{"id":8404,"date":"2010-04-30T00:00:00","date_gmt":"2010-04-30T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8404"},"modified":"2015-05-04T10:00:47","modified_gmt":"2015-05-04T08:00:47","slug":"primo-maggio-no-rassegnazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/primo-maggio-no-rassegnazione\/","title":{"rendered":"Primo Maggio No rassegnazione"},"content":{"rendered":"
La data di pubblicazione di questo numero de La Voce<\/em> ci porta diritti tra i lavoratori che celebrano il Primo maggio. Un tempo era tutto rosso, poi si \u00e8 sbiadito, poi ancora si \u00e8 ammutolito ed \u00e8 divenuto un\u2019 occasione per una gita fuori porta. A ben vedere in questo tempo di crisi nessuno ha grande voglia di celebrare la festa del lavoro. Non c\u2019\u00e8 proprio da stare allegri. Anche se ci saranno le bandiere e i canti a piazza San Giovanni a Roma, la vera celebrazione, si fa per dire, si svolger\u00e0 a Rosarno, dove, in questi giorni, sono stati individuati gli sfruttatori di quei lavoratori clandestini, pi\u00f9 di mille, che nel gennaio scorso si ribellarono per il disumano trattamento e furono espulsi dal paese. Nel numero precedente de La Voce<\/em> abbiamo scritto sul lavoro con le parole del vescovo Paglia, del sindacalista Buonanni, del sociologo De Rita, del sindacalista Ulderico Sbarra. Ma ognuno di noi pu\u00f2 raccontare storie personali o direttamente conosciute ascoltando giovani che bussano alla porta o pi\u00f9 di frequente inviano per e-mail i loro curricoli di vita, chiedendo un posto di lavoro anche precario. Decente, se possibile, comunque un lavoro per incominciare a sentirsi uomini e donne e non soltanto figli e figlie, dipendenti in tutto, ancora e sempre dai genitori.<\/p>\n La logica del mercato, purtroppo, non \u00e8 tenera, n\u00e9 facile: se non c\u2019\u00e8 domanda non c\u2019\u00e8 offerta, se non c\u2019\u00e8 consumo non c\u2019\u00e8 produzione, se non c\u2019\u00e8 guadagno non c\u2019\u00e8 spesa e cos\u00ec via, in un circolo vizioso che non si sa dove e come spezzare. Il mercato inoltre \u00e8 divenuto pi\u00f9 ampio, mondiale. E pensare che in Europa siamo ancora i pi\u00f9 ricchi e fortunati rispetto ai paesi della perenne miseria, dove la penuria del popolo \u00e8 lo stigma di quella civilt\u00e0. Un tempo c\u2019erano parole piene di fascino e fantasia: lavorare meno lavorare tutti. Belle e inutili. \u00c8 crollata anche la contrapposizione netta e generalizzata tra padroni e lavoratori. Recentemente alcuni imprenditori si sono suicidati per la disperazione di non poter far fronte agli impegni e dover mettere sul lastrico operai e famiglie. Lo Stato imprenditore non ha funzionato. Il capitalismo dei due terzi non funziona, oltre a essere per principio ingiusto. Nella competizione sociale si scatenano gli egoismi tra individui, tra categorie di lavoratori, tra chi lavora e chi \u00e8 disoccupato. Chi ha un lavoro se lo tiene stretto e, se pu\u00f2, ne cerca un altro, magari in nero.<\/p>\n I sistemi economici fanno acqua e le filosofie sociali e del lavoro sono allo sbando. E allora? L\u2019incertezza e lo smarrimento dominanti non devono condurre alla rassegnazione, ma stimolare le energie interiori presenti nella societ\u00e0 per scrollarsi di dosso la supina sottomissione al presunto determinismo economico, per una rivoluzione culturale che metta al centro il lavoro come espressione della persona. Il prossimo anno saranno 120 anni dalla Rerum novarum<\/em> (1891), l\u2019enciclica pensata in Umbria dal vescovo di Perugia divenuto Papa Leone XIII. Potrebbe esser una data che mette in moto la fantasia e la coscienza degli uomini liberi e onesti, per ridare speranza rimettere in moto il cammino del progresso sociale.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La data di pubblicazione di questo numero de La Voce ci porta diritti tra i lavoratori che celebrano il Primo maggio. Un tempo era tutto rosso, poi si \u00e8 sbiadito, poi ancora si \u00e8 ammutolito ed \u00e8 divenuto un\u2019 occasione per una gita fuori porta. 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