{"id":8586,"date":"2010-07-02T00:00:00","date_gmt":"2010-07-02T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8586"},"modified":"2021-03-26T16:52:03","modified_gmt":"2021-03-26T14:52:03","slug":"rifugiati-nelle-nostre-citta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/rifugiati-nelle-nostre-citta\/","title":{"rendered":"Rifugiati nelle nostre citt\u00e0"},"content":{"rendered":"
Il tema \u00e8 gi\u00e0 indicazione dell\u2019oggetto della riflessione. Cos\u00ec Anci Umbria ha scelto la casa, \u201cHome, un luogo sicuro per ricominciare\u201d, per celebrare la giornata nazionale promossa da dieci anni dall\u2019Alto commissariato Onu per i rifugiati (UNHRN), ovvero quelle persone che lasciano il loro paese, la loro casa perch\u00e8 l\u00ec rischiano la morte e cercano lontano, in Italia e nelle nostre citt\u00e0, una nuova casa dove poter ricominciare a vivere. Lo ha fatto Omar lasciando alle spalle 9 anni di guerriglia in Kurdistan, lo ha fatto Telly il sarto della nuova Guinea che \u00e8 stato torturato pi\u00f9 volte, e anche Juan, vittima dei narcos in Colombia. Tre nomi, tre storie delle 527 persone che dal 2001 hanno trovato rifugio in Umbria. Li ha ricordati Marcello Rinaldi, delegato regionale Caritas, il 18 giugno scorso al convegno che l\u2019Anci ha voluto \u201cper sensibilizzare l\u2019opinione pubblica e infrangere l\u2019ombra dei pregiudizi attorno a questa particolare categoria di migranti\u201d. \u00c8 stato un momento di riflessione a partire dal Primo Rapporto sull\u2019esperienza dei quattro centri di accoglienza del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) dell\u2019Umbria, tutti presenti. \u201cMolti sono i dati significativi emersi dal rapporto, sia del lavoro svolto dai responsabili e dagli operatori, sia della capacit\u00e0 di integrazione dei territori umbri\u201d ha detto Rinaldi che con la Caritas diocesana di Todi-Orvieto partecipa al progetto Sprar di Todi. Dall\u2019inizio, ovvero dal 2001, i richiedenti asilo sono stati accolti a Perugia (218), Todi (104), Narni (170), Terni (35). Il 54% ha un\u2019et\u00e0 dai 18 ai 27 anni, il 22% sono donne e il 78% uomini. Provengono soprattutto da Etiopia, Eritrea, Afghanistan, Turchia, Nigera, Sudan, Somalia. Alta (75%) rispetto alla media nazionale la percentuale di chi esce dal progetto perch\u00e8 si \u00e8 integrato. Il rapporto mostra anche che l\u2019integrazione nei piccoli centri si \u00e8 rivelata pi\u00f9 efficace, decongestiona le grandi aree urbane e, anche se ci sono minori opportunit\u00e0, \u201cconsente di seguire meglio relazioni, accompagnare gli inserimenti attraverso un controllo sociale ramificato e capillare\u201d. Questo \u00e8 un punto di forza dell\u2019esperienza umbra, commenta Rinaldi che fa notare come la \u201csinergia tra operatori e volontari Caritas sia un valore aggiunto tipicamente umbro, laddove la presenza della Caritas significa anche poter assicurare servizi aggiuntivi ai beneficiari quali, per esempio, il microcredito\u201d. Per Rinaldi \u00e8 necessario comprendere meglio le povert\u00e0, frutto della moderna globalizzazione. \u201cOccorre pensare al futuro e assicurare corsi e certificazioni della competenza nella lingua italiana, attraverso la certificazione secondo gli standard europei delle lingue. L\u2019identit\u00e0 cristiana d\u2019Europa si misura soprattutto con l\u2019attualizzazione dei valori della tradizione cristiana e, tra questi, quello dell\u2019ospitalit\u00e0\u201d. L\u2019incontro ha visto la presenza di mons. Gualtiero Bassetti (vedi articolo in pagina), arcivescovo di Perugia – Citt\u00e0 della Pieve e di Catiuscia Marini, presidente della Regione, oltre ai sindaci di Todi, Narni e agli assessori alle politiche sociali di Terni e Perugia. L\u2019accoglienza in UmbriaIl comune di Perugia e il comune di Todi aderiscono fin dal 2001 al