{"id":8316,"date":"2010-03-19T00:00:00","date_gmt":"2010-03-18T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8316"},"modified":"2015-08-03T16:57:24","modified_gmt":"2015-08-03T14:57:24","slug":"idee-e-proposte-per-lavorare-insieme","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/idee-e-proposte-per-lavorare-insieme\/","title":{"rendered":"Idee e proposte per lavorare insieme"},"content":{"rendered":"
La presente sintesi, che riporta alcuni degli interventi svolti durante il seminario di studio \u201cLa Chiesa umbra: oggi e domani\u201d, \u00e8 il frutto di una rielaborazione volta a riportare i contenuti essenziali di quanto esposto dai relatori. Non hanno la pretesa di essere esaustivi della ricchezza di quanto \u00e8 emerso dall\u2019incontro, quanto piuttosto di sottolineare gli aspetti che ci sono sembrati pi\u00f9 adatti a promuovere una riflessione. Con questo auspicio li proponiamo ai nostri lettori. Non \u00e8 escluso che si possano riportare nei prossimi numeri degli interventi di coloro che erano presenti e anche di chi, non avendo partecipato all\u2019incontro, volesse dire la sua sulle questioni che in questo \u201cspeciale\u201d sono trattate. L\u2019importanza, infatti, di quello che i vescovi umbri hanno proposto non \u00e8 finalizzato solo ad ottenere risposte meditate e proposte fattibili nella concreta azione pastorale unitaria della regione ecclesiastica umbra, quanto ancor pi\u00f9 di dinamizzare la comunit\u00e0 intera facendola esercitare nella riflessione facendola sentir coinvolta con le sorti della Chiesa e della societ\u00e0. Mettersi in gioco, sentire responsabilit\u00e0 e passione per la Chiesa, la sua unit\u00e0, la sua capacit\u00e0 di parlare agli uomini e alle donne di oggi, avere un peso specifico nella societ\u00e0 di essere riconosciuta come portatrice di speranza, tutto questo fa crescere le persone e l\u2019intera comunit\u00e0. Questo \u00e8 quanto direttamente o indirettamente vuole, realizzare l\u2019iniziativa svolta ad Assisi. Ha rotto il ghiaccio, come si dice, con un primo intervento Carlo Salciarini dell\u2019Azione cattolica di Gubbio, che ha ricordato la definizione di Chiesa come \u201cpopolo in cammino\u201d ed ha marcato la carenza di promozione del laicato, considerato come supplenza alla gerarchia. Quando si dice ai laici \u201cdatevi da fare perch\u00e9 mancano i preti, io mi sento offeso e umiliato\u201d. Ha detto anche di non condividere le messe riservate a qualche gruppo o movimento, perch\u00e9 rischiano di dividere il popolo di Dio. Un\u2019immediata risposta a Salciarini \u00e8 venuta da Stefano Ragnacci, della comunit\u00e0 Magnificat. Egli ha detto che i movimenti sono una realt\u00e0 ecclesiale che vale la pena di studiare e conoscere. Le parrocchie hanno il fiato corto e lui le conosce bene perch\u00e9 vi \u00e8 vissuto ed ha avuto anche uno zio sacerdote morto prematuramente. Perci\u00f2 non ha pregiudizi nei confronti delle parrocchie che per riprendere vitalit\u00e0 devono servirsi dell\u2019animazione dei movimenti stessi Su una linea simile si \u00e8 mosso l\u2019intervento di Giuseppe Capaccioni, responsabile Comunione e Liberazione, che ha iniziato il suo intervento citando Dostoevskij: \u201cUn uomo colto, un europeo dei nostri giorni pu\u00f2 credere, credere proprio, alla divinit\u00e0 del figlio di Dio, Ges\u00f9 Cristo?\u201d. E sottolinea la necessit\u00e0 di riscoprire le ragioni profonde dell\u2019adesione di ciascuno alla fede cristiana. Lo stupore e la coscienza di quanto il Mistero fa accadere in mezzo a noi \u00e8, prima di qualsiasi analisi o progetto, il punto di partenza per portare la speranza cristiana nel mondo. La Chiesa umbra \u00e8 ricca di tali testimoni, in tutti gli ambiti della societ\u00e0. In questa ottica appare fuorviante la contrapposizione che alcuni vorrebbero vedere tra movimenti e parrocchie: la Chiesa \u00e8 una, e raggiunge ciascuno attraverso i diversi carismi che lo Spirito suscita al suo interno. Bellissimo ed efficace \u00e8 stato l\u2019intervento del professore universitario di grande prestigio Pierluigi Grasselli il quale ha fermato efficacemente l\u2019attenzione sul bene comune, inteso in senso ampio. Il Bene comune \u00e8 un bene relazionale, alla realizzazione del quale tutti concorrono e dal quale tutti traggono beneficio. Tutti i principi della dottrina sociale cristiana convergono nella definizione del Bene comune. Ripensare il programmazione pastorale sotto questo aspetto pu\u00f2 essere risolutivo, sia sul versante della Chiesa che su quello della societ\u00e0 civile e aiuta a sciogliere quei nodi che talvolta sembrano troppo stretti. Mons. Franco Sgoluppi, vicario della diocesi di Citt\u00e0 di Castello, a sua volta si \u00e8 detto disposto a ritornare in campo nela dimensione della pastorale regionale, purch\u00e9 non sia… un \u201cfuoco di paglia\u201d (come ha