{"id":8556,"date":"2010-06-25T00:00:00","date_gmt":"2010-06-24T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8556"},"modified":"2015-07-29T11:59:16","modified_gmt":"2015-07-29T09:59:16","slug":"una-vita-degna-per-questi-figli","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/una-vita-degna-per-questi-figli\/","title":{"rendered":"Una vita degna per questi \u201cfigli\u201d"},"content":{"rendered":"

Il 21 giugno 2009 l\u2019Opera don Guanella a Perugia \u00e8 giunta ai suoi 50 anni di vita, e il 20 giugno scorso ha chiuso l\u2019anno di festeggiamenti. Sono stati anni di difficile impegno, perch\u00e9 in continuo cambiamento e aggiustamento nella fedelt\u00e0 alla loro missione: prendersi cura delle persone che soffrono di disturbi cognitivi. La fisionomia delle due Case guanelliane dall\u2019arrivo a Perugia a oggi \u00e8 cambiata: la breve storia che ce ne fa il guanelliano don Beppe Frugis<\/strong> restituisce al lettore l\u2019attenzione con cui la comunit\u00e0 ha cercato di rispondere alle mutate esigenze, modificando non solo la struttura, ma anche l\u2019utenza e la tipologia di intervento riabilitativo, specializzandosi infine nella diagnosi e cura delle persone con disabilit\u00e0 cognitiva grave.<\/p>\n

Don Frugis, molte cose sono cambiate in questi cinquant\u2019anni\u2026 \u201cS\u00ec, e altre novit\u00e0 sono in cantiere per il futuro, compresa la ristrutturazione del centro di Sant\u2019Elena, con la ridistribuzione degli ospiti tra le due strutture e l\u2019apertura al femminile. Attualmente accogliamo 61 persone a residenziale e 19 semiresidenziali. Con un\u2019et\u00e0 che oscilla tra i 32 e i 76 anni (eccezione un solo 23enne, l\u2019ultimo inserimento) divisi in due moduli e in diversi gruppi tra vita e attivit\u00e0. Portiamo avanti tantissime attivit\u00e0 e siamo sempre in ricerca di occasioni e opportunit\u00e0 nuove\u201d.<\/p>\n

Le persone che vengono da voi hanno gravi patologie da cui non potranno mai guarire, eppure voi ve ne prendete cura. \u201cOgni azione educativa e riabilitativa intesa, secondo don Guanella, come \u2018lavoro di ogni giorno per tutti i giorni della vita\u2019, \u00e8 finalizzata, anche secondo l\u2019attuale orientamento delle neuroscienze, al mantenimento e all\u2019acquisizione di strategie cognitive che migliorano la qualit\u00e0 di vita\u201d.<\/p>\n

Cosa significa fare questo come religiosi? \u201cOltre alla cura degli ospiti, ci anima un altro obiettivo che forse \u00e8 l\u2019aspetto pi\u00f9 difficile: stimolare il territorio, l\u2019ambiente in cui siamo inseriti, cercare di fare cultura della carit\u00e0, che \u00e8 uno degli scopi del nostro essere nella chiesa e nel mondo\u201d.<\/p>\n

Pensando alla vostra casa, cosa vuol dire fare cultura della carit\u00e0? \u201cVuol dire far passare l\u2019idea che la qualit\u00e0 della vita non \u00e8 solo dare un letto e un piatto, ma si compone di mille interventi e persone che entrano nelle nostre strutture, per poter far vivere ai nostri \u2018figli\u2019 una vita degna di questo nome. E questo nella difficolt\u00e0 di far passare le emozioni, i sentimenti, gli sforzi – che a volte diventano fatica – di mantenere vive persone con importanti compromissioni neurologiche, a chi non lavora sul campo, ma ha il potere di disciplinare questa materia. Ancor pi\u00f9, cerchiamo di far comprendere che in questo terreno tutti si fa la propria parte, dai genitori alla persona che incontriamo per caso uscendo, e tutti devono sentirsi coinvolti\u201d.<\/p>\n

Chiedete un impegno gravoso\u2026\u201cLe energie da mettere in campo sono tante, sono di ogni giorno. E non ci si pu\u00f2 arrendere o fermarsi. Fermarsi pu\u00f2 significare perdere il lavoro di mesi e dover ricominciare. Tutti dobbiamo operare per il bene di questi \u2018figli\u2019, mettere insieme le nostre forze perch\u00e9 sempre pi\u00f9 possano godere una vita di qualit\u00e0 al nostro interno, e non siano mai guardati con diffidenza all\u2019esterno. Ci accorgiamo ogni giorno, che pur avendo ben operato in questi anni, ancora c\u2019\u00e8 tanto ancora da superare, perch\u00e9 la diversit\u00e0 dei disabili non generi paura e pietismo, ma accoglienza e sostegno\u201d.<\/p>\n

