e8 quella che un sincero credente: sottomettendosi alla volont\u00e0 di Dio, di fatto, ci si pu\u00f2 considerare \u201cmusulmani\u201d, perch\u00e9 islam vuol dire sottomissione all\u2019unico Dio, di cui Ges\u00f9 sarebbe uno dei pi\u00f9 grandi profeti. Padre Marioli, con precisi riferimenti storico-cronologici, ha offerto una lettura del viaggio di san Francesco alla corte del sultano Melek-el-Kamel in Terra Santa, la cui immagine \u00e8 tra l\u2019altro immortalata nei dipinti di Giotto nella basilica superiore. In questo viaggio, piuttosto avventuroso e mosso anche da una certa impreparazione logistica, ma ancor pi\u00f9 da tanta audacia evangelica, si possono individuare due finalit\u00e0: la prima, quella del tentativo di frate Francesco di convertire il Sultano; la seconda, quella di proporre un corridoio di transito libero per i pellegrini che si recavano ai luoghi santi, facendo venir meno cos\u00ec la necessit\u00e0 della crociata. In realt\u00e0 la missione di Francesco non sort\u00ec il suo effetto, ma resta la suggestione di un tentativo di allacciare un dialogo fuori dell\u2019Italia \u2013 non la fuga mundi ma la \u201cfuga nel mondo\u201d, cio\u00e8 la capacit\u00e0 di superare le barriere che non solo geograficamente ma culturalmente separavano le diverse sponde del Mediterraneo. Ci\u00f2 testimonia la vocazione universalistica del francescanesimo fin dalle origini. Degno di nota \u00e8 infine l\u2019intervento della principessa Wijdan Fawaz Al-Hashemi, rappresentante diplomatico della Giordania in Italia, che ha proposto all\u2019attenzione dei presenti il caso, a suo modo esemplare, della terra giordana dove fra cristiani e musulmani c\u2019\u00e8 un dialogo avviato non da oggi, grazie all\u2019influsso marcatamente pluralistico dello stesso movimento hashemita che, fin dagli inizi del XX secolo, guardando alla tradizione illuministica europea, esprime una visione aperta del dialogo interreligioso. Tra l\u2019altro i tre quarti dei cristiani giordani, che appartengono alla Chiesa ortodossa orientale, con minoranze di cattolici e di protestanti, sono generalmente ben integrati in quella societ\u00e0 ed hanno un alto livello di libert\u00e0. Ma non c\u2019\u00e8 solo il vissuto della Giordania a rendere interessante questa relazione. \u00c8 percezione dell\u2019amministrazione giordana che l\u2019esodo dei cristiani dalla terra nativa di Ges\u00f9 non \u00e8 una cosa buona, anche per la partenza di tanti giovani di talento che, costretti ad emigrare, rendono pi\u00f9 povera quella societ\u00e0. L\u2019ambasciatrice ha fatto notare come la percentuale di cristiani di Betlemme sia in costante diminuzione, per esempio, mentre Gerusalemme – citt\u00e0 santa per le tre principali religioni abramitiche – registra un aumento della popolazione di origine ebraica a scapito di cristiani e musulmani. Nella parte finale della sua relazione l\u2019ambasciatrice ha evidenziato come il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani possa raggiungere molti risultati, favorendo un confronto culturale che induca all\u2019interazione fra le diverse parti. C\u2019\u00e8 poi la presa di coscienza sempre maggiore che il termine \u201carabo\u201d non si applica necessariamente solo ai musulmani, ma include anche una percentuale importante di popolazione cristiana. Infine, il dialogo interreligioso pu\u00f2 disinnescare i possibili conflitti etnici e confessionali che avrebbero conseguenze molto negative per l\u2019intera area mediorientale. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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