{"id":814,"date":"2012-01-27T00:00:00","date_gmt":"2012-01-26T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=814"},"modified":"2015-08-07T10:42:25","modified_gmt":"2015-08-07T08:42:25","slug":"come-reagire-al-declino-delleconomia-3","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/come-reagire-al-declino-delleconomia-3\/","title":{"rendered":"Come reagire al declino dell\u2019economia"},"content":{"rendered":"
\u201cNon ci si pu\u00f2 arrendere all\u2019idea della inevitabilit\u00e0 del declino. Accendiamo la luce sui punti di forza dell\u2019Umbria\u201d. Quella della governatrice Catiuscia Marini \u00e8 stata quasi una reazione a ore di analisi e dati esposti in una sala dei Notari gremita in occasione della presentazione del rapporto economico e sociale 2010-2011 dell\u2019Aur, Agenzia Umbria ricerche, dal titolo L\u2019Umbria tra crisi e nuova globalizzazione: scenari, caratteri e tendenze. Dati tutti negativi: cresce la disoccupazione, che colpisce soprattuto donne e giovani, le aziende sono in difficolt\u00e0, \u00e8 sempre pi\u00f9 difficile e pi\u00f9 costoso avere prestiti dalle banche, le famiglie umbre stanno stringendo la cinghia ed i soldi non bastano pi\u00f9 per arrivare alla fine del mese. \u201cViviamo tempi difficilissimi, i pi\u00f9 difficili dal dopoguerra, ed il primo effetto di questa fase storica in cui l\u2019economia, la finanza, entrano prepotentemente nella nostra vita in modo cos\u00ec esplicito, come mai prima, \u00e8 la straordinaria incertezza\u201d ha detto il sindaco di Perugia e presidente dell\u2019Associazione umbra dei Comuni Wladimiro Boccali. Per il futuro, nelle oltre 600 pagine del voluminoso Rapporto – pieno di tabelle e grafici, compilato da ricercatori, economisti e docenti universitari – si delinenano vari scenari e strategie per superare una crisi che per tutti sar\u00e0 ancora lunga. \u201cL\u2019Umbria \u00e8 entrata, da tempo, in un processo di trasformazioni che impongono interrogativi sulla prospettiva ben pi\u00f9 complessi del passato\u201d ha detto il presidente dell\u2019Aur, Caudio Carnieri, aprendo i lavori, ma \u201cla crisi attuale \u00e8 anche una grande opportunit\u00e0\u201d. \u201cQuesto – per la presidente Marini – \u00e8 il tempo per maggiori politiche pubbliche che sappiano spingere verso un nuovo modello produttivo. Archiviamo l\u2019idea – ha detto – di un consumo che alimenta consumi. Serve un modello produttivo pi\u00f9 avanzato, e in grado di favorire la crescita soprattutto di aziende in grado di essere competitive sui mercati globali grazie alla ricerca ed alla innovazione\u201d. La Presidente si \u00e8 quindi soffermata su alcuni degli aspetti dell\u2019economia umbra che occorre migliorare, a partire dalla struttura del mercato del lavoro che, se negli anni scorsi \u00e8 cresciuta, lo ha fatto per\u00f2 favorendo una occupazione precaria che la crisi ha spazzato via, penalizzando cos\u00ec soprattutto giovani e donne. \u201c\u00c8 su questi segmenti del mercato del lavoro – ha detto – che dobbiamo ora intervenire, perch\u00e9 sono quelli che gli stessi economisti ci dicono essere quelli trainanti per la ripresa\u201d. Cos\u00ec come il sistema del credito deve saper superare la sua storica e cronica scarsa propensione al sostegno di attivit\u00e0 produttive innovative. \u201cInsomma, attori pubblici e privati, tutti insieme – ha concluso la Marini – dobbiamo cercare di trasformare quella \u2018mediet\u00e0 statica\u2019 del nostro sistema economico, che emerge dal rapporto dell\u2019Aur, in \u2018mediet\u00e0 dinamica\u2019, che sia oltretutto in grado anche di rafforzare la stessa coesione sociale che la crisi sta mettendo a rischio nella nostra regione e che deve invece tornare ad