{"id":8031,"date":"2009-11-27T00:00:00","date_gmt":"2009-11-26T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=8031"},"modified":"2015-08-07T14:47:39","modified_gmt":"2015-08-07T12:47:39","slug":"cristiani-e-musulmani-imparino-dallafrica","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/cristiani-e-musulmani-imparino-dallafrica\/","title":{"rendered":"Cristiani e musulmani imparino dall\u2019Africa"},"content":{"rendered":"

Per i missionari in Africa, la sfida della convivenza fra cristiani e musulmani \u00e8 pane quotidiano. Per questo il mio vivo interesse a partecipare alla serata presso la sala comunale di Citt\u00e0 di Castello sul tema \u201cIl dialogo interreligioso fra cristiani e musulmani come dovere civico\u201d. L\u2019occasione era la celebrazione dell\u2019ottava Giornata nazionale del dialogo cristiano-islamico, che cronologicamente cadeva il 27 ottobre. Non era la solita conferenza, ma un incontro e una condivisione fra due comunit\u00e0: quella cristiana, soprattutto cattolica, e quella musulmana, prevalentemente magrebina. I cattolici avrebbero usufruito della presenza e contributo del vescovo Domenico Cancian, la seconda di Omar Camilletti del Centro culturale islamico situato presso la grande moschea dell\u2019Acqua Acetosa in Roma. La Caritas diocesana, l\u2019organizzazione ecclesiale pi\u00f9 coinvolta nelle iniziative concrete di solidariet\u00e0 fra le due comunit\u00e0, con il suo direttore don Paolino Trani, ha moderato la serata. \u00c8 bello vedere il Comune, la Chiesa, la comunit\u00e0 islamica incontrarsi per riflettere su come migliorare la convivenza e la collaborazione in una societ\u00e0 civile sempre pi\u00f9 pluralistica e diversificata. Con umilt\u00e0! Perch\u00e9, di fronte al nuovo evento della crescente presenza dei magrebini di religione musulmana nell\u2019Alta Valle Tevere, nessuno ha risposte prefabbricate. La sala era piena zeppa, con chiara maggioranza di magrebini, giustamente interessati a configurare sempre meglio la loro presenza e azione. Quindi anche una grande dimensione politica, sociale e giuridica, con problemi urgenti come il voto per chi ha una presenza pi\u00f9 che quinquennale corroborata da una valido lavoro. La cittadinanza implica doveri da parte di chi arriva ma anche diritti perch\u00e9 l\u2019integrazione possa diventare effettiva e appetibile. \u00c8 per questo che il terzo sponsor della serata era il Comune di Citt\u00e0 di Castello, rappresentato dall\u2019assessore ai problemi sociali, che ha messo a disposizione dell\u2019incontro la bellissima sala comunale. La convivenza pone sfide, sia a chi arriva sia a chi riceve. Ovviamente questi ultimi sono in posizione di forza, mentre chi arriva di debolezza. Sarebbe un peccato se i cittadini valtiberini pensassero che la sfida \u00e8 solo per chi arriva. Un cambiamento vero a livello di conoscenza, di liberazione dai pregiudizi, di adeguata organizzazione sociale e giuridica si impone per tutti. La fine dell\u2019esclusivismo religiosoRicordo quando al tempo di mons. Pagani negli anni \u201880 i primi magrebini arrivarono in zona. Ci fu grande attenzione e compassione! Prevaleva la logica del \u201cpoverini\u201d; si sfiorava il paternalismo. Non mi piaceva proprio! Proposi al Vescovo di organizzare un incontro con chi avesse esperienza per gestire il fatto nuovo con rispetto, ma anche con competenza e fermezza per non passare, come di fatto \u00e8 avvenuto, dal paternalismo al rifiuto. Le difficolt\u00e0 furono sottovalutate; ci furono esperienze negative su come, per esempio, gestire le case e gli appartamenti della diocesi in uso ai magrebini. Quelle incertezze iniziali lasciarono la bocca amara in non pochi, che restano ancora diffidenti, per non dire ostili. Eppure, come ha affermato il vescovo Cancian nel suo intervento, il Concilio Vaticano II dette un chiaro mandato 40 anni fa al popolo cristiano di assumere l\u2019iniziativa di configurare nuovi rapporti con le grandi religioni mondiali come islam, ebraismo, induismo, eccetera. Superando e correggendo l\u2019ostilit\u00e0 che caratterizzarono il secondo millennio che si apr\u00ec nel secolo XII con le crociate. I sette martiri monaci trappisti uccisi in Algeria il 21 maggio 1996 dagli integralisti islamici, lungamente citati dal Vescovo, sono il simbolo di un\u2019epoca nuova. L\u2019Algeria ha vissuto un colonialismo molto violento, molto pi\u00f9 che altrove, e non di rado capitanato da integralisti cattolici. Allora i musulmani furono le vittime. Con i trappisti anche i cristiani sono diventati vittime, come Ges\u00f9 sulla croce. Dopo 13 anni possiamo affermare che attraverso quel martirio la piccola comunit\u00e0 cristiana algerina ha acquistato una credibilit\u00e0 nuova. Il monastero di Tibihirine \u00e8 ora luogo sacro, meta di pellegrinaggio non solo per i cristiani ma anche per i musulmani, quella grande maggioranza che non si riconosce nel fondamentalismo. Pellegrinaggi organizzati assieme, cosa mai prima avvenuta. Quella morte violenta subita, non inflitta, ha aperto una nuova \u00e8ra caratterizzata dal pluralismo, che vede cristiani e musulmani pi\u00f9 vicini e complementari; pi\u00f9 disposti alla convivenza superando il pericolo dell\u2019aut-aut. \u00c8 un fatto nuovo, fragile come tutti gli inizi, ma che si sta affermando con decisione. Uno stile nuovo a cui anche in Italia e in Europa ci si deve educare. I Vescovi e le nazioni confinanti come Mali, Bourkina Faso, Senegal, al recente Sinodo sull\u2019Africa hanno sottolineato il crescente clima di collaborazione e solidariet\u00e0 nelle rispettive nazioni. Francesco Pierli<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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