{"id":8588,"date":"2010-07-09T00:00:00","date_gmt":"2010-07-08T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8588"},"modified":"2015-07-10T10:16:57","modified_gmt":"2015-07-10T08:16:57","slug":"pillola-ru486-lumbria-snobba-le-normative","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/pillola-ru486-lumbria-snobba-le-normative\/","title":{"rendered":"Pillola Ru486: l\u2019Umbria snobba le normative"},"content":{"rendered":"

La Regione Umbria non seguir\u00e0 le Linee guida del Governo sulla pillola abortiva RU486 e dunque il cosiddetto \u201caborto farmacologico\u201d sar\u00e0 effettuato in day hospital e non in ricovero ospedaliero. Non c\u2019\u00e8 ancora la decisione della Giunta, ma vanno in questa direzione le dichiarazioni (vedi articolo sotto) rilasciate dall\u2019assessore regionale alla sanit\u00e0 Vincenzo Riommi ben prima della conclusione formale dell\u2019incarico affidato al Comitato tecnico-scientifico istituito dalla Giunta regionale per la redazione delle linee guida per la RU486. \u201cIl comitato \u00e8 convocato in assessorato il 23 luglio per presentare il lavoro fatto, dopodich\u00e9 la decisione passer\u00e0 alla Giunta\u201d anticipa a La Voce Marcello Catanelli, gi\u00e0 assessore al Comune di Perugia con il sindaco Locchi ed ora dirigente dell\u2019assessorato regionale alla sanit\u00e0 nonch\u00e9 membro del Comitato. Dal maggio scorso i Direttori sanitari delle Asl, quattro dirigenti dell\u2019assessorato e 12 medici ginecologi e ostetriche hanno affrontato \u201cla questione da un punto di vista tecnico – scientifico\u201d perch\u00e8, sottolinea Catanelli questo gli \u00e8 stato chiesto. Ma cosa ha deciso il Comitato riguardo alla questione del ricovero in ospedale, uno dei punti pi\u00f9 discussi fin dal momento in cui anche in Italia si \u00e8 aperta la strada all\u2019aborto farmaceutico? Catanelli non lo anticipa ma pu\u00f2 dire che \u201cil Comitato non ha trovato controindicazioni clinico – sanitarie al day hospital\u201d. \u201cAbbiamo lavorato molto – prosegue – sul manuale informativo per la donna sui diversi metodi abortivi ed anche sui moduli per il consenso informato, oltre che sui protocolli clinici da seguire nelle visite, i ricoveri e i controlli successivi\u201d, come stabilito nella delibera di Giunta del 17 maggio scorso che dava mandato alla Direzione Sanit\u00e0 e Servizi sociali, quella di cui \u00e8 responsabile Catanelli, di \u201cdefinire gli standard assistenziali e le modalit\u00e0 organizzative \u2026 per la massima accessibilit\u00e0 e fruizione di tale livello assistenziale\u201d. \u201cDobbiamo garantire il diritto all\u2019aborto\u201d sintetizza Catanelli dimenticando forse che l\u2019unico diritto di cui parla la stessa legge 194\/75 sulla interruzione volontaria della gravidanza \u00e8 \u201cil diritto alla procreazione cosciente e responsabile\u201d. La delibera stabiliva anche di \u201cprevedere un percorso di confronto sulle linee guida redatte dal Comitato\u201d con le \u201csociet\u00e0 scientifiche, associazioni degli utenti e organismi delle pari opportunit\u00e0\u201d. L\u2019assessore Riommi ha gi\u00e0 incontrato l\u2019associazione dei ginecologi, ma non \u00e8 chiaro se ci saranno incontri dopo il 23 luglio o se la Giunta proceder\u00e0 direttamente alla delibera. \u201cAl momento non c\u2019\u00e8 nulla di stabilito, su come procedere. Decideranno in sede politica\u201d risponde Catanelli. Rischia cos\u00ec di cadere nel vuoto la disponibilit\u00e0 manifestata dalle associazioni Scienza&vita e Forum Famiglie dell\u2019Umbria al coinvolgimento alla fase di partecipazione popolare annunciata da Riommi sulla stampa. \u201cAtto dovuto ma non urgente\u201d, avevamo scritto su queste pagine, evidenziando la inopportunit\u00e0 di aprire la legislatura regionale con l\u2019istituzione del Comitato per la RU486, in una regione che \u00e8 ai primi posti