essere linfa vitale per il nostro sistema delle imprese, e quindi per la crescita di tutta l\u2019economia umbra\u201d. Il rapporto Aur in estrema sintesi\u201cLa visione dell\u2019Umbria nel contesto nazionale ed europeo in termini di competitivit\u00e0 ripropone la classica medianit\u00e0 entro la quale la nostra regione sembra ormai imprigionata\u201d. Per Elisabetta Tondini, dell\u2019Aur, \u201cl\u2019Umbria, che pu\u00f2 vantare i tassi di istruzione tra i pi\u00f9 elevati d\u2019Italia – che rimangono perlopi\u00f9 inutilizzati per una insufficiente domanda da parte delle imprese – appare minata da una medianit\u00e0, espressione di una condizione di modestia\u201d. \u201cIn una regione che vede ampliarsi il gap di produttivit\u00e0 rispetto alla media nazionale – scrive il prof. Sergio Sacchi dell\u2019Universit\u00e0 di Perugia – le piccole e medie aziende dell\u2019Umbria, con scarse capacit\u00e0 di investimento in risorse umane, tecnologia, marketing ed altri servizi innovativi, devono creare aggregazioni e reti per operare sui mercati internazionali\u201d. La politica e le associazioni di categoria devono promuovere e sostenere queste esperienze ancora troppo limitate. L\u2019Italia, e quindi anche l\u2019Umbria, \u201c\u00e8 un paese strutturalmente poco competitivo sulla frontiera dell\u2019high tech, della ricerca e della innovazione\u201d dice Luca Ferrucci, docente dell\u2019ateneo perugino. Le universit\u00e0 – sostiene – devono essere \u201cil locomotore\u201d e non il \u201cvagone di coda\u201d per uno sviluppo economico innovativo. \u201cBisogna fare decollare anche in Umbria – scrive Ferrucci – uno sciame di nuove imprese fatte da giovani ricercatori che operano in ambiti scientifici avanzati. Occore stimolare e supportare questa loro voglia di fare impresa con incubatori e servizi di consulenza, anche con la cooperazione delle associazioni di categoria e degli imprenditori\u201d. L\u2019economia umbra – rileva il prof. Loris Nadotti, docente universitario a Perugia – si caratterizza per un tessuto di piccole e medie imprese in molti casi a carattere familiare, per le quali \u00e8 sempre stato vitale il credito bancario, che in questo difficile momento \u00e8 diventato pi\u00f9 caro e pi\u00f9 difficile ad ottenere. Difficolt\u00e0 che possono essere alleviate da organismi collettivi di garanzia fidi come consorzi e cooperative, per i quali \u00e8 fondamentale il sostegno degli enti locali e delle associazioni di categoria\u201d. Sul fronte della ricerca e dell\u2019innovazione ci sono ritardi e contraddizioni. Nella pubblica amministrazione dell\u2019Umbria l\u2019informatizzazione \u00e8 sostanzialmente compiuta – sottolinea Mauro Casavecchia dell\u2019Aur – ma mancano le professionalit\u00e0, ci sono resistenze culturali e carenze organizzative per sfruttarla a pieno. Una situazione analoga c\u2019\u00e8 anche in molte aziende private con dotazioni tecnologiche di avanguardia, che per\u00f2 hanno una utilizzazione limitata. La crisi – osserva il sociologo Paolo Montesperelli dell\u2019Universit\u00e0 La Sapienza di Roma – \u00e8 talmente profonda che prossimamente assisteremo a cambiamenti significativi sia nella quantit\u00e0 che nella qualit\u00e0 dei consumi. \u201cIl consumismo \u00e8 consumato?\u201d si \u00e8 chiesto. \u201cSe anche non fossero proprio questi gli esiti delle tendenze in atto – secondo Montesperelli – certamente ci aspettano comunque profondi mutamenti\u201d. Uno \u00e8 gi\u00e0 avvenuto: il consumatore \u00e8 diventato pi\u00f9 competente negli acquisti, pi\u00f9 attento nelle sue scelte tra \u201cnecessario e superfluo\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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