{"id":8517,"date":"2010-06-11T00:00:00","date_gmt":"2010-06-10T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8517"},"modified":"2015-06-09T12:14:43","modified_gmt":"2015-06-09T10:14:43","slug":"il-dialogo-dopo-padovese","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-dialogo-dopo-padovese\/","title":{"rendered":"Il dialogo dopo Padovese"},"content":{"rendered":"

C\u2019\u00e8 stato subito un coro quasi unanime nel dichiarare che l\u2019assassinio di mons. Luigi Padovese era stato compiuto da un soggetto disturbato mentalmente, in preda a depressione, e comunque che abbia commesso l\u2019orrendo delitto solo per suoi motivi o impulsi personali, senza intenzioni politiche o religiose di alcun genere. Il ricorso a spiegazioni di questo tipo s\u00e8 classico, in vicende tragiche che potrebbero mettere in discussione e squilibrare assetti e interessi politici. La paura delle reazioni e di conseguenze negative porta a delimitare il fatto entro la sfera individuale, magari della malattia mentale. Per quanto riguarda la Chiesa di Roma e la comunit\u00e0 cattolica locale, la delimitazione del tragico assassinio \u00e8 legata al desiderio di conservare grandi valori che si sono conquistati con innumerevoli sforzi e fatiche nel campo della pace, della riconciliazione tra i popoli, dell\u2019azzeramento delle antiche inimicizie tra cristiani e musulmani, della libert\u00e0 religiosa e del dialogo tra religioni e culture, in vista di un mondo dove maggioranze e minoranze vivano in contesti di integrazione, rispetto e concordia. Non possiamo non essere d\u2019accordo, per il bene di tutti e per non impedirci di guardare al futuro. Con l\u2019aumento delle notizie si viene a sapere che non di squilibrio mentale si tratta ma di sacrificio rituale a sfondo religioso, o di tutte due le motivazioni messe insieme. Saranno gli esperti a vagliare questo terreno. A noi sembra che si debba tenere conto dell\u2019oggettivit\u00e0 delle azioni e delle connessioni tra fatti e idee. Senza scomodare Hegel e la sua famosissima \u201castuzia della ragione\u201d si potrebbe dire che mai come in questo caso essa sarebbe in azione, avendo colpito nel momento pi\u00f9 significativo e politicamente efficace, secondo una logica di interesse di parte, la persona pi\u00f9 attiva e significativa, pi\u00f9 in vista, l\u2019uomo simbolo di una politica di dialogo con l\u2019islam e con il potere turco locale, ed insieme dell\u2019affermazione e rivendicazione dell\u2019identit\u00e0 cristiana e dei suoi santi luoghi, nel Paese dove il cristianesimo ha messo le sue prime radici. Sembra disegnata in filigrana un\u2019antica storia di riappropriazione e difesa dei luoghi santi. Mons. Padovese era protagonista di questa politica ecclesiastica di apertura, dialogo su un piano di legittimo riconoscimento dei diritti della comunit\u00e0 cristiana. Era lieto di accogliere i pellegrini, voleva aperta al culto la casa di Paolo a Tarso, aveva partecipato alla stesura dell\u2019Instrumentum laboris per il Sinodo delle Chiese cattoliche d\u2019Oriente per un risveglio del cristianesimo in Turchia, voleva proseguire il dialogo con l\u2019islam in modo franco e sincero. Un uomo di punta del cristianesimo in Medio Oriente, dinamico, gioioso, cordiale, intelligente e molto preparato nella cultura storica teologica. Ha insegnato patristica all\u2019Antonianum di Roma. In pi\u00f9, frate cappuccino che portava con s\u00e9 il fascino della leggenda francescana. Questo delitto disturba anche la politica di Ankara, che aspira ad entrare in Europa, ma risponde alle profonde pulsioni religiose di grandi masse musulmane che, per fede, ritengono la scomparsa del cristianesimo dalla faccia della terra un destino decretato dalla divina volont\u00e0. Il cristianesimo, infatti, secondo la fede musulmana, si invera nell\u2019islam, nel quale trova il suo esito e compimento. Abbiamo celebrato da poco la Pentecoste: molti cristiani non hanno neppure sospettato che, secondo la fede musulmana, il Paraclito promesso di Ges\u00f9 \u00e8 semplicemente Maometto. Quando nell\u2019intervista al Sir del 26 maggio scorso Padovese ha affermato di voler favorire lo sviluppo del cristianesimo in Turchia attraverso il Sinodo che si terr\u00e0 in ottobre, alla ragione oggettiva di cui sopra, astuta e nemica dell\u2019uomo, e alla coscienza collettiva di un certo modo di vivere la fede islamica, \u00e8 apparso come un nemico da abbattere. A questo punto al dialogo con l\u2019islam si va ad aggiungere una motivazione ulteriore a quelle finora riconosciute, segnate anche nella dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II, quella della necessit\u00e0. Se non siamo portati dall\u2019amore ad incontrare il fratello, anche quello che \u00e8 nell\u2019errore, siamo costretti a farlo per necessit\u00e0, perch\u00e9 non esiste un\u2019altra via in un modo globalizzato e con tutte le frontiere aperte. In una situazione diversa ma con qualche analogia vale quanto affermava santa Caterina da Siena a proposito della riforma della Chiesa alla fine del Trecento: \u201cQuello che non siete disposti a fare per amore, sarete costretti a farlo per necessit\u00e0\u201d. A questo punto per\u00f2 il dialogo sar\u00e0 una cosa molto seria e impegnativa, che non si limita ad un vago embrassons nous. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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