{"id":8277,"date":"2010-03-05T00:00:00","date_gmt":"2010-03-04T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8277"},"modified":"2015-06-09T14:51:38","modified_gmt":"2015-06-09T12:51:38","slug":"lecumenismo-oggi-parla-ortodosso","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lecumenismo-oggi-parla-ortodosso\/","title":{"rendered":"L\u2019ecumenismo oggi parla \u201cortodosso\u201d"},"content":{"rendered":"
Le migrazioni offrono \u201cuna straordinaria e inedita opportunit\u00e0 all\u2019ecumenismo\u201d perch\u00e9 negli anni a venire i cattolici italiani saranno sempre pi\u00f9 chiamati ad \u201cesercitare l\u2019accoglienza, la fraternit\u00e0, quello che si chiama il \u2018dialogo della carit\u00e0\u2019\u201d. Con queste parole don Gino Battaglia, direttore dell\u2019Ufficio Cei per l\u2019ecumenismo e il dialogo spiega perch\u00e9 la Cei ha scelto quest\u2019anno di dedicare il convegno nazionale dei delegati diocesani al tema de \u201cL\u2019Ortodossia in Italia: nuove sfide pastorali, nuovi incontri spirituali\u201d. Il convegno si \u00e8 aperto il 1\u00b0 marzo ad Ancona con una relazione introduttiva del card. Dionigi Tettamanzi. \u201cL\u2019incremento della presenza degli ortodossi in Italia \u2013 dice don Battaglia \u2013 \u00e8 un fatto ormai evidente. I fedeli orientali non cattolici nel loro insieme costituiscono ormai la seconda comunit\u00e0 religiosa italiana. Questa rilevante presenza di cristiani, provenienti dai Paesi del Medio Oriente e soprattutto dall\u2019Est europeo, sta dunque cambiando la geografia religiosa dell\u2019Italia. Accanto alla tradizionale presenza del Patriarcato di Costantinopoli, sono sorte nel nostro Paese nuove parrocchie e anche diocesi ortodosse\u201d. Oltre ad essere una opportunit\u00e0 per il dialogo ecumenico nel nostro Paese, \u201cquesta nuova realt\u00e0 si traduce tuttavia in nuove domande che investono le diocesi e le parrocchie cattoliche. Le comunit\u00e0 orientali \u2013 dice il direttore dell\u2019Ufficio Cei \u2013 chiedono luoghi per incontrarsi e per celebrare la liturgia; i matrimoni misti si moltiplicano; si moltiplicano le occasioni di incontro e le possibilit\u00e0 di collaborazione; i singoli fedeli talvolta domandano assistenza spirituale, catechesi per i bambini, sacramenti. Non sempre infatti la presenza di ministri di culto orientali non cattolici \u00e8 in grado di soddisfare tutte le esigenze della crescente presenza di fedeli. Insomma, sempre meno l\u2019ecumenismo \u00e8 una questione per specialisti, ma una realt\u00e0 quotidiana. L\u2019Italia – conclude – torna a essere, in una maniera che magari non avevamo previsto, terra di incontri tra diverse tradizioni e culture cristiane. Dunque la presenza di fedeli orientali non cattolici \u00e8 un\u2019opportunit\u00e0 di arricchimento\u201d. Anche l\u2019arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, ha sottolineato che \u201cil panorama italiano, in passato caratterizzato sul piano religioso da sostanziale omogeneit\u00e0, \u00e8 oggi fortemente segnato dall\u2019incontro, non di rado carico di difficolt\u00e0 e di tensioni, tra diverse culture e religioni\u201d. Ha poi aggiunto che, \u201cin una simile situazione, noi cristiani siamo chiamati a offrire insieme una testimonianza unanime e concorde attraverso concrete opere di accoglienza nei confronti dei migranti, dei pi\u00f9 poveri e deboli\u201d. In questo contesto, \u201cl\u2019impegno ecumenico deve dunque trovare un posto tra le diverse forme in cui si dispiega l\u2019azione della Chiesa\u201d. \u00c8 necessario che \u201cle prospettive aperte dai dialoghi ecumenici possano diventare patrimonio di tutta la Chiesa\u201d investendo sulla \u201cformazione ecumenica di una nuova generazione di pastori e di fedeli che si preparano ad assumere responsabilit\u00e0 nella vita ecclesiale. Quando accogliamo tra noi questi cristiani – ha proseguito l\u2019Arcivescovo – dobbiamo farli sentire a proprio agio, e fare in modo che la comunit\u00e0 cattolica sappia rispettare e valorizzare la loro diversa e ricca tradizione spirituale\u201d. Da parte cattolica, ha spiegato Tettamanzi, \u201cla nostra sollecitudine pastorale dovr\u00e0 essere attenta ad aiutare le singole persone ortodosse a mantenere i contatti essenziali e sacramentali con i ministri e le comunit\u00e0 della propria Chiesa e, nello stesso tempo, a scoprire che al primo posto non c\u2019\u00e8 la propria tradizione confessionale, ma Ges\u00f9 Cristo, il cui Corpo indivisibile \u00e8 la sua Chiesa\u201d. Secondo mons. Vincenzo Paglia, arcivescovo di Terni-Narni-Amelia, il maggior punto di incontro del confronto ecumenico \u00e8 la Bibbia, che \u201c\u00e8 stata tradotta in 2.400 lingue, ma attende di essere tradotta in altre 4.500\u201d. Punto che \u00e8 stato al centro del Sinodo dei vescovi, al quale hanno partecipato per la prima volta rappresentanti protestanti e ortodossi. Presente al convegno di Ancona anche il vescovo Siluan, della diocesi ortodossa romena d\u2019Italia, che ha definito il rapporto tra cattolici e ortodossi \u201cintimo\u201d. \u201cLa Chiesa cattolica ha fatto tanto per noi \u2013 ha detto \u2013 offrendoci accoglienza e spazi\u201d. Gli ortodossi dell\u2019Est Europa, \u201cche sono sempre di pi\u00f9\u201d, non vogliono \u201cstare con le mani in mano: abbiamo organizzato strutture di assistenza e accoglienza nelle stazioni Termini e Tiburtina, allestito luoghi di incontro. E vogliamo fare conoscere di pi\u00f9 la nostra cultura e i nostri valori\u201d. Il convegno, che rientrava nelle iniziative di avvicinamento al Congresso eucaristico nazionale in programma ad Ancona nel 2011, \u00e8 proseguito fino al 3 marzo con altri incontri e una mostra di icone bizantine. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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