{"id":8108,"date":"2009-12-23T00:00:00","date_gmt":"2009-12-22T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8108"},"modified":"2015-08-05T14:53:32","modified_gmt":"2015-08-05T12:53:32","slug":"giornata-della-pace-con-taglio-ecologico","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/giornata-della-pace-con-taglio-ecologico\/","title":{"rendered":"Giornata della pace con taglio ecologico"},"content":{"rendered":"
Il mutamento climatico viene indicato al primo posto tra le manifestazioni della grave crisi che viviamo. E poi la desertificazione, il degrado della aree agricole, l\u2019inquinamento idrico, la perdita di biodiversit\u00e0, il disboscamento selvaggio… Un testo bello ed importante, il messaggio per la Giornata mondiale della pace 2010: una ripresa e un rilancio di parecchi spunti gi\u00e0 presenti nella dottrina sociale della Chiesa – specie nella Caritas in veritate – ma con una forza e un\u2019incisivit\u00e0 tutte nuove. Un testo che medita il rapporto tra l\u2019uomo e l\u2019ambiente naturale alla luce \u201cdell\u2019opera creatrice del Padre e redentrice di Cristo\u201d (n. 14), per indicare un punto nodale per gli operatori di pace. Un testo per dire di una Chiesa che si sa responsabile per il creato e che alza la voce \u201cper difendere la terra, l\u2019aria e l\u2019acqua\u201d, come \u201cper proteggere l\u2019uomo contro la distruzione di se stesso\u201d (n. 12). Papa Benedetto XVI indica nella vocazione umana a coltivare e custodire la terra (Genesi 2,15) un elemento critico per la costruzione di una convivenza giusta e pacifica – secondo un\u2019intuizione che la dottrina sociale della Chiesa condivide con l\u2019intero movimento ecumenico. In essa si radica l\u2019invito a rinnovare e rafforzare l\u2019alleanza tra l\u2019uomo e la terra, ritrovando in essa il primo grande, fondante dono del Creatore all\u2019umanit\u00e0: rispetto ad essa l\u2019uomo ha certo un\u2019autorit\u00e0 conferitagli da Dio, ma profondamente intrecciata con la responsabilit\u00e0 che gli \u00e8 affidata. \u00c8 dalla mancata corrispondenza al mandato di Dio di un uomo, che si \u00e8 lasciato dominare dall\u2019egoismo, che nascono quei comportamenti sfruttatori che hanno determinato la crisi ecologica. Oggi c\u2019\u00e8 invece bisogno di una forte solidariet\u00e0 – all\u2019interno della generazione presente, come nei confronti di coloro che dopo di noi abiteranno questo pianeta: dobbiamo apprendere ad usare le risorse naturali evitando conseguenze negative per i viventi, \u201cumani e non umani, presenti e a venire\u201d (n. 8). Un testo teologicamente denso, dunque, che diviene anche appello forte al nostro tempo; mi pare, ad esempio, che esso interpelli con forza i responsabili delle nazioni presenti al vertice di Copenhagen (non nominato nel testo, ma pi\u00f9 volte nominato in questi giorni da Benedetto XVI), che stanno cercando accordi incisivi, per far fronte al mutamento climatico. Proprio quest\u2019ultimo, infatti, viene indicato al primo posto, al n. 4, tra le manifestazioni della grave crisi che viviamo; assieme vengono segnalate la desertificazione, il degrado della aree agricole, l\u2019inquinamento idrico, la perdita di biodiversit\u00e0, l\u2019aumento di eventi naturali estremi e il disboscamento… tutti fenomeni strettamente collegati con le dinamiche del clima. In questo contesto acquista una concretezza tutta particolare l\u2019insistito richiamo alla solidariet\u00e0 – intergenerazionale ed intragenerazionale – che attraversa il messaggio. Esso si articola in una particolare responsabilit\u00e0 dei Paesi industrializzati, che non esonera per\u00f2 dall\u2019impegno comune anche i meno sviluppati, specie gli emergenti. Sono proprio i temi su cui si dibatte in questi giorni a Copenhagen, nella pressante ricerca di un accordo che permetta di allontanare la minaccia che incombe sull\u2019umanit\u00e0, di un patto tra popoli e nazioni che aiuti a far pace con la terra. Ma la prospettiva del messaggio \u00e8 ampia: la crisi presente deve diventare occasione di discernimento e di nuova progettualit\u00e0, di revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, di profondo rinnovamento culturale. Occorre superare una cultura dell\u2019esonero, negligente nell\u2019\u201cesercitare un governo responsabile sull\u2019ambiente\u201d (n. 7). La coscienza ecologica che emerge nell\u2019umanit\u00e0 non va mortificata ma, al contrario, favorita, accompagnata, stimolata in vista di una maturazione pi\u00f9 alta, radicata anche nella contemplazione della bellezza della natura, per riscoprire il Dio che, \u201ctramite il creato, si prende cura di noi\u201d (n. 13). Essa deve giungere ad articolarsi in nuove modalit\u00e0 d\u2019uso delle risorse e dell\u2019energia che valorizzino i buoni frutti della ricerca scientifica, in politiche ambientali ambiziose, in un impegno internazionale di alto livello (nn. 9-10). Essa esige anche nuovi stili di vita, \u201caldil\u00e0 dei modelli di consumo e di produzione attualmente dominanti, spesso insostenibili dal punto di vista sociale, ambientale e financo economico\u201d (n. 11): occorre imparare a costruire una pace con la terra che si esprima in scelte personali, comunitarie, familiari e politiche, poich\u00e9 \u201ctutti siamo responsabili della protezione e della cura del creato\u201d (n. 11). Molti insomma i soggetti interpellati, in un appello alla responsabilit\u00e0 che viene ad intrecciarsi con la sussidiariet\u00e0, perch\u00e9 a tutti i livelli, secondo ci\u00f2 che compete ad ognuno, la custodia del creato divenga obiettivo etico e politico condiviso. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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