{"id":8768,"date":"2010-10-01T00:00:00","date_gmt":"2010-09-30T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8768"},"modified":"2015-06-09T12:13:39","modified_gmt":"2015-06-09T10:13:39","slug":"la-riconciliazione-nel-nome-di-francesco","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-riconciliazione-nel-nome-di-francesco\/","title":{"rendered":"La riconciliazione nel nome di Francesco"},"content":{"rendered":"

La breccia che le truppe piemontesi aprirono presso Porta Pia, con la conseguente presa di Roma, se materialmente faceva cadere delle mura, innalzava \u2013 o anche solo rafforzava \u2013 uno steccato tra la realt\u00e0 nazionale dell\u2019Italia e la Chiesa. Le mura erano state infrante, ma la nuova divisione divenne il Tevere, tanto che bastava dire \u201cl\u2019Oltretevere\u201d per denominare una realt\u00e0 ritenuta come ostile alla nuova istituzione vigente, ossia lo Stato italiano con Roma capitale. Tra gli avvenimenti che hanno segnato questa storia certamente vi sono i Patti lateranensi, la loro ricezione nella Costituzione repubblicana e la loro revisione nel 1984. Ma in tutto ci\u00f2 un ruolo non secondario hanno avuto certamente san Francesco e Assisi. Gi\u00e0 nel 1918 ci fu la ricorrenza del primo centenario del ritrovamento del corpo di san Francesco, tuttavia a causa della guerra la celebrazione fu rimandata al 4 ottobre 1920 e per tale occasione Benedetto XV invi\u00f2 ad Assisi il card. Raffaele Merry del Val. Lo stesso Benedetto XV nella lettera enciclica Sacra propediem del 1921 in occasione del settimo centenario della fondazione del Terzo ordine francescano, scrive: \u201cInnanzi tutto conviene che ognuno abbia un\u2019idea esatta della figura di san Francesco, in quanto taluni, secondo l\u2019invenzione dei modernisti, presentano l\u2019uomo di Assisi poco obbediente a questa Cattedra apostolica, come il campione di una vaga religiosit\u00e0, tanto che egli pu\u00f2 essere correttamente chiamato n\u00e9 Francesco d\u2019Assisi n\u00e9 santo\u201d. Successivamente, il 19 settembre 1921, sempre Benedetto XV richiam\u00f2 il ruolo di san Francesco nella costruzione della pace: \u201cDonde deriva tanta enormit\u00e0 di mali? Dipende dall\u2019oblio dell\u2019ordine che deve regnare nel mondo\u2026 Ma a questi errori dell\u2019intelletto, a questi vizii del cuore si oppone direttamente lo spirito di san Francesco, opportunamente definito \u2018spirito di concordia, di amore e di pace\u2019\u201d. Il settimo centenarioNel 1924, in occasione del settimo centenario delle sacre stimmate, una lettera enciclica del Papa riafferm\u00f2 il carattere soprannaturale dell\u2019evento, mentre la rivista Vita e pensiero in un numero monografico diede la risposta cattolica alle svalutazioni che da un cinquantennio le mettevano in dubbio. Il settimo centenario della morte di san Francesco, che si celebr\u00f2 dalla festa del Perdono (2 agosto) 1926 alla festa del Perdono 1927, fu preparato con grande cura per l\u2019interessamento sia di Pio XI che del Governo italiano presieduto da Benito Mussolini. Al centro vi fu la festa del 4 ottobre 1926, dichiarata festa nazionale; per facilitare la partecipazione vi furono sconti speciali sui treni per i pellegrini diretti ad Assisi e nella cittadina umbra si aprirono nuovi alberghi. Il legato pontificio era il card. Raffaele Merry del Val, che giunse in treno da Roma il 3 ottobre. Importante fu il ricevimento in suo onore organizzato il 4 ottobre pomeriggio nel palazzo del comune dal sindaco Arnaldo Fortini. In questa occasione egli incontr\u00f2 il delegato del Governo italiano, ossia Pietro Fedele; questi fu ministro della Pubblica istruzione dal 5 gennaio 1925 al 9 luglio 1928 e tale incarico gli fu conferito da Mussolini