{"id":8396,"date":"2010-04-23T00:00:00","date_gmt":"2010-04-23T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8396"},"modified":"2010-04-23T00:00:00","modified_gmt":"2010-04-23T00:00:00","slug":"il-culto-di-santubaldo-dalle-origini-ai-giorni-nostri","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-culto-di-santubaldo-dalle-origini-ai-giorni-nostri\/","title":{"rendered":"Il culto di sant\u2019Ubaldo dalle origini ai giorni nostri"},"content":{"rendered":"

Il culto di sant\u2019Ubaldo \u00e8 stato approfondito in una ricerca degli studiosi Giuseppe Nardelli e Patrizia Biscarini, pubblicato nel Bollettino della Deputazione di storia patria per l\u2019Umbria. Si tratta di una monografia nella quale i due ricercatori hanno indagato inediti aspetti legati alla devozione dei Conti e Duchi di Urbino per il Patrono, oltre alle pratiche e modalit\u00e0 pi\u00f9 antiche con cui si chiedevano grazie, compresa quella di salire scalzi fino alla basilica del Santo. Nardelli e Biscarini hanno portato alla luce inediti documenti cinquecenteschi del Fondo Ducato d\u2019Urbino dell\u2019archivio di Firenze, con uno studio che si colloca tra l\u2019indagine sul culto e l\u2019analisi degli aspetti taumaturgici e terapeutico-medici. La devozione di recarsi alla sua tomba per implorare grazie \u00e8 iniziata subito dopo la morte. A potenziare e rilanciare in modo consistente la figura di sant\u2019Ubaldo, a partire dal 1511, hanno contribuito papa Giulio II (Della Rovere) e soprattutto le duchesse Elisabetta ed Eleonora Gonzaga, la prima vedova di Guidubaldo Montefeltro e la seconda moglie di Francesco Maria I Della Rovere. E proprio un documento relativo ad Eleonora Gonzaga testimonia che nel 1528 era usuale salire al monte scalzi; si tratta di una coppa in maiolica a lustro, uscita dalla bottega di mastro Giorgio Andreoli in cui per la prima volta viene raffigurata una visitatrice della tomba a piedi nudi. Gli autori analizzano gli interventi taumaturgici di Ubaldo, a partire dai primi che \u201cvanno posti \u2013 come scrive il Cenci – fra il 1155 ed il 1160\u201d, e gli altri numerosi miracoli riconducibili in un periodo successivo alla morte. Nel corso del 1600, in particolare il canonico lateranense e rettore del monastero, Carlo Olivieri, che non a caso \u00e8 esorcista ed autore di uno specifico testo di scongiuri e benedizioni specifiche, sembra voler sottolineare ed implementare gli interventi diretti agli ossessi, spiritati, ed in genere contro le possessioni diaboliche, portando a valorizzare il santuario come sede terapeutica e meta finale di un percorso che riporta la salute. \u00c8 possibile ricondurre gli interventi miracolosi in 24 raggruppamenti, che comprendono 186 casi in cui si \u00e8 manifestata la guarigione, con oltre quaranta diverse patologie, dagli \u201cspiritati\u201d agli incidenti legati al quotidiano, fino alle forme psichiatriche pi\u00f9 estreme della \u201cpazzia e frenesia\u201d, ma con una buona incidenza degli interventi in occasione di gravidanze, parto ed anche di sterilit\u00e0, in linea con la tradizione del pi\u00f9 famoso intervento sulla gravidanza della duchessa. I fedeli provengono dal Perugino, dal territorio umbro-marchigiano, ma persino da Montefiascone, Civitella d\u2019Abruzzo, Modena, Parma, Siena, Ravenna, Roma e Sutri di Roma, \u201cRegno di Napoli\u201d. Anche il capitolo sulle reliquie presenta elementi nuovi e sottolineature non del tutto indagate con approfondimenti anche \u201ctecnici\u201d. La gamma delle reliquie o della formulazione di un voto \u00e8 estremamente ampia: sono ben quindici i tipi, \u201cmirati\u201d spesso alla malattia per la quale si deve operare il miracolo. Vanno dal \u201cvotare\u201d la persona a Ubaldo alla promessa di \u201cvisitare il Corpo del Santo\u201d, ad utilizzare la reliquie del Velo e del \u201c Bombage\u201d, bere l\u2019 acqua della fonte di Vallingegno fatta sgorgare dal Santo per la madre affaticata e stanca, compiere unzioni con l\u2019olio aromatico benedetto \u201cinventato\u201d dallo stesso Olivieri, ma anche cingersi con la catena (traino) del carro tirato da due tori non domati utilizzato per la traslazione (11 settembre 1194) che si trovava nel chiostro (attualmente smarrito), adagiarsi o anche dormire nel letto del Santo che si trovava sotto l\u2019urna. E infine, salire scalzi alla basilica. Lo studio \u00e8 accompagnato da una esauriente bibliografia e da un\u2019appendice documentaria. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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