{"id":8612,"date":"2010-07-16T00:00:00","date_gmt":"2010-07-16T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8612"},"modified":"2021-12-02T18:43:32","modified_gmt":"2021-12-02T16:43:32","slug":"un-pastore-con-locchio-aperto-sulla-piazza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/un-pastore-con-locchio-aperto-sulla-piazza\/","title":{"rendered":"Un Pastore con l\u2019occhio aperto sulla \u201cpiazza\u201d"},"content":{"rendered":"

\u201cVedi quella porta? Li vedo gi\u00e0 l\u00ec al mattino, ragazzi e ragazze anche di tredici, quindici anni. Si preparano la cartina per farsi la canna, e vedo le loro facce che cambiano\u2026\u201d. L\u2019arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti dalla finestra del suo studio indica la porta della sala della Vaccara. \u201cVorrei essere un don Benzi per scendere gi\u00f9 e parlare con loro, ma non lo sono, non saprei che fare! Ma mi chiedo se non abbiano anche quei ragazzi una famiglia, degli insegnanti, degli educatori\u2026\u201d.<\/p>\n

Impossibile chiudere gli occhi di fronte alla vista di una generazione che si brucia la vita nella droga o nell\u2019alcol. A loro, ai giovani, quelli della piazza e quelli che ha incontrato nelle parrocchie e negli oratori, nell\u2019universit\u00e0 e nei luoghi di lavoro, mons. Bassetti ha appena scritto una Lettera, che ora viene distribuita in diocesi (vedi il testo a pag. 15). Sar\u00e0 il suo modo di abbracciarli tutti. Il vescovado di Perugia, con le finestre spalancate sulla piazza, cuore della citt\u00e0, non concede illusioni ai vescovi che vi abitano, fin da subito caricati dei problemi che sono quelli della vita quotidiana: lavoro che non c\u2019\u00e8, famiglie che si dividono, povert\u00e0 che aumentano, giovani che si perdono e cos\u00ec via.<\/p>\n

