{"id":8533,"date":"2010-06-18T00:00:00","date_gmt":"2010-06-17T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8533"},"modified":"2015-07-31T10:51:12","modified_gmt":"2015-07-31T08:51:12","slug":"settimanali-diocesani-a-rischio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/settimanali-diocesani-a-rischio\/","title":{"rendered":"Settimanali diocesani a rischio"},"content":{"rendered":"
Non si pu\u00f2 far finta di niente. Non si pu\u00f2 tacere. Da due mesi e mezzo, ormai, \u00e8 stato emanato il decreto che, da un giorno all\u2019altro, senza preavviso, ha eliminato le agevolazioni postali per i giornali, i periodici e i libri, comportando per La Voce costi di spedizione pi\u00f9 che raddoppiati. Da quel 1\u00b0 aprile in cui \u00e8 entrato in vigore il decreto si sono svolti alcuni incontri a Roma tra Poste italiane, Editori e Governo. Incontri che per\u00f2 non hanno prodotto il frutto sperato, e nessun accordo \u00e8 stato raggiunto. Per la verit\u00e0, il 27 aprile i rappresentanti delle Poste e di alcuni gruppi di periodici (tra cui i settimanali diocesani) avevano delineato i tratti di una possibile intesa che, rispetto alla situazione precedente, prevedeva un aumento delle tariffe di circa il 60 per cento in tre anni, a partire dal 2011. Accordo che per\u00f2 non si \u00e8 perfezionato perch\u00e9 le Poste hanno fatto presente di voler prima concludere la trattativa con la Fieg (la Federazione italiana editori e giornali) che rappresenta le testate alle quali va l\u201980 per cento di tutte le agevolazioni postali. Inoltre \u00e8 mancata anche la disponibilit\u00e0 del Governo a garantire almeno una parte dei fondi che finora hanno consentito di attivare le agevolazioni (rispetto ai quasi 300 milioni garantiti nel 2009, l\u2019ipotesi di accordo prevedeva che lo Stato mettesse sul piatto 50 milioni per il 2011, 38 nel 2012 e 28 nel 2013). Ma il Governo ha fatto sapere di non voler stanziare neppure un euro, e la trattativa \u00e8 saltata. Da allora il tavolo non \u00e8 pi\u00f9 stato convocato e, salvo il recupero di 30 milioni per le agevolazioni destinate a sostenere la spedizione di pubblicazioni degli enti non profit, nulla si \u00e8 pi\u00f9 mosso. Anzi, l\u2019apertura del dibattito sulla manovra correttiva dei conti pubblici ha portato l\u2019attenzione generale a concentrarsi su altre questioni. Di qui la necessit\u00e0 di riproporre con forza e chiarezza il problema, che certamente non pu\u00f2 essere lenito o \u201cdigerito\u201d col semplice trascorrere del tempo. Anzi! Le tariffe che sono ora in vigore stanno creando gravi difficolt\u00e0 a molti giornali, mettendo anche a rischio il loro futuro. La lievitazione dei costi \u00e8 di grande rilievo, e il suo peso si \u00e8 rivelato ancora pi\u00f9 schiacciante perch\u00e9 giunto improvviso e inaspettato, quando le campagne abbonamenti erano gi\u00e0 concluse, quando i bilanci di previsione erano gi\u00e0 approntati, senza che ci fosse modo per le aziende editoriali di mettere in atto alcuna strategia per assorbire il colpo. Un colpo che, se non interverr\u00e0 un accordo, far\u00e0 sentire la sua forza d\u2019urto anche sulle tasche degli abbonati, che cos\u00ec vedranno penalizzato il loro desiderio di essere informati e di accedere a un prezzo contenuto a un mezzo di comunicazione di cui hanno fiducia. \u00c8 necessario che la trattativa riparta subito, prima che l\u2019aumento dei costi produca le sue gravi conseguenze, non solo sull\u2019operativit\u00e0 dei giornali e sulla loro possibilit\u00e0 di giungere a destinazione, ma anche su tutto il mondo produttivo che a loro fa riferimento, dai giornalisti alle tipografie. Bisogna fare attenzione, infatti, che il risparmio sulle agevolazioni postali non si traduca poi in un costo sociale ed economico ben maggiore, oltre che nell\u2019impoverimento di un servizio fondamentale come \u00e8 quello dell\u2019informazione. Ci\u00f2 non significa che non ci si renda conto della necessit\u00e0 di collaborare al risanamento del bilancio pubblico anche tramite una razionalizzazione del sostegno garantito al settore dell\u2019editoria. Ma razionalizzazione, non un colpo di spugna indifferenziato, che grava su tutti allo stesso modo, senza riconoscere la diversit\u00e0 esistente tra tante aziende editrici e tra tanti giornali. Non \u00e8 lo stesso, infatti, che un giornale sia principalmente un veicolo pubblicitario o che invece sia voce di un territorio, specchio della sua realt\u00e0, occasione di dialogo e confronto. Non \u00e8 lo stesso che un giornale venga spedito in modo anonimo e indifferenziato nelle case, magari occasionalmente per sostenere qualche campagna promozionale, o che invece raggiunga fedelmente i suoi abbonati, persone che lo apprezzano, che lo aspettano, che si fanno anche sentire in redazione se non arriva puntuale. Tagli indifferenziati che non tengono conto delle diversit\u00e0 delle varie realt\u00e0 editoriali non hanno senso. Tanto meno se questi tagli sono totali, come \u00e8 ora. La trattativa deve riprendere, e se ci sar\u00e0 qualcuno che commenter\u00e0: \u201cAnche i settimanali diocesani, come tutti, non cercano altro che difendere i loro interessi\u201d, non sar\u00e0 difficile rispondere che i settimanali diocesani non sono aziende a fini di lucro, e che la loro vera natura, la ragione pi\u00f9 autentica che li ha fatti nascere e continua ad animarli, \u00e8 di sostenere il loro territorio e i suoi abitanti; perci\u00f2, penalizzare i settimanali \u00e8 penalizzare tutti i loro lettori. Anche per questo, e soprattutto per questo, la trattativa va ripresa subito e va portata avanti con la disponibilit\u00e0 di tutte le parti a fare qualche passo per raggiungere un punto d\u2019equilibrio che possa essere davvero sostenibile. \u00c8 anche una questione di rispetto della libert\u00e0 di informazione e del suo pluralismo, valori irrinunciabili e fondamentali per la societ\u00e0. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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