perch\u00e9 gradito dai cattolici. Il 4 ottobre 1927 fu sempre lui a rappresentare il Governo italiano nel momento della restituzione ai Frati minori conventuali del Sacro Convento di San Francesco. Tutto ci\u00f2 era di concerto con Mussolini e quindi non meraviglia che il 7 febbraio 1927 il sindaco di Assisi, avvocato Arnaldo Fortini, fosse ricevuto dal presidente del Consiglio, on. Benito Mussolini, assieme appunto al ministro Fedele: fu un vero e proprio rendiconto delle celebrazioni del centenario francescano. Il 24 marzo 1927 Fortini viene nominato potest\u00e0 di Assisi: sar\u00e0 il primo ad assumere tale carica nella cittadina umbra. Tuttavia, che la ricorrenza francescana potesse diventare la celebrazione di un san Francesco diverso da quello della Chiesa cattolica l\u2019aveva gi\u00e0 avvertito il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Gasparri in una nota apparsa su una delle riviste del centenario Frate Francesco. D\u2019atro canto, gi\u00e0 nel discorso ai quaresimalisti di Roma, il Papa aveva avvertito di tale pericolo. Tuttavia l\u2019intervento pi\u00f9 autorevole del Centenario fu quello di Pio XI: infatti nel 1926, in occasione del settimo centenario della morte, il Pontefice scrisse l\u2019enciclica Rite expiatis in cui, dopo aver elencato le virt\u00f9 di san Francesco scrive: \u201cMa specialmente ai nostri giorni […] l\u2019ammirazione verso san Francesco divenne fra i contemporanei smisurata, quantunque non sempre ben intesa. […] Ma gli uni si guardino per lo smoderato amore verso la propria nazione, di vantarlo quasi segno e vessillo di questo acceso amore nazionale, rimpicciolendo il \u2018campione cattolico\u2019; gli altri si guardino dal gabellarlo per un precursore e patrono di errori, dal che egli era lontano, quant\u2019altri mai\u201d. Un Santo da non ridurreImportante il richiamo a non ridurre la cattolicit\u00e0 di san Francesco esaltandone l\u2019italianit\u00e0; questo richiamo \u00e8 stato ripreso dal card. Raffaele Merry del Val, legato pontificio di Pio XI all\u2019apertura del settimo centenario della morte di san Francesco ad Assisi il 4 ottobre 1926. Infatti la stampa del tempo ricorda che nel pomeriggio della solennit\u00e0, durante un ricevimento in suo onore nel palazzo comunale alla presenza dell\u2019onorevole Fedele, ministro della Pubblica istruzione e rappresentante del Governo, \u201cnel discorso di ringraziamento il card. Legato ricordando gli onori tributati a Francesco dai Sommi Pontefici, da Innocenzo ed Onorio che ne confermarono la missione sublime, a Pio XI che richiamandone gli esempi di santit\u00e0 a lui aveva rivolto tutti i fedeli, rivendic\u00f2 alla Chiesa cattolica, di cui \u00e8 gloria purissima, questo Santo. Ci\u00f2 per\u00f2 non toglie che sia pure una gloria speciale di Assisi, dell\u2019Umbria, dell\u2019Italia\u201d. Nel 1929 ci fu la firma dei Patti lateranensi, e per ricordare l\u2019importanza di Assisi e san Francesco in tutto ci\u00f2 l\u2019aula di rappresentaza del palazzo comunale ancora oggi si chiama \u201csala della Conciliazione\u201d e vi fa bella mostra un ritratto del card. Raffele Merry Del Val. Nel febbraio 1939 Pio XI mor\u00ec e il suo successore Pio XII nell\u2019autunno dello stesso anno, pochi mesi dopo l\u2019elezione, dichiar\u00f2 san Francesco patrono d\u2019Italia assieme a santa Caterina da Siena. Una decisione che veniva da lontano e in cui un ruolo non secondario ebbe Pio XI con i suoi richiami a non disgiungere l\u2019amor di patria alla cattolicit\u00e0, ossia universalit\u00e0 della fede. Una cosa non da poco, se si tiene conto delle ideologie nazionaliste imperanti nel periodo. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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