{"id":8255,"date":"2010-02-26T00:00:00","date_gmt":"2010-02-25T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8255"},"modified":"2015-07-21T12:04:32","modified_gmt":"2015-07-21T10:04:32","slug":"restauratori-in-subbuglio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/restauratori-in-subbuglio\/","title":{"rendered":"Restauratori in subbuglio"},"content":{"rendered":"

Le recenti normative emanate nei mesi scorsi dal ministero per i Beni culturali per la qualificazione dei restauratori e collaboratori restauratori dei beni culturali, hanno messo in subbuglio l\u2019intero comparto anche in Umbria. Una normativa attesa da dieci anni per mettere ordine in un settore dove sono tante le maestranze che operano, ma non sempre con le competenze e i titoli giusti. Il processo avviato con l\u2019art. 182 del Codice dei beni culturali e poi via via, attraverso vari atti legislativi, concluso nel marzo scorso con il D. M. 53\/2009, ha permesso al Ministero di dare il via all\u2019iter di qualificazione del settore riconoscendo le due qualifiche solo a coloro che ne fanno richiesta, purch\u00e9 in possesso dei necessari requisiti. Da qui la protesta della Cna di Perugia, insieme a quella nazionale, che nelle disposizioni contenute nel Decreto ha individuato dei limiti nell\u2019accesso all\u2019esame di idoneit\u00e0, lasciando indefiniti i sistemi di attestazione anche per coloro che non dovrebbero necessitare della prova per definire legittimamente la propria posizione professionale. Pu\u00f2 infatti accedere direttamente alla qualifica, senza fare l\u2019esame, solo chi \u00e8 in possesso di un diploma conseguito presso una delle tre scuole di restauro riconosciute, quali l\u2019Icr (Istituto centrale per il restauro) di Roma, l\u2019Opificio delle pietre dure di Firenze o la Scuola del mosaico di Ravenna, e dopo aver eseguito per almeno due anni attivit\u00e0 di restauro. Per chi non ha un diploma accreditato, gli anni di attivit\u00e0 si diversificano da otto a quattro (a seconda dei titoli) purch\u00e9 svolti entro il 2001, data di entrata in vigore del decreto. Rimangono per\u00f2 fuori i tanti giovani che si sono formati dopo quella data, frequentando scuole e lauree triennali (Conservazione beni culturali, Scienze delle tecnologie dei materiali) che, secondo quanto era stato prospettato, avrebbero dovuto poter accedere alla qualifica direttamente. \u201cSiamo fortemente preoccupati per il futuro di molte imprese che operano nel settore \u2013 afferma Francesco Vestrelli, responsabile dell\u2019Unione dell\u2019artigianato artistico e tradizionale di Cna Perugia. – Preoccupazioni che non riguardano solo il presente del sistema economico del restauro, costituito da tantissime piccole imprese ed operatori, ma anche il futuro di un\u2019attivit\u00e0 primaria nella storia e nella cultura della nostra regione. La nuova normativa – aggiunge – potrebbe rendere impossibile raggiungere la qualifica anche per chi opera da anni con competenza in questo settore. Molti operatori, pur avendo una lunga esperienza nel campo, potrebbero avere difficolt\u00e0 a recuperare le certificazioni necessarie a comprovare il lavoro fatto, o perch\u00e9 l\u2019impresa ha chiuso, o il titolare \u00e8 reticente a rilasciarla, e tanti altri casi. L\u2019unica speranza sono le Soprintendenze, ma la situazione \u00e8 sicuramente difficile. Ci troviamo di fronte ad un caso di legge retroattiva \u2013 sostiene – che, con la giustificazione di un riordino del settore, sta provocando un assurdo sconquasso nella realt\u00e0 lavorativa del settore. Centinaia sono i ricorsi al Tar del Lazio. Al momento, – conclude Vestrelli – dopo le pressioni fatte dalla categoria, l\u2019unico segnale di apertura da parte del Ministero \u00e8 la proroga dei termini di scadenza del bando di concorso, posticipata al 30 aprile, inizialmente prevista al 31 dicembre 2009\u201d. \u201cUn riordino della materia era atteso da anni \u2013 sostiene la soprintendente Vittoria Garibaldi \u2013 perch\u00e9 la situazione \u00e8 diversa da luogo a luogo, da regione a regione, e anche le professionalit\u00e0 sono diverse. La nostra regione \u00e8 una terra di eccellenze in questo campo, ma \u00e8 anche vero che ci sono stati dei restauri malfatti: non tutti i restauratori sono all\u2019altezza. Fare un po\u2019 di chiarezza era dunque necessario, ma la normativa doveva tener conto anche dell\u2019aggiornamento professionale che tanti giovani hanno fatto dopo essere usciti dai corsi regionali, o da corsi che non siano stati quelli dell\u2019Icr. La situazione \u00e8 certamente difficile, oltre che caotica: sono migliaia le richieste di certificazioni che abbiamo ricevuto. Abbiamo dovuto incaricare un archivista per fare le ricerche: ad ogni domanda deve essere allegato l\u2019elenco dei lavori fatti, con tutte le certificazioni comprovanti l\u2019attivit\u00e0 svolta, le autorizzazioni, i collaudi fatti. Poi, una volta spedita on-line al Ministero, torner\u00e0 da noi per l\u2019attestato di validit\u00e0 finale. Una situazione complicatissima. Non so come andr\u00e0 a finire\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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