{"id":8288,"date":"2010-03-05T00:00:00","date_gmt":"2010-03-04T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8288"},"modified":"2015-08-04T11:03:45","modified_gmt":"2015-08-04T09:03:45","slug":"l8-marzo-del-dizionario","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/l8-marzo-del-dizionario\/","title":{"rendered":"L\u20198 marzo del dizionario"},"content":{"rendered":"
Il Vocabolario avrebbe pi\u00f9 di qualcosa da farsi perdonare dalle donne. \u00c8 passato il tempo, oltre un secolo fa, quando il Vocabolario di Pietro Fanfani edizione 1905 dava per dottoressa la definizione: \u201cDonna addottorata; donna savia e dotta; donna saccente, donna che parla con una certa presunzione di ci\u00f2 che non sa e non intende. Far la dottoressa, vale sdottoreggiare\u201d. Fortunatamente molte cose sono cambiate. Zingarelli \u00e8 stato tra i primi. Garzanti \u00e8 il pi\u00f9 \u201caperto\u201d a questa piccola rivoluzione linguistica, estendendo al femminile parole – ad esempio camerlengo, vescovo – da altri dizionari ritenute ancora \u201cintoccabili\u201d. Ma tuttora resistono nelle pagine del Vocabolario definizioni ed espressioni improntate a una certa forma di sessismo a senso unico che, anche nella lingua, \u00e8 difficile a morire. Quando continuiamo a leggere, alla voce genere, definizioni di genere umano come \u201cl\u2019insieme degli uomini\u201d, viene spontaneo domandarsi: e le donne? Non fanno parte del genere umano? Lo stesso per umanit\u00e0. Zingarelli, bont\u00e0 sua, solo nella ristampa 2009 ha integrato le definizioni relative a queste due voci con l\u2019aggiunta delle donne, finalmente \u201cammesse\u201d – alla buon\u2019ora! – a far parte del genere umano e dell\u2019umanit\u00e0 insieme agli uomini. La colpa, ovviamente, non \u00e8 del Vocabolario. I vocabolari, finora, sono stati concepiti dagli uomini, intendendo per \u201cconcepimento\u201d quello originale, l\u2019idea di partenza, anche se poi – specialmente nell\u2019epoca attuale – molte sono le donne che \u201cfanno\u201d il Vocabolario. Per\u00f2, ecco, se qualche donna, tra le linguiste, e ce ne sono di veramente brave, prendesse il coraggio a due mani e si decidesse a concepire ex novo un Vocabolario della lingua italiana, forse chiss\u00e0, si farebbe un passo avanti nella \u201cpari opportunit\u00e0\u201d anche nei confronti della lingua, eliminando quella punta di sessismo che ancora serpeggia nei vocabolari. Senza contare che il Vocabolario concepito da una donna – non certamente solo per le donne ma per tutti – potrebbe essere una novit\u00e0 tale da costituire un successo editoriale. Nonostante le trasformazioni del costume e della societ\u00e0, c\u2019\u00e8 ancora resistenza da parte di molti ad accettare la declinazione al femminile di mansioni e professioni una volta esclusivo appannaggio degli uomini. Pi\u00f9 che una regola, si segue l\u2019impressione personale, a seconda che il femminile \u201csuoni\u201d bene o no: accettiamo tranquillamente professoressa, maestra, infermiera e cos\u00ec via. Ma il nostro orecchio ancora non \u00e8 abituato a soldata, sindaca, ingegnera, vescova (nel caso di Chiese protestanti), ministra. Parole pure \u201cautorizzate\u201d dai vocabolari. Gli equivoci, gli errori di concordanza nel discorso causati da questa ostinazione a privilegiare il maschile al corrispondente femminile, quando si parla di una donna, sono all\u2019ordine del giorno. Ricordiamo, uno per tutti, il \u201cministro turco\u201d (letteralmente cos\u00ec per chi ascoltava), che altri non era se non l\u2019italianissima Livia Turco, la quale appunto per evitare fraintendimenti con la Turchia desiderava essere chiamata ministra. Ma a chi lo andava a dire? Se anche le donne, molte volte, preferiscono il maschile al corrispondente femminile. Chiamate direttrice una donna che dirige un giornale, ed \u00e8 il caso che si offenda. L\u20198 marzo \u00e8 la festa della donna. Le donne hanno dovuto affrontare battaglie coraggiose per vedere riconosciuti alcuni loro diritti. Ma le battaglie si combattono anche sul fronte della lingua. Viva tutte le donne che hanno il \u201ccoraggio\u201d di chiamarsi e farsi chiamare ministre, deputate, avvocate, procuratrici e direttrici senza nascondersi e nascondere la propria identit\u00e0 dietro un sostantivo al maschile! L\u20198 marzo sar\u00e0 veramente la festa della donna anche quando \u201cministra\u201d sar\u00e0 accettato da tutti e non suoner\u00e0 strano per nessuno, uomini e donne. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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