Il Vangelo, che \u00e8 per sua natura \u201c buona notizia\u201d, si apre con la parola pace (la cant\u00f2 e l\u2019esegu\u00ec il coro e l\u2019orchestra del paradiso nella notte in cui nacque Ges\u00f9) e si chiude con la parola pace (\u201cPadre, perdonali: non sanno quello che fanno!\u201d). Questa promessa di pace era gi\u00e0 nelle parole del profeta Isaia, ed \u00e8 gi\u00e0 nelle parole egualmente profetiche dell\u2019Apocalisse: \u201cNella citt\u00e0 di Dio non vi sar\u00e0 pi\u00f9 maledizione. Maranath\u00e0! Vieni, Signore Ges\u00f9!\u201d (22,3-20). In Isaia la pace, e la gioia che ne deriva, \u00e8 indicata con immagini che sanno di tenerezza, di affetto, di freschezza, di prosperit\u00e0. Per un popolo di esuli, la fonte di tanta consolazione \u00e8 Gerusalemme ritrovata, chiamata a essere una madre che d\u00e0 il latte al suo bambino e lo fa crescere in un contesto di affetto e di pace. Per i cristiani questa madre \u00e8 la Chiesa, fecondata dallo Spirito consolatore, dolce ospite dell\u2019animo, dolce sollievo. In questo contesto, la guerra con i suoi turbamenti \u00e8 lontana le mille miglia, \u00e8 una autentica bestemmia.<\/p>\n
\u00c8 questo mondo di pace, per\u00f2, che dovremmo promuovere e custodire, per poi riceverlo in dono plenario e definitivo nel Regno. Nel Salmo 65 a condividere questo clima di gioia \u00e8 chiamato tutto il mondo. Paolo incalza ulteriormente: \u201cDio ha riconciliato il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione\u201d (2 Cor<\/em> 5,19). La profezia d\u2019un mondo in pace, per\u00f2, non \u00e8 un idillio per fidanzati: \u00e8 il risultato di un lavoro che sa di croce, per fare di noi una nuova creazione. Paolo lo ha detto con estrema chiarezza, quasi con durezza, tanto \u00e8 forte la sua passione per Cristo: \u201cIl mondo per me \u00e8 stato crocifisso, come io per il mondo\u2026 D\u2019ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Ges\u00f9 nel mio corpo\u201d. A cosa alluda di preciso con queste \u201cstigmate\u201d non \u00e8 dato sapere, ma certo non si tratta di semplice metafora: sono la contestazioni violente alla sua predicazione da parte dei nemici della croce. Non a caso l\u2019ultima parola di Ges\u00f9 sulla pace (\u201cPerdonali, Padre\u2026\u201d) \u00e8 detta in uno scenario di assassinio e di tortura d\u2019un Giusto semplicemente raccapricciante. E tuttavia proprio quella croce \u00e8 per noi fonte d\u2019ogni consolazione, in quanto \u00e8 \u201ccroce gloriosa del Signore risorto, albero della nostra salvezza: in essa mi rifugio, di essa mi diletto\u201d.<\/p>\n \u00c8 una lezione senza misure, che va per\u00f2 alla radice dei problemi e non si ferma solo ad accarezzarli. Anche questo \u00e8 \u201cmartirio\u201d, pur senza spargimento di sangue. Il Vangelo non sarebbe completo se non leggessimo anche la pagina della passione di colui che chiamiamo \u201cSignore\u201d e riconosciamo come il Figlio di Dio. In ogni caso \u00e8 lo Spirito santo di Dio che, come buon pedagogo e come forza di Dio, ci aiuta nel nostro cammino. Il Vangelo di Ges\u00f9 che ha parlato di pace va in ogni caso annunciato di casa in casa, da persona a persona. Fu Ges\u00f9 stesso a scegliere, oltre ai Dodici, altri settantadue discepoli perch\u00e9 andassero di paese in paese ad annunciare il suo arrivo: 72, come il numero delle famiglie dei figli di No\u00e8 che ripopolarono la terra dopo il Diluvio.<\/p>\n Il Signore li manda avanti a se stesso e agli apostoli, dando loro una missione preparatoria dell\u2019evangelizzazione. Di Ges\u00f9 non potevano ancora parlare compiutamente perch\u00e9 non c\u2019era stato ancora l\u2019evento pasquale (passione, morte, risurrezione). Per\u00f2 erano gi\u00e0 in grado di parlare di lui come profeta, che dice cose di Dio come nessun altro, e fa segni miracolosi come nessun altro. E tuttavia ritornano dalla missione con un segno anch\u2019essi: \u201cI demoni si sottomettono a noi nel tuo nome, Signore\u201d. Non \u00e8 per\u00f2 di questo segno visibile che devono inorgoglirsi, ma del fatto che il loro nome di annunciatori della nuova e buona notizia, che \u00e8 Ges\u00f9, \u201csono gi\u00e0 scritti in cielo\u201d: e da quell\u2019elenco nessuno li canceller\u00e0 pi\u00f9.<\/p>\n \u00c8 la paga degli operai dell\u2019Evangelo, anche se arrivano \u201call\u2019ultima ora\u201d. Questo episodio dei settantadue discepoli mandati in avanscoperta apre il discorso dei laici oggi, tempo di nuova evangelizzazione, che \u00e8 affidata soprattutto a loro, con le stesse indicazioni operative date da Ges\u00f9, che destano ancor oggi ammirazione per il loro realismo. Urge, per volont\u00e0 di Ges\u00f9, che i laici vadano anch\u2019essi ad annunciare Cristo e il suo regno.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Il Vangelo, che \u00e8 per sua natura \u201c buona notizia\u201d, si apre con la parola pace (la cant\u00f2 e l\u2019esegu\u00ec il coro e l\u2019orchestra del paradiso nella notte in cui nacque Ges\u00f9) e si chiude con la parola pace (\u201cPadre, perdonali: non sanno quello che fanno!\u201d). 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