{"id":8043,"date":"2009-11-27T00:00:00","date_gmt":"2009-11-26T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8043"},"modified":"2021-03-26T16:52:03","modified_gmt":"2021-03-26T14:52:03","slug":"georgia-la-chiesa-accanto-alla-gente","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/georgia-la-chiesa-accanto-alla-gente\/","title":{"rendered":"Georgia: la Chiesa accanto alla gente"},"content":{"rendered":"
\u201cCi vorrebbe un profeta, e anche buono, per capire il futuro della Georgia. Non sono per niente ottimista\u201d. In queste parole di padre Witold Szulczynski, direttore della Caritas Georgia, in visita a Spoleto nei giorni scorsi, riusciamo a cogliere il profondo dolore di un Paese martoriato da una recente guerra \u2013 era l\u2019agosto 2008, solo lo scorso anno, ma nessuno sembra pi\u00f9 ricordarsene -, il grido di aiuto di un angolo di mondo bellissimo dove la pace, la libert\u00e0, la giustizia e la dignit\u00e0 umana sembrano dei miraggi. La terra di san Claudio chiede alla comunit\u00e0 internazionale, che vorrebbe vedere la Georgia nell\u2019Unione europea, che il bene comune prevalga sugli interessi personali, che i diritti fondamentali dell\u2019uomo siano protetti e rispettati. \u00c8 l\u2019opera non rumorosa della Chiesa cattolica, in un Paese ortodosso, a ricordare alla gente la loro dignit\u00e0, a non far spegnere in loro la voglia di futuro, a garantirgli il minimo per sopravvivere. \u00c8 la Chiesa, mediante la Caritas, che lavora per una civilizzazione dell\u2019amore. Fino allo scoppio della guerra la frontiera tra la Georgia e l\u2019Ossezia del Sud si trovava in un determinato punto. Dopo il conflitto, i carri armati russi sono entrati nel territorio georgiano e arrivati fino alla citt\u00e0 di Gori. La gente che viveva tra il vecchio confine e Gori \u00e8 fuggita verso Tbilisi. Quando \u00e8 terminata la guerra, i russi si sono ritirati non al di l\u00e0 del vecchio confine, come sarebbe stato naturale, ma a met\u00e0 strada tra Gori e il vecchio confine. I villaggi che si trovano in questa area attualmente sono fuori dalla Georgia e non vi potranno tornare. La gente, per lo pi\u00f9 contadini, vive nei campi profughi, sradicata dalla propria terra, senza lavoro, con un aiuto del Governo di 9 euro al mese. La presenza della Chiesa ha salvato molte persone. \u201cNon vedo il futuro di questa gente: sono condannati a vivere da profughi per molti anni\u201d, afferma padre Witold. \u201cCome Caritas, da quindici mesi aiutiamo le vittime di questa guerra. La prima emergenza \u00e8 il cibo per i profughi: grazie all\u2019archidiocesi di Spoleto-Norcia, che ha inviato quest\u2019anno due container di alimenti, noi sfamiamo ogni giorno 1.800 persone. Abbiamo la mensa nel quartiere pi\u00f9 grande di Tbilisi, a Isani. Pensate che il nostro panificio, grazie alla farina di Spoleto, prepara ogni giorno 1.000 porzioni di pizza e pane. Come Caritas garantiamo alla gente anche un\u2019assistenza sanitaria: aiutiamo i profughi con i farmaci e con l\u2019assistenza psicologica e psichiatrica. Abbiamo anche iniziato il servizio a domicilio per gli anziani immobili (circa 250 persone). Stiamo per aprire un asilo ricavato in un vecchio rudere e stiamo costruendo un\u2019altra scuola materna a pochi chilometri dal nuovo confine con l\u2019Ossezia del Sud. Abbiamo tanti volontari, uno italiano, e tante figure professionali, sia nella capitale che a Gori, citt\u00e0 dove c\u2019era la guerra, dove c\u2019erano i carri armati russi. Abbiamo dottori, infermieri e cuochi professionali, coadiuvati da molti volontari. Grazie anche ai fondi raccolti a Spoleto, siamo riusciti a fare tanto, e continuiamo ogni giorno a farlo\u201d. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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