{"id":8055,"date":"2009-12-04T00:00:00","date_gmt":"2009-12-04T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8055"},"modified":"2015-06-16T16:27:13","modified_gmt":"2015-06-16T14:27:13","slug":"ogni-uomo-vedra-la-salvezza-di-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/ogni-uomo-vedra-la-salvezza-di-dio\/","title":{"rendered":"Ogni uomo vedr\u00e0 la salvezza di Dio"},"content":{"rendered":"

L\u2019attesa parte da lontano, sin dal giorno in cui Dio disse al primo uomo: \u201cAdamo, dove sei?\u201d (Gen<\/em> 3,2). Da quel giorno, che fu gi\u00e0 carico di promessa, s\u2019ebbe un incalzare di preannunzi profetici, sino a quel \u201cgermoglio di giustizia\u201d che ascoltammo domenica scorsa sulle labbra del profeta Geremia. Il germoglio \u00e8 una promessa di fiore o di albero fruttifero che genera speranza, \u00e8 promessa che provoca attesa e produce una fioritura che viene da tutti ammirata. Nel brano storico che abbiamo letto c\u2019\u00e8 il racconto d\u2019una migrazione forzata e dolorosissima: l\u2019esilio del popolo ebraico in Babilonia al tempo di Nabucodonosor; e l\u2019esilio suscita sempre speranza di ritorno in patria.<\/p>\n

Il profeta Baruc si fa portatore di questa sofferta attesa: incoraggia il popolo a dismettere i segni del lutto, e i deportati a rivestirsi dello \u201csplendore della gloria di Dio\u201d, anzi ad indossare \u201cil diadema di gloria dell\u2019Eterno\u201d, perch\u00e9 \u00e8 Dio stesso che prende le difese degli umiliati e degli oppressi e mander\u00e0 loro un liberatore. \u201cDio ricondurr\u00e0 Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui\u201d. \u00c8 un nuovo esodo di liberazione. \u00c8 su questa speranza del cuore, fondata sull\u2019esperienza gi\u00e0 vissuta della singolare e incredibile liberazione dalla schiavit\u00f9 in Egitto, che il popolo dei vinti fa leva per procedere anche questa volta \u201csicuro sotto la gloria di Dio\u201d, la sua shekin\u00e0, come fu nella traversata del Mar Rosso. Il Salmo responsoriale 125, il canto del ritorno in patria, d\u00e0 voce alla gioia collettiva.<\/p>\n

C\u2019\u00e8 per\u00f2 un cammino non meno faticoso, quello dal male al bene che deve sfociare nella conversione, e cio\u00e8 nel passaggio dal rifiuto di Dio all\u2019amore di Dio, spiegazione e fine ultimo del nostro esistere, vivere e morire. Anche il peccatore vive una sorta di esilio dalla potenza della luce di verit\u00e0, dal calore della bont\u00e0, dal coraggio della perseveranza: esilio non meno doloroso e avvilente di quello sociale e politico. Paolo, nella sua Lettera alla comunit\u00e0 cristiana di Filippi, ci offre con saggezza le coordinate di questo cammino di ritorno che deve mirare a \u201cdistinguere sempre il meglio\u201d. E il meglio \u00e8 sempre, per tutti, l\u2019imitazione di Cristo, l\u2019impegno a raggiungere la sua statura, ad essere \u201cricolmi di quei frutti di bont\u00e0 e di santit\u00e0, che si ottengono per mezzo di Ges\u00f9 Cristo\u201d (Fil<\/em> 1,22), aderendo a lui come l\u2019ostrica alla roccia.<\/p>\n

In ogni caso la liberazione che Dio ci offre \u00e8 per noi gi\u00e0 arrivata con la nascita e l\u2019opera storica di Ges\u00f9, ed \u00e8 qui entrata nella nostra storia personale e collettiva, come il minuzioso racconto dell\u2019evangelista Luca, da vero ufficiale dell\u2019anagrafe, sta l\u00ec a dimostrare. \u00c8 Ges\u00f9 il vero liberatore dell\u2019uomo dalle sue schiavit\u00f9 pi\u00f9 nascoste, dalle sue ferite pi\u00f9 vergognose, dalle sue paure pi\u00f9 segrete. \u00c8 Ges\u00f9 che rivela l\u2019uomo all\u2019uomo, coniugando libert\u00e0 con verit\u00e0 e amore, consentendogli di realizzarsi come uomo e come figlio di Dio. Possiamo per\u00f2 chiederci, magari suggestionati dalle cose prodigiose che l\u2019uomo \u00e8 oggi capace di realizzare, grazie agli sviluppi fino a ieri impensabili della scienza e della tecnica: ma c\u2019\u00e8 ancora bisogno di questo singolare liberatore e salvatore? La cronaca personale e collettiva dei tanti ingorghi fisici e spirituali, in cui finiscono spesso per affogare le pi\u00f9 belle intenzioni, sta l\u00ec a ricordarci molto realisticamente che siamo sognatori fragili e contraddittori, e soprattutto peccatori.<\/p>\n

Abbiamo bisogno di una liberazione plenaria che raggiunga tutto l\u2019uomo, nel suo pensare e nel suo operare. Abbiamo bisogno di una nuova evangelizzazione. La Chiesa, come Paolo VI ci ha insegnato, \u201cesiste per evangelizzare\u201d; e l\u2019evangelizzazione, \u00e8 il primo annuncio della salvezza a chi, per ragioni varie, non ne \u00e8 a conoscenza o ancora non crede. \u201cCristiani, infatti, non si nasce, ma – come diceva Tertulliano – si diventa\u201d. Per questo i Vescovi ci ripetono in maniera chiara: \u201cOggi \u00e8 necessaria una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, che sostenga la trasmissione della fede di generazione in generazione, che vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, testimoniando che anche oggi \u00e8 possibile, bello, buono e giusto vivere l\u2019esistenza umana conformemente al Vangelo e, nel nome del Vangelo, contribuire a rendere nuova l\u2019intera societ\u00e0\u201d .<\/p>\n

Giovanni Paolo II in pi\u00f9 interventi ha spiegato che la \u201cnuova evangelizzazione\u201d \u00e8 tale per fervore degli evangelizzatori, per linguaggi, per metodi, e ha chiamato a raccolta tutta la Chiesa, missionaria in ogni suo frammento e in ogni suo anelito, auspicando comunione ed integrazione fra tutte le forze disponibili. Papa Benedetto \u00e8 su questa stessa linea. Anche questo specifico impegno, che ogni Chiesa locale (parrocchia, unit\u00e0 pastorale) deve sentire come suo, consente di commemorare bene il Natale, e cio\u00e8 la venuta fra noi dell\u2019unico vero liberatore e salvatore di tutti, Ges\u00f9, vero Dio e vero uomo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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