Ad un anno, il 16 luglio, dalla sua nomina alla guida della diocesi di Perugia – Citt\u00e0 della Pieve mons. Bassetti traccia un primo bilancio della Chiesa che gli \u00e8 stata affidata dal Papa, e che lui deve condurre sulle strade del Vangelo per poter, insieme, rispondere alle domande e alle speranze dei figli di questa terra e di coloro che qui hanno trovato una seconda casa. Rispetto alle attese che mons. Bassetti aveva \u201cmaturato nel cuore nei mesi di preparazione all\u2019ingresso\u201d avvenuto poi il 4 ottobre, il bilancio \u00e8 positivo avendo trovato \u201cuna Chiesa viva, aperta, accogliente e missionaria\u201d. Certo, aggiunge, non una Chiesa perfetta, ma \u201cuna Chiesa che ha fatto un buon cammino\u201d con il suo predecessore mons. Giuseppe Chiaretti. Cosa vuol dire \u201cviva\u201d? \u201cIl fatto che abbiamo 15 vocazioni in seminario indica che non \u00e8 una Chiesa sterile ma viva. La maggior parte sono giovani delle parrocchie di Perugia, ma anche quelli che non sono di Perugia hanno maturato qui la loro vocazione\u201d. Aperta e accogliente. Perch\u00e9? \u201cMi pare che sia la fisionomia stessa di questa Chiesa, con 40.000 studenti e con tanti stranieri. Perugia \u00e8 la diocesi che in proporzione ha pi\u00f9 stranieri di ogni terra e nazionalit\u00e0. La loro presenza \u00e8 un\u2019occasione di grazia che il Signore ci d\u00e0 di essere aperti, accoglienti\u201d. E poi missionaria\u2026\u201cS\u00ec, perch\u00e9 ha suoi missionari fidei donum, suoi missionari in Malawi, \u00e8 aperta alla realt\u00e0 del Kosovo, e poi le parrocchie hanno tutte rapporti con le missioni, con grande generosit\u00e0 da parte della gente. Al tempo stesso, con queste dinamiche ed aperture che mi danno gioia e che ci danno l\u2019opportunit\u00e0 di lavorare, Perugia – come tutte le nostre Chiese in Italia e in Europa – \u00e8 estremamente bisognosa di portare il Vangelo alle donne e agli uomini di oggi e particolarmente alle nuove generazioni\u201d. Il grande tema della nuova evangelizzazione. Anche lei ritiene che sia necessaria nella sua diocesi?\u201cNuova evangelizzazione non vuol dire nuovo Vangelo ma nuove forme di annuncio che siano adatte alla mentalit\u00e0 e alla cultura di oggi. Per esempio, queste sere che sono \u2018costretto\u2019 a sentire i concerti di Umbria Jazz, ho sentito messaggi, anche attraverso la musica, che veramente potevano essere motivo di approfondimento. La nostra deve essere una Chiesa molto attenta: deve evitare giudizi aprioristici perch\u00e9 non tutto quello che ci propone la modernit\u00e0 o il post-moderno \u00e8 negativo, ma ha aspetti su cui possiamo agganciarci per l\u2019annuncio del Vangelo, e dobbiamo avere l\u2019intelligenza e la sapienza di saperli cogliere\u201d. Lei ha incontrato il clero e gli operatori delle zone pastorali almeno due volte. Come ha trovato i suoi preti?\u201cHo trovato un clero di et\u00e0 media molto elevata, ben preparato, attento, anche quello anziano. Un clero che ha un suo stile, una \u2018peruginit\u00e0\u2019 marcata, frutto anche di un\u2019educazione e di una formazione per molti di loro maturata all\u2019interno del Seminario regionale, che \u00e8 un buon seminario. I pi\u00f9 anziani vorrebbero essere aiutati ad affrontare le nuove situazioni, e devo dire che la recente nomina del vicario, scelto anche sulla base delle loro indicazioni, va in questa direzione. Nell\u2019insieme ho visto nei preti anche il desiderio di seguire le linee diocesane del Sinodo sui vari temi: la famiglia, l\u2019evangelizzazione, la missionariet\u00e0\u201d. Le vocazioni sono sufficienti per il ricambio generazionale? \u201cQuesto \u00e8 un aspetto che mi preoccupa un po\u2019. Per una diocesi che ha 300 mila abitanti, avere soltanto 12 preti ordinati negli ultimi dieci anni \u00e8 preoccupante. Per le sfide che dobbiamo affrontare ci sarebbe bisogno di forze nuove, anche numericamente pi\u00f9 consisenti. Mi preoccupo dei preti giovani, che vedo sovraccarichi di lavoro perch\u00e9 sono pochi e devono correre dovunque correndo poi il rischio di entrare in apnea. Il prete ha bisogno di alimentare la vita nello spirito, di pregare, studiare, riflettere, approfondire e anche risposarsi\u201d. Come ha trovato il laicato in questa diocesi? \u201cCredo che dobbiamo fare un grande cammino di formazione del laicato. Ci sono molte realt\u00e0 di movimenti e associazioni che fanno la loro apprezzabile parte nella formazione delle famiglie, degli adulti e anche dei ragazzi, per\u00f2 i movimenti sono rami di un albero che \u00e8 la diocesi, quindi la diocesi stessa dalle sue radici ecclesiali deve essere in grado di portare linfa a tutti, e aiutare tutti a maturare un laicato che sia idoneo alle sfide che ci troviamo ad affrontare\u201d. Il rapporto tra parrocchie e movimenti non sempre \u00e8 sereno. Come si pu\u00f2 conciliare? \u201c\u00c8 importante capire che i movimenti accentuano un carisma, ma il carisma della comunione ce l\u2019ha soltanto il vescovo per la diocesi, il parroco per la parrocchia. Il vescovo non deve essere la sintesi di tutti i carismi, la persona che assomma tutto in s\u00e9, ma deve aiutare tutti i carismi che ci sono a far sintesi e comunione. Il vescovo \u00e8 il fulcro della comunione. In questo senso, \u00e8 necessario che le parrocchie e il vescovo facciano la loro parte, in una visione positiva dei movimenti che \u00e8 quella riproposta in tutti i documenti della Cei ma soprattutto nella Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo II\u201d. E le parrocchie? \u201cI rami e i frutti sono tutti attaccati al tronco ed \u00e8 il tronco che porta la linfa vitale, altrimenti si secca tutto. \u00c8 vero che solo la diocesi \u00e8 di istituzione divina, ma la parrocchia resta una istituzione ecclesiastica oggi insopprimibile. Sono stato otto giorni in Francia con i nostri seminaristi, dove abbiamo potuto vedere il disastro che \u00e8 seguito alla scelta della Chiesa francese di relativizzare le parrocchie per puntare su una – rispettabilissima – evangelizzazione capillare in piccoli gruppi, perdendo il radicamento che aveva sul territorio\u201d. Molti laici svolgono un servizio ecclesiale, ma il laicato pare latitante sul fronte pubblico, sociale\u2026 \u201cMinisteri e servizi ecclesiali sono tutte cose buone, ma il laico deve essere impegnato nel mondo del lavoro, nella scuola come nella fabbrica, ovvero nell\u2019ambiente in cui vive. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che il laico deve santificare le realt\u00e0 terrene. Meno si clericalizza, meglio \u00e8: per la sua missione di evangelizzazione ha gi\u00e0 la consacrazione del suo battesimo. La Chiesa nel suo insieme \u00e8 questa realt\u00e0 completa di doni e di carismi, che tutti insieme formano questo armonico Corpo di Cristo che \u00e8 la Chiesa\u201d. Ha gi\u00e0 fatto le prime nomine. Ne sta preparando altre? \u201cVoglio completare gli organismi diocesani che sono mancanti, cominciando proprio dalla costituzione del Consiglio pastorale diocesano. \u00c8 il vertice degli organismi collegiali, sia in quanto riflette la composizione tripartita del popolo di Dio in sacerdoti religiosi e laici, sia come motore della diocesi nel quale prendere le opportune decisioni su tutti i campi della pastorale, che saranno poi messe ad esecuzione dagli organismi e dagli uffici diocesani, ciascuno per la propria competenza. Ci sono poi altre nomine da fare, ma questa del Consiglio pastorale diocesano \u00e8 importante per un coordinamento che sia segno di comunione\u201d.<\/p>\n