Programma nazionale Asilo. A Perugia mettendo a disposizione una parte del Centro di Prima accoglienza per immigrati garantendo 27 posti letto; a Todi un appartamento per dieci persone, solo uomini. Il comune di Narni aderisce dal 2004 mettendo a disposizione 25 posti in appartamenti privati, come fa anche il comune di Terni garantendo 16 posti. Il progetto di Narni accoglie prevalentemente nuclei familiari e donne. Il progetto di Perugia \u00e8 gestito dalla cooperativa Perusia, quello del comune di Todi dall\u2019Istituto Crispolti (con la collaborazione della Caritas diocesana) e quello di Terni e Narni dall\u2019Ats (associazione di volontariato San Martino – capofila, Laboratorio Idea, Cidis Onlus, Arci Nuova associazione). Primo RapportoIl \u201cPrimo rapporto\u201d regionale sul Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati nella nostra regione \u00e8 stato relizzato dall\u2019Anci Umbria. Il titolo: \u201cRifugiati in Umbria – Il diritto di essere in Umbria\u201d. Il volumetto di 60 pagine curato da Tiziana Tomassini con la collaborazione di Irene Bolis ha la presentazione di Catiuscia Marini, presidente della Regione. Nel volume i dati sui progetti e sulle 527 persone accolte in questi 10 anni. Un dato tra tutti: il 75% dei beneficiari usciti dai progetti Sprar umbri lo ha fatto per integrazione, cio\u00e8 avendo raggiunto una propria autonomia lavorativa o abitativa. La media nazionale \u00e8 del 47%.Bassetti: no ai respingimenti. Non tutelano i pi\u00f9 deboli \u201cSecondo i dati delle Nazioni Unite, alla fine del 2009 sono state pi\u00f9 di 43 milioni le persone costrette ad abbandonare le loro case per fuggire da guerre e persecuzioni. In Italia il numero dei rifugiati \u00e8 stimato in 55mila persone\u201d. Lo ha ricordato mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Citt\u00e0 della Pieve, portando il suo saluto al convegno promosso da Anci Umbria per la giornata dei rifugiati e richiedenti asilo.Dopo aver richiamato l\u2019impegno della Chiesa che per suscitare attenzione e accoglienza promuove ogni anno in gennaio la Giornata dei Migranti, mons. Bassetti ha ricordato che i bambini sono le prime vittime \u201cdelle guerre e di ignobili dittature\u201d di cui \u201ci grandi mezzi della comunicazione sociale non ne danno gran conto\u201d. \u201cLa posizione strategica del nostro Paese nel bacino del Mediterraneo \u2013 ha ricordato mons. Bassetti \u2013 ci espone anche a gravi responsabilit\u00e0 e al dovere di provvedere a quanti si avventurano in cerca di una vita migliore, spesso illudendosi. Il problema dei \u201crespingimenti\u201d \u00e8 stato affrontato pi\u00f9 volte anche da esponenti della Chiesa italiana e della Santa Sede. Innalzare una barriera militare e dire: \u201ctutti indietro\u201d lede la giustizia. D\u2019altra parte l\u2019Italia, come altri paesi europei, deve poter regolare l\u2019arrivo nel suo territorio di quanti premono ai confini. Il tema dell\u2019accoglienza \u00e8 sempre intrecciato a quello della sicurezza e della capacit\u00e0 di far fronte a un crescente numero di immigrati e rifugiati. Tuttavia, negli ultimi anni, le politiche di contrasto dell\u2019immigrazione irregolare hanno finito con il prevalere sulla tutela dei pi\u00f9 deboli. Un capovolgimento di prospettiva \u00e8 indispensabile, se non si vuole rinunciare ai principi fondamentali di libert\u00e0 e giustizia su cui la stessa Unione Europea si fonda\u201d. L\u2019arcivescovo ha quindi avanzato la proposta che il Papa Benedetto XVI fa nella enciclica Caritas in veritate, \u201cistituire un\u2019autorit\u00e0 politica mondiale (CV 67) capace di far rispettare le regole stabilite nelle convenzioni e nei trattati e quindi tutelare i diritti di migranti e rifugiati\u201d. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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