suggerito, con humor, mons. Paglia). Ha indicato come prima esigenza quella di \u201critrovarci insieme a pensare\u201d. Ha ricordato a questo proposito ina lettera del Consiglio presbiterale regionale del 1999 in cui si proponeva di scambiarsi dei servizi pastorali secondo un principio di complementariet\u00e0 e di comunione. L\u2019intervento di don Luciano Avenati \u00e8 stato complesso e stimolante, difficile da sintetizzarsi. In poche parole possiamo dire che ha lamentato la poca aderenza al Concilio della Chiesa che si trova a vivere in Umbria. \u00c8 arrivato a dire che oggi nella mentalit\u00e0 del mondo ecclesiale regionale, e oltre, sembra che sia attuale e moderno ci\u00f2 che apparteneva all\u2019antica tradizione e sembra vecchio e invecchiato quanto definito dal Concilio Vaticano II. Ha avuto parole di difesa della parrocchia, che alcuni vorrebbero relegare tra le cose vecchie e sorpassate a favore dei movimenti, che secondo lui non possono avere il monopolio della pastorale. Ha fatto anche proposte operative molto concrete come l\u2019indicazione di uno o due centri diocesani spiritualit\u00e0 che siano di supporto alle parrocchie, sottolineando \u201cdiocesani\u201d. A questo proposito, saltando altri interventi, ci sembra giusto riportare quanto detto dal rettore del seminario regionale mons. Nazzareno Marconi, il quale ha difeso i movimenti affermando che devono essere considerati come gli ordini religiosi del medioevo che hanno portato vitalit\u00e0 e slancio nuovo alla Chiesa fino a i nostri giorni. \u201cPensate cosa sarebbe l\u2019Umbria senza i francescani!\u201d, ha detto, aggiungendo una sottolineatura del fatto che anche il mondo cambia e noi siamo preti e laici del secolo scorso. Mentre il mondo cambia sotto i nostri occhi, non abbiamo il diritto di scomunicarci a vicenda. I preti futuri vengono dai movimenti e saranno preti di questo secolo e non di quello trascorso. Un intervento suggestivo, secondo lo stile a lui proprio, \u00e8 stato quello di don Angelo Fanucci, l\u2019assiduo estensore della rubrica, ironicamente titolata \u201cAbat jour\u201d, che ha lamentato la diminuzione dei servizi sociali ed ha tenuto a fare la distinzione tra Chiesa e Regno di Dio. La Chiesa \u00e8 anticipazione, preparazione, del Regno. Ha poi messo in successione progressiva lo Stato assoluto, lo Stato democratico e infine lo Stato sociale. Non si \u00e8 capito bene cosa intendesse dire precisamente, ma l\u2019allusione ad un avvicinamento verso il regno che si realizza anche fuori della Chiesa nell\u2019apertura versoi poveri, sembra plausibile.Su questo terreno si \u00e8 mosso anche mons. Elio bromuri, quando ha citato Benedetto XVI che a sua volta aveva citato san Bonavetura, secondo il quale le chiese \u201cdeficiunt sed proficiunt\u201d, in conseguenza del seme che cresce e si sviluppa sia che tu vegli sia che tu dorma, come dice il Vangelo. Ci\u00f2 nonostante e qundi con la serenit\u00e0 che ci viene dalla fede possiamo mettere in campo tutte le nostre risorse di mente e di cuore per lavorare nella vigna del Signore. Nel suo intervento, Lucio Conti vice presidente della Azione cattolica di Terni, ha lamentato la tendenza a lavorare da soli mentre si deve prendere lo stile del lavorare insiemeUn intervento di grande spessore e passione \u00e8 stao fatto dall\u2019avvocato Nicola Mol\u00e8 che ha invitato a riflettere su quale comunit\u00e0 cristiana noi puntiamo l\u2019attenzione. Ha criticato forme sbrigative e superficiali di affrontare le cose di Dio e della Chiesa, asserendo che vi sono anche degli abbandoni silenziosi che dovrebbero far pensare. Rievocando esperienze passate di Azione cattolica in cui Mol\u00e8 \u00e8 stato protagonista per molti anni ha perorato la causa della formazione permanente del laicato perch\u00e9 possa inserirsi consapevolmente e responsabilmente nella vita della Chiesa. Non \u00e8 mancato il baldanzoso intervento del giovane che opera nella Chiesa e nella societ\u00e0 in prima persona e con idee precise, con pronta determinazione, persino entusiastica, di impegno. Non ha detto il suo nome, per tutti era il giovane. Si chiama Diego Catanossi ha 24 anni ed \u00e8 di Spoleto. Ha provocatoriamente fatto alcune domande e dato risposte fuori da schemi preconfezionati suscitando interesse nell\u2019assemblea. Ha detto che mancano i maestri, mancano i testimoni, basta con il passato, guardiamo al futuro ed ha finito con il dire che le utopie che sono il \u201cnon luogo\u201d possono dare senso ai \u201cluoghi\u201d volendo invitare al coraggio nell\u2019affrontare il futuro e nutrire la speranza nei giovani, che non vanno delusi. Sono intervenuti anche Antonio Nizzi e Vittorio Peri con significativi contributi che sono riportati in altra pagine del giornale. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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