per anzianit\u00e0 della popolazione e per abortivit\u00e0. Non ci resta che confermare la nostra totale incomprensione per la profusione di tanto \u201czelo\u201d nel garantire un diritto (all\u2019aborto) che non c\u2019\u00e8, mentre nulla si muove per garantire alle famiglie, e alle donne, la libert\u00e0 di scegliere di avere dei figli. Maria Rita ValliLe contestazioni dal mondo cattolico\u201cE inaccettabile che si imponga il ricovero ospedaliero della donna, a prescindere da motivate esigenze sanitarie\u201d. Cos\u00ec l\u2019assessore alla sanit\u00e0 della Regione Umbria, Vincenzo Riommi, ha \u201cliquidato\u201d le linee guida del ministero della Sanit\u00e0 sulla somministrazione della pillola abortiva Ru486. Nella breve intervista rilasciata a La Nazione-Umbria venerd\u00ec scorso, annunciava che in Umbria saranno applicate \u201cle indicazioni che verranno dal Comitato scientifico\u201d istituito dal suo assessorato, e le linee guida regionali saranno emanate entro settembre. \u201cStante la delicatezza dell\u2019argomento – aggiungeva -, far\u00f2 transitare tali indicazioni attraverso una attenta partecipazione popolare\u201d. Insomma, una annunciata \u201cdisobbedienza istituzionale\u201d della Regione rispetto alle indicazioni del Ministero. Dichiarazioni che non sono piaciute a Scienza & Vita e al Forum delle associazioni familiari dell\u2019Umbria, che in un comunicato congiunto hanno contestato l\u2019assessore, che gi\u00e0 il giorno prima, rispondendo alle domande di Avvenire, pubblicate sull\u2019inserto E\u2019vita, aveva affermato di voler seguire le indicazioni di \u201cun comitato tecnico-scientifico, perch\u00e9 non spetta ai politici, n\u00e9 alle consulenze del Ministero, stabilire le modalit\u00e0 di un atto medico\u201d. \u201cL\u2019assessore Riommi evidentemente non conosce l\u2019argomento su cui sta esternando\u201d si legge nella nota di Mpv e Scienza & Vita, che continua ricordando all\u2019assessore il fatto che \u201cle linee di indirizzo del Ministero si basano su ben tre pareri del Consiglio superiore di sanit\u00e0, che \u00e8 la pi\u00f9 importante autorit\u00e0 scientifica istituzionale in ambito sanitario nel nostro Paese\u201d. I tre pareri, elaborati da differenti Consigli, aggiunge la nota, \u201csono concordi sulla necessit\u00e0 di un ricovero ordinario per chi sceglie di abortire con la Ru486. Se il suddetto Comitato non dovesse seguirne le indicazioni, l\u2019Amministrazione regionale tutta dovr\u00e0 prendersene pubblicamente la responsabilit\u00e0, e risponderne ai cittadini\u201d. Sulla stessa linea la nota del capogruppo Udc in Consiglio regionale, Sandra Monacelli, per la quale se le linee guida della Regione si dovessero discostare da quanto indicato dal Consiglio superiore di sanit\u00e0 dovr\u00e0 essere \u201cl\u2019Amministrazione regionale a assumersene pubblicamente l\u2019intera responsabilit\u00e0 nei confronti dei cittadini e delle donne in particolare, chiarendone le motivazioni\u201d. Per Monacelli, l\u2019assessore dovrebbe tenere conto anche delle implicazioni legali, nel caso dovesse confermare la scelta di discostarsi dalle linee guida del Ministero, avendo gi\u00e0 il Governo espresso alla Commissione europea il proprio parere circa la compatibilit\u00e0 della procedura abortiva farmacologica con la legge italiana. \u201cTale parere – ricorda Monacelli – afferma che l\u2019uso della pillola Ru486 \u00e8 compatibile con la nostra legislazione solo in regime di ricovero ordinario\u201d. \u201cLa Ru486 non \u00e8 un farmaco, in quanto esso non cura, ma viceversa \u00e8 qualcosa che agisce innescando di fatto il meccanismo di morte di un essere umano (il feto)\u201d ricorda Maria Rosi, consigliere regionale del Pdl in un comunicato diffuso luned\u00ec. Rosi vi sottolinea la \u201cinusuale solerzia della Giunta regionale dell\u2019Umbria\u201d per l\u2019introduzione