{"id":8519,"date":"2010-06-11T00:00:00","date_gmt":"2010-06-11T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8519"},"modified":"2010-06-11T00:00:00","modified_gmt":"2010-06-11T00:00:00","slug":"educazione-e-fede-un-incontro-auspicabile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/educazione-e-fede-un-incontro-auspicabile\/","title":{"rendered":"Educazione e fede: un incontro auspicabile"},"content":{"rendered":"

La fede \u00e8 una cosa seria, ma anche l\u2019educazione: ciascuna ha le sue regole e le sue dinamiche, che non si possono impunemente mescolare. Non sono la stessa cosa, n\u00e9 possono diventarlo; si possono per\u00f2 utilmente incontrare, a diversi livelli, sul comune terreno della persona e della comunit\u00e0 umana. Un primo spazio d\u2019incontro \u00e8 quello dell\u2019educatore; un credente, infatti, \u00e8 portatore di una visione che rimanda allo sguardo creatore di Dio. La persona che si ha di fronte \u00e8 prima di tutto un dono e una grazia: la sua personalit\u00e0, i suoi talenti, la sua storia, persino i suoi limiti\u2026 non possono essere ridotti a materiale grezzo o considerati tabula rasa. Nemmeno in nome di obiettivi utili socialmente o funzionali al sistema produttivo. Ogni vita infatti \u00e8 un unicum, portatrice di una ricchezza che esige di essere scoperta, fatta emergere, messa a disposizione di s\u00e9 e degli altri. Chi ha il dono della fede vive la relazione educativa con un realistico ottimismo, che sa del peccato e dell\u2019errore che segnano l\u2019esistenza dell\u2019uomo, ma che ha soprattutto presente come \u201canche nel giovane pi\u00f9 disgraziato c\u2019\u00e8 un punto accessibile al bene\u201d (don Bosco). Proprio su questo punto si cerca di far leva per tirare fuori il meglio da ciascuno. L\u2019educatore credente vive inoltre la reciprocit\u00e0 educativa non come una tassa da pagare, ma con la gioia di chi sa accogliere dai ragazzi e dai giovani le energie, i desideri, i sogni di felicit\u00e0 che Dio non cessa di seminare nei loro cuori. La giovinezza di spirito che spesso \u00e8 dato di osservare in educatori anche molto anziani \u00e8 il portato di questa interazione reale e profonda, arricchita dalla certezza dell\u2019opera di un Educatore invisibile, che parla ed agisce nel profondo dell\u2019anima di ogni ragazzo, suscitando a volte risposte inaspettate. Un secondo luogo di incontro \u00e8 quello dell\u2019educando. L\u2019orizzonte della fede, infatti, d\u00e0 al percorso di crescita una diversa e pi\u00f9 profonda capacit\u00e0 di aprirsi alla realt\u00e0. La consapevolezza \u2013 e ancor pi\u00f9 l\u2019esperienza \u2013 che la propria vita \u00e8 dotata di senso, poich\u00e9 \u00e8 stata voluta, \u00e8 amata ed \u00e8 chiamata ad uno specifico destino, sostengono il ragazzo ed il giovane nell\u2019affrontare le difficolt\u00e0 del proprio cammino e nell\u2019orientarlo a qualcosa per cui valga davvero la pena spendere le proprie energie. La dimensione vocazionale dell\u2019esistenza, che solo nella fede pu\u00f2 venire scoperta ed accolta, conferisce motivazioni e significati a tutta una serie di esperienze che altrimenti rischiano di essere fraintese, banalizzate o rifiutate. La vita smette di essere una \u201cpassione inutile\u201d per divenire avventura e progetto; non da consumare in fretta e senza pensare, ma da assumere con realismo e speranza. La relazione educativa, cos\u00ec decisiva per ogni individuo, acquista uno spessore ulteriore, perch\u00e9 mette in gioco la persona vivente di Cristo ed il suo popolo. Un terzo ambito di incontro \u00e8 \u2013 appunto – quello della comunit\u00e0. Ogni azione educativa accade, infatti, in un contesto relazionale pi\u00f9 ampio di quello interpersonale; entrano in gioco le dinamiche intergenerazionali e collettive, capaci di condizionare in modo pesante il percorso di crescita. La Chiesa \u00e8 una comunit\u00e0 umana peculiare, per la capacit\u00e0 di mettere insieme in modo creativo la fedelt\u00e0 al proprio passato (quella \u201cTradizione\u201d con la T maiuscola che rimanda a Ges\u00f9) e l\u2019apertura a ci\u00f2 che \u00e8 nuovo. Non si tratta dell\u2019abilit\u00e0 nel compromesso, ma della percezione della perenne novit\u00e0 dello Spirito e del suo darsi anche attraverso i piccoli. Dall\u2019esterno la comunit\u00e0 cristiana viene spesso dipinta come un\u2019istituzione chiusa e vecchia, ma chi frequenta \u2013 ad esempio \u2013 l\u2019oratorio si accorge che spesso \u00e8 uno dei pochi spazi di autentico protagonismo giovanile e di accoglienza incondizionata delle nuove generazioni. La relazione con la comunit\u00e0 adulta, anche se non sempre facile, \u00e8 mediamente assai pi\u00f9 feconda che in tanti altri ambienti, caratterizzati da un lassismo che isola i giovani e li condanna alla legge del branco, oppure segnati dalla subordinazione a regole del tutto funzionali al mondo adulto. Proprio nella Chiesa si creano situazioni intergenerazionali (la responsabilit\u00e0 verso i pi\u00f9 piccoli, la collaborazione con gli adulti, il contatto con gli anziani\u2026) che altrove sono scomparse; proprio nella Chiesa le nuove generazioni trovano la possibilit\u00e0 di proporsi non solo nei \u201cghetti\u201d giovanili, ma di fronte e insieme al mondo adulto, diventando spesso motore della vitalit\u00e0 di una parrocchia. Tre occasioni, dunque, di partnership tra educazione e fede, da riscoprire e potenziare in vista del prossimo decennio di cammino delle Chiese in Italia. A condizione di evitare cortocircuiti e nella convinzione \u2013 evangelicamente umile – che l\u2019educazione \u00e8 una sfida che nessuno pu\u00f2 vincere da solo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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