I Guanelliani in Umbria dalle origini…<\/p>\n

Tutto \u00e8 iniziato nel 1946 quando Antonio Sereni e consorte contattarono a Roma i preti dell\u2019Opera don Guanella, che – possiamo ben dire – erano una potenza in fatto di \u201cscemi\u201d e \u201cdeficienti\u201d. Offrirono a questi una grande propriet\u00e0, con al centro la loro villa estiva in localit\u00e0 Sant\u2019Elena di Marsciano. Nel 1949 parte l\u2019attivit\u00e0 che accolse i \u201cbuoni figli\u201d \u2013 cos\u00ec don Guanella chiama i disabili \u2013 delle famiglie che lavoravano i terreni dei Sereni e dai paesi limitrofi. Velocemente la struttura diventa inadeguata ad accogliere le persone che aumentano di numero, e nel \u201956 i Guanelliani decidono di realizzare una struttura vicino alla citt\u00e0, che diventer\u00e0 il Centro Sereni a Montebello, inaugurato il 21 giugno 1959.<\/p>\n

Nella nuova struttura furono trasferiti gli assistiti pi\u00f9 giovani di Sant\u2019Elena (circa 60 persone) e inseriti in scuole speciali, e l\u00ec restarono quelli non pi\u00f9 scolarizzabili. Nonostante ci\u00f2, si not\u00f2 ancora la difficolt\u00e0 di erogare un servizio valido a tipologie troppo varie di handicappati psichici e fisici. A quel tempo il personale era composto da religiosi e studenti universitari volontari \u2013 che ricevevano in cambio vitto e alloggio \u2013 che frequentavano il corso di Pedagogia o la scuola di Servizio sociale, a cui si aggiungeva un operatore che svolgeva attivit\u00e0 sportive. Per rendere il servizio efficace si pose il problema di una scelta di categorie di handicap, e l\u2019orientamento fu per l\u2019handicap psichico. Coloro che avevano un handicap fisico vennero trasferiti nell\u2019opera di Roma e in altre specifiche (1960-62).<\/p>\n

Negli anni 1960-70 furono accolte circa 130-150 persone che frequentavano la scuola speciale. Gi\u00e0 allora si cercava di non rompere i contatti con le famiglie di origine dove i ragazzi tornavano, e tornano anche oggi, per le festivit\u00e0 e le vacanze. Nel decennio 1968-78 si crearono gruppi di 5 o 6 ragazzi che potessero vivere in appartamenti, in cui autogestirsi, pur seguito da due operatori per quanto riguardava le faccende quotidiane (fare la spesa, le pulizie, cucinare, ecc.). Svolgevano un lavoro retribuito in laboratori in cui lavoravano normodotati, ma l\u2019esperienza ebbe vita breve anche per l\u2019impossibilit\u00e0 dei ragazzi di rispettare le esigenze di produzione.<\/p>\n

Con l\u2019abolizione delle \u201cscuole speciali\u201d e l\u2019inserimento dei disabili nelle scuole normali, si ebbe una riduzione drastica delle richieste di ammissione. Da 140, gli ospiti divennero 20-40, con handicap tanto gravi da non poter essere inseriti in classi normali. Allora si pass\u00f2 da un orientamento educativo-riabilitativo, verbale, teorico, ad uno concreto, fattuale, manipolativo, sviluppando al massimo il potenziale di ciascun ragazzo, seguito da maestre specializzate, istruttori di laboratori, logopedisti, fisioterapisti. L\u2019attivit\u00e0 si fonda su alcuni punti chiave, che possiamo riassumere nel favorire la progressiva autonomia dei ragazzi nelle attivit\u00e0 di tutti i giorni.<\/p>\n

Negli anni Novanta le due strutture risultano inadeguate a seguito delle nuove norme in materia di sicurezza e di abbattimento delle barriere architettoniche. Nel 1997 iniziarono i lavori di ristrutturazione, e a dicembre 2000 la struttura rinnovata poteva essere inaugurata riportando l\u2019attivit\u00e0 a ritmi normali dopo i tanti disagi sostenuti \u2013 senza che gli interventi riabilitativi si interrompessero \u2013 durante gli anni dei lavori. Contemporaneamente, si procede alla stesura del Progetto educativo riabilitativo, spinti dalla congregazione, nel quale sono evidenziati sia i principi che l\u2019Opera don Guanella persegue, sia l\u2019organizzazione per l\u2019attivit\u00e0 quotidiana.<\/p>\n

Nel novembre 2006, non avendo possibilit\u00e0 economiche per intervenire sulla struttura di Sant\u2019Elena, i Guanelliani sono costretti a trasferire i \u201cbuoni figli\u201d a Montebello, dove si giunge a 67 interni e circa 20 semiresidenziali. Negli anni \u00e8 progressivamente aumentato il numero degli operatori, che sono oltre 70 considerando i volontari del Servizio civile, tirocinanti di varia provenienza e il personale religioso che continua a dirigere e ad amministrare il Centro curandone anche la crescita spirituale. A questi vanno aggiunti le figure a contratto libero professionale.<\/p>\n

Tutto questo lavoro \u00e8 stato possibile, e continua a dare i suoi frutti, grazie a percorsi formativi continui di preparazione e approfondimento del personale. Infine, dal 2006 la struttura si \u00e8 munita di Certificato di qualit\u00e0 e tende ad una crescita e miglioramento continui per rispondere \u201ccon scienza e con cuore\u201d ai bisogni delle persone che socialmente sono considerate infelici.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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