{"id":8431,"date":"2010-05-07T00:00:00","date_gmt":"2010-05-06T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8431"},"modified":"2015-08-07T14:46:41","modified_gmt":"2015-08-07T12:46:41","slug":"non-spegnere-lo-spirito","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/non-spegnere-lo-spirito\/","title":{"rendered":"Non spegnere lo Spirito"},"content":{"rendered":"

Lo Spirito santo di Dio, cio\u00e8 l\u2019Amore innato che lega tra loro Padre e Figlio (mistero trinitario), \u00e8 il dono che Ges\u00f9 risorto fa alla sua Chiesa perch\u00e9 la guidi nelle vie non facili del discernimento, innanzitutto, e quindi dell\u2019imitazione di Cristo e del discepolato. \u00c8 stato necessario coinvolgere lo Spirito sin dalle origini in una decisione di fondamentale importanza per lo sviluppo della Chiesa nel mondo pagano: continuare nella tradizione ebraica della circoncisione dei bimbi maschi, che era non solo una consacrazione all\u2019Eterno, ma una iniziativa identitaria dell\u2019ebraismo? O interromperla e sostituirla con il battesimo, che \u00e8 segno dell\u2019evento pasquale del Signore, e quindi di morte al peccato seppellendolo nell\u2019acqua, ed insieme segno di risurrezione e di rinascita dall\u2019acqua a vita nuova, la vita dei figli di Dio, fratelli di Cristo, membri della grande famiglia che \u00e8 la Chiesa? Gli apostoli, ritrovatisi insieme per una riunione a Gerusalemme, che a buon diritto pu\u00f2 essere considerata il primo Concilio della Chiesa, decisero, \u201clo Spirito santo e noi\u201d, la linea pastorale da seguire, cercando di comporre le differenze in un unico criterio operativo: cosa che avvenne con la formula di composizione adottata.<\/p>\n

Dall\u2019esperienza fatta Paolo trasse motivo, scrivendo alla comunit\u00e0 cristiana di Tessalonica, per chiedere di \u201cnon spegnere lo Spirito\u201d (1 Tes<\/em> 5,19), invitandola anzi a \u201cnon disprezzare le profezie\u201d, e cio\u00e8 le valutazioni del presente fatte da persone carismatiche, ed anzi a \u201cvagliare ogni cosa e a tenere ci\u00f2 che \u00e8 buono\u201d. Paolo quindi non teme tanto l\u2019innovazione, quanto la divisione, lo scisma, la rottura. Ogni manifestazione dello Spirito va innanzitutto vagliata con il metro della carit\u00e0 e va accolta con simpatia. Un comportamento del genere vale moltissimo anche oggi, tempo di innovazioni nella Chiesa (penso alle esigenze di una nuova evangelizzazione, ai ministeri laicali, alle unit\u00e0 e zone pastorali, ai movimenti ecclesiali che continuano ad essere censurati, alle nuove forme di volontariato caritativo ecc). La Chiesa non \u00e8 una mummia del I secolo d.C., ma un organismo vivo che si evolve e si sviluppa. Anzi nella sua pienezza escatologica, di cui parla la lettura dell\u2019Apocalisse, si rivela come un dono \u201cche scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio che la illumina\u201d; e Cristo, l\u2019agnello pasquale immolato e risorto, \u00e8 la sua unica lampada.<\/p>\n

Una realt\u00e0, quindi, che nasce come ricerca di fede e si sviluppa e si rivela come dono: la famiglia di Dio, la Sposa di Cristo, la vera Nomadelfia, la Nomos<\/em>–adelph\u00f2s<\/em> dove l\u2019unica legge \u00e8 l\u2019amore. (Incidentalmente ricordo la fondazione omonima d\u2019un grande prete: don Zeno Saltini). Parlare della societ\u00e0 dell\u2019amore, e quindi della \u201ccivilt\u00e0 dell\u2019amore\u201d come diceva Paolo VI, non \u00e8 un romanticismo di maniera, ma \u00e8 la descrizione della intima natura della Chiesa e del suo fine ultimo. \u00c8 di questa civilt\u00e0 che il mondo ha bisogno. Questa nostra terra, dono anch\u2019essa di Dio, ha conosciuto tante civilt\u00e0 e tante culture, ma anche tante vergogne ignominiose: basti pensare ai genocidi del secolo scorso, il cosidetto secolo breve, ricco di scoperte scientifiche e di tecnologie strabilianti, eppure con una carestia d\u2019amore che stride orribilmente con il \u201cprogresso\u201d vantato.<\/p>\n

\u00c8 veramente tempo d\u2019una Nomadelfia diffusa, quella che i credenti in Cristo sono chiamati a realizzare in tutta la filiera delle sue varie sfaccettature. Una Nomadelfia che inizia gi\u00e0 nell\u2019esperienza terrena: \u201cSe uno mi ama e osserver\u00e0 la mia parola, il Padre mio lo amer\u00e0 e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui\u201d. Ogni credente sar\u00e0, gi\u00e0 su questa terra, citt\u00e0 di Dio, come dicevano i Padri della Chiesa: \u201cEgo<\/em>, Ecclesia<\/em>\u2026\u201d (Io, Chiesa). E nella Chiesa, quindi in ogni cristiano, si incontra Cristo: lo si vede nel comportamento, nella capacit\u00e0 di amare, di sorridere, di commuoversi, nella testimonianza serena della sua fede, nella pulizia morale della sua vita. E per loro c\u2019\u00e8 la pace, che non \u00e8 quella del mondo fatta per lo pi\u00f9 di vita godereccia e spensierata, ma quella che raggiunge il cuore e lo fa mite e umile come quella di Ges\u00f9. Per questo, \u201cnon abbiate paura!\u201d. \u00c8 con questo saluto che ci ha lasciato Giovanni Paolo II cinque anni or sono, quando ha concluso il suo calvario ed \u00e8 asceso al Padre.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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