della pillola abortiva nelle strutture sanitarie umbre \u201cappellandosi alla falsa bandiera del diritto delle donne\u201d. La pillola in questione, ricorda Rosi, in realt\u00e0 \u201c\u00e8 nociva per la salute delle donne\u201d, per questa ragione fa un appello \u201ca tutte noi donne\u201d affinch\u00e9 prendano coscienza \u201cche la libert\u00e0 di scelta \u00e8 e deve essere solo nostra, e pretendiamo che le istituzioni siano al fianco delle donne, invece di tirar loro agguati\u201d. Nota del Centro regionale di bioetica Fil\u00e9remoGli effetti nocivi sui qualila donna va informataIl Centro di bioetica regionale dell\u2019Umbria \u201cFil\u00e9remo\u201d entra nel dibattio sulla pillola abortiva Ru486 con una nota incentrata \u201cda una parte su dati scientifici, quindi controllabili, dall\u2019altra su norme legislative, quindi verificabili\u201d. Questo il testo della Nota. Dal punto di vista scientifico, il mifepristone (RU-486) determina entro due giorni circa dalla assunzione orale la morte lenta del feto, che viene espulso grazie ad un secondo prodotto, il misoprostolo somministrato per bocca o per via vaginale. La somministrazione di mifeprostone e di mosoprostolo determina l\u2019aborto chimico, in alternativa all\u2019aborto chirurgico. Sull\u2019efficacia nella induzione di aborto entro le nove settimane di gravidanza non ci sono dubbi, anche se viene riportato il fallimento del metodo nel 3,5% dei casi. Cos\u00ec come non ci sono dubbi scientifici sugli effetti collaterali avversi. Intanto la pratica \u00e8 dolorosa ed associata sovente a contrazioni uterine, nausea, vomito, diarrea, febbre. Esistono poi le complicanze pi\u00f9 gravi che vanno dal sanguinamento importante, con necessit\u00e0 di emostasi chirurgica e di emotrasfusione, all\u2019infezione uterina che richiede ospedalizzazione, revisione della cavit\u00e0 uterina post-aborto, fino al decesso. Numerosi sono i casi di morte segnalati nella letteratura scientifica internazionale, provocati da sepsi, setticemie, shock da emorragia massiva. Tali morti hanno implicazioni importanti non solo in termini individuali, ma anche di salute pubblica. Anche se gli esiti fatali segnalati vengono valutati come un numero limitato \u00e8 importante che le donne siano informate. Certo la pillola abortiva \u00e8 stata autorizzata dal ministero della Sanit\u00e0, ma va somministrata nel rispetto dalla legge 194\/78 che disciplina l\u2019interruzione volontaria della gravidanza. \u00c8 la medesima legge a prevedere all\u2019art. 8 che \u201cl\u2019interruzione della gravidanza \u00e8 praticata da un medico del servizio ostetrico- ginecologico presso un ospedale generale\u2026 presso gli ospedali pubblici specializzati, presso gli istituti ed enti convenzionati e presso case di cure autorizzate dalla Regione\u201d. Se una Regione rifiuta di somministrare le due pillole in regime di ricovero, ove avverr\u00e0 l\u2019aborto, disattende le linee-guida del ministero della Salute e il parere del Consiglio superiore di sanit\u00e0, che per ben tre volte ha ribadito tramite i suoi esperti che il ricovero \u00e8 necessario per la tutela della salute della donna, ferma restando la libert\u00e0 della donna di dimettersi volontariamente e anticipatamente, sotto la sua responsabilit\u00e0. Certo sono criticit\u00e0 da valutare da parte di tutte le componenti preposte alla tutela della salute dei cittadini. Il nostro timore \u00e8 che si banalizzi ulteriormente la pratica dell\u2019aborto fino a rendere le pillole \u201ckiller\u201d commerciabili in ogni farmacia, magari anche senza prescrizione medica. E nessuno pu\u00f2 meravigliarsi se gi\u00e0 una della due pillole, il misoprostolo (Cytotec), indicato per patologie gastrointestinali, viene assunto da solo per pratiche abortive. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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