{"id":8630,"date":"2010-07-23T00:00:00","date_gmt":"2010-07-23T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8630"},"modified":"2015-05-04T15:20:22","modified_gmt":"2015-05-04T13:20:22","slug":"un-secolo-fa-si-levo-una-voce-squillante","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/un-secolo-fa-si-levo-una-voce-squillante\/","title":{"rendered":"Un secolo fa, si lev\u00f2 una Voce squillante"},"content":{"rendered":"
23 luglio 1910: esce il primo numero del settimanale Voce di popolo<\/em>. Lo aveva voluto fortissimamente il nuovo Pastore di Citt\u00e0 di Castello mons. Carlo Liviero, che aveva preso possesso della sede vescovile solo da una ventina di giorni. In un certo senso, pur nella multiformit\u00e0 dell\u2019azione pastorale del Vescovo, messosi subito all\u2019opera soprattutto con la predicazione, la nascita del settimanale diocesano pu\u00f2 essere considerata la sua prima opera pastorale. Come ci ricorda don Oreste Fiorucci, allora il \u201cgiornaletto usc\u00ec, modesto nelle proporzioni del formato e della tiratura (4 pagine), ma ardito e battagliero nei propositi\u201d. Il settimanale veniva redatto in vescovado e aveva come direttore responsabile un laico, Fedele Lensi. Mons. Liviero non manca di benedire il nuovo periodico e l\u2019intenzione di fare del bene con la quale nasce. Lo scopo del settimanale era quello di dare voce a chi non aveva voce: cio\u00e8, difendere i principi religiosi e cristiani dagli attacchi insolenti ed ingiusti di tanti avversari.<\/p>\n Fin dal primo numero Voce di popolo<\/em> va all\u2019attacco e denuncia senza mezzi termini \u201cuno spirito anticristiano e massonico\u201d che si andava infiltrandosi in ogni pubblica istituzione sotto lo specioso titolo di modernit\u00e0 e di progresso. Denunciava la pretesa volont\u00e0 di ingannare il popolo facendo credere che nulla vi potesse essere di buono, se non separato dall\u2019idea religiosa. Il settimanale nasceva per la difesa del Vero: \u201cA mostrare che non v\u2019ha nulla di pi\u00f9 patriottico, noi imprendiamo la pubblicazione di questo umile periodico, colla fiducia che tutti i buoni ci aiuteranno; che quanti dubitano ci vorranno leggere e che chiunque ama la giustizia e l\u2019ordine si vorr\u00e0 schierare dalla nostra parte\u201d. Non mancarono le reazioni; e furono violente.<\/p>\n Il settimanale socialista La rivendicazione<\/em> e quello anticlericale Il tafano<\/em> vomitarono parole di fuoco contro il settimanale e contro mons. Liviero \u201cche fra molti suoi mestieri \u2013 compreso quello di accenditore di candele al duomo \u2013 fa anche quello di giornalista\u201d.<\/p>\n 23 luglio 2010. A cento anni di distanza esce questo numero de La Voce<\/em>, il numero 27 dell\u2019anno. Abbiamo voluto solennizzare il centenario dedicando questa pagina a Voce di popolo<\/em> perch\u00e9 il nostro settimanale di quella intuizione di mons. Liviero pu\u00f2 considerarsi figlio. Sappiamo bene che nel 1910 dovevano ancora nascere don Pietro Fiordelli e don Benso Benni che fecero del nostro settimanale un\u2019avventura che dura a tutt\u2019oggi. Anche attraverso le pagine di questo giornale mons. Liviero spezz\u00f2 il pane della Parola di Dio e offr\u00ec al popolo nozioni elementari di cultura. Questa nuova aria fu respirata anche da coloro che in seguito fecero La Voce<\/em>.Vogliamo ricordare il centenario del settimanale, ma anche l\u2019opera di Carlo Liviero che continua oggi, anche a Citt\u00e0 di Castello. E mentre le immagini ci riportano a quei tempi lontani vorremmo rivolgere ai nostri lettori l\u2019invito del primo numero: \u201cVolete che questo numero diventi pi\u00f9 ben fatto?\u201d. Allora si scriveva: \u201cVoi tutti che lo leggete inviate il vostro abbonamento e trovatene un altro\u201d. Noi aggiungiamo: arricchite il giornale facendo sentire la vostra voce.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" 23 luglio 1910: esce il primo numero del settimanale Voce di popolo. Lo aveva voluto fortissimamente il nuovo Pastore di Citt\u00e0 di Castello mons. Carlo Liviero, che aveva preso possesso della sede vescovile solo da una ventina di giorni. 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