Prossimi appuntamenti: a Lourdes con il Cvs e a Santiago con i giovani\u201cEcco perch\u00e9 amo i pellegrinaggi\u201d Mons. Bassetti parteciper\u00e0 al pellegrinaggio del Centro volontari della sofferenza a Lourdes, e raggiunger\u00e0 i giovani sulla via di Santiago de Compostela. Ad inizio mese \u00e8 andato in Francia con i seminaristi; pochi mesi fa si \u00e8 recato anche in Terra Santa, una meta che gli sta molto a cuore. \u201cNella storia bimillenaria della Chiesa il pellegrinaggio \u00e8 sempre stato un momento privilegiato dello spirito, della carit\u00e0\u201d afferma mons. Bassetti, nonostante oggi si corra il rischio di perdere il senso pi\u00f9 profondo e di ridurlo a turismo. Con la sua partecipazione ai pellegrinaggi vorrebbe far capire che \u201cil pellegrinaggio \u00e8 un cammino spirituale, \u00e8 un fare sosta\u201d, importante perch\u00e9, ricordava san Gregorio di Nissa, \u201cse non ti fermi non puoi camminare\u201d intendendo che \u201csoltanto chi fa sosta, chi rientra in se stesso si rifornisce spiritualmente. Poi – aggiunge – \u00e8 chiaro che fanno crescere anche valori ascetici come l\u2019esercizio della carit\u00e0, l\u2019accettare l\u2019altro, il sacrificio\u201d.<\/p>\n

Partecipando al pellegrinaggio a Santiago e a Lourdes mons. Bassetti cercher\u00e0 di \u201cdare un input in questo senso\u201d, e fa l\u2019esempio di quando conduce un pellegrinaggio in Terra Santa. \u201cInsisto molto nel dire che i luoghi sono significativi ma possono diventare una realt\u00e0 solo archeologica se viene a mancare una Chiesa viva che li regge, perch\u00e9 il Cristo risorto continua la sua vita nella comunit\u00e0 cristiana, non tanto perch\u00e9 l\u00ec era la sua tomba\u201d. Per questo motivo nei suoi pellegrinaggi si preoccupa proprio \u201cdi una visita alle Chiese locali, come suggerisce il Patriarca latino di Gerusalemme\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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