{"id":7997,"date":"2009-11-13T00:00:00","date_gmt":"2009-11-13T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7997"},"modified":"2015-06-16T17:12:51","modified_gmt":"2015-06-16T15:12:51","slug":"il-discorso-sulle-cose-ultime","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-discorso-sulle-cose-ultime\/","title":{"rendered":"Il discorso sulle cose ultime"},"content":{"rendered":"
In prossimit\u00e0 della conclusione dell\u2019anno liturgico (siamo alla penultima domenica) la Chiesa ci invita a spingere lo sguardo agli eventi della fine della storia, sia quella personale, sia quella del mondo. E lo fa riproponendoci il discorso escatologico, appunto il discorso sulle cose ultime, tenuto da Ges\u00f9 a Gerusalemme pochi giorni prima della Pasqua. Il linguaggio che ascoltiamo non \u00e8 usuale per noi, ma era di facile comprensione per i contemporanei di Ges\u00f9, educati dei profeti alle immagini forti che egli usa. Lo spunto \u00e8 dato dalla predizione della Guerra giudaica, che porter\u00e0 alla distruzione di Gerusalemme e che Ges\u00f9 annuncia come un\u2019immensa \u201ctribolazione quale non vi \u00e8 mai stata dall\u2019inizio della creazione fino ad ora, e mai pi\u00f9 vi sar\u00e0\u201d. Ges\u00f9 aveva concluso il suo annuncio dicendo: \u201cFate attenzione! Io vi ho predetto tutto\u201d (Mc<\/em> 13,14-23).<\/p>\n Un intero popolo fu coinvolto e straziato orribilmente da quella immane tragedia. Ne abbiamo la cruda descrizione nell\u2019opera storica di Giuseppe Flavio che la visse in prima persona. Per gli ebrei, come Ges\u00f9 e i suoi ascoltatori, quella terribile sventura era l\u2019inizio e l\u2019immagine della fine del mondo. In quella occasione i cristiani, ammoniti da Ges\u00f9, fuggirono nella citt\u00e0 di Pella, \u201csui monti\u201d a oriente del Giordano. Senza soluzione di continuit\u00e0, Ges\u00f9 passa alla presentazione degli eventi ultimi della storia umana, che precedono e accompagnano la sua seconda venuta. I profeti annunciavano \u201cil giorno del Signore\u201d, cio\u00e8 il suo intervento salvifico a favore del suo popolo, con immagini a dimensione cosmica. Il Dio che ha creato il mondo non teme di mettere a soqquadro la sua creazione per salvare l\u2019uomo, che vale pi\u00f9 di tutte le altre creature del cielo e della terra.<\/p>\n Questo intendevano dire i profeti Isaia (13,10; 34,4), Gioele (2,10s), Sofonia (1,15), che inventarono le immagini che Ges\u00f9 ha preso in prestito da loro. Il Creatore ha mezzi e potere per cambiare il corso delle cose del mondo quando decide di intervenire. Pi\u00f9 che della fine del mondo, Ges\u00f9 parla di se stesso come Figlio dell\u2019uomo che verr\u00e0 sulle nubi del cielo a giudicare il mondo artificiale, ingiusto e disumano che gli uomini hanno costruito con le loro mani. Lo aveva predetto gi\u00e0 il profeta Daniele, che Ges\u00f9 cita: \u201cEcco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d\u2019uomo. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo serviranno; il suo potere \u00e8 un potere eterno che non finir\u00e0 mai e il suo regno non sar\u00e0 mai distrutto\u201d (Dn<\/em> 7,13s).<\/p>\n Di suo, Ges\u00f9 aggiunge che \u201cmander\u00e0 gli angeli e raduner\u00e0 i suoi eletti dai quattro venti, dall\u2019estremit\u00e0 della terra fino all\u2019estremit\u00e0 del cielo\u201d per stabilire con loro il regno eterno di Dio sul mondo. Pi\u00f9 che la fine del mondo, viene qui descritto il fine del mondo, la sua meta finale, il suo approdo definitivo progettati e voluti da Dio. La pagina del vangelo iniziata oggi, con un linguaggio all\u2019apparenza minaccioso e con la descrizione simbolica di fenomeni cosmici paurosi, si trasforma cos\u00ec in una promessa: il mondo non sar\u00e0 distrutto, ma cambiato dalla potenza salvifica di Cristo che, alla fine dei tempi fissati da Dio, render\u00e0 completa la sua opera di salvezza iniziata con l\u2019Incarnazione. Apparir\u00e0 allora un popolo nuovo di risorti, amati ed eletti da Dio, una societ\u00e0 armoniosa fondata sull\u2019amore e sulla gioia. Nella raccolta finale, gli angeli mietitori riporranno la messe nel granaio di Dio, separandola dalla zizzania (Mt<\/em> 13,30.43).<\/p>\n Tutto indica che sar\u00e0 un raccolto abbonante. Oggi Ges\u00f9 afferma che tutto questo non \u00e8 lontano da noi. Il tempo finale \u00e8 stato inaugurato da lui con l\u2019annuncio della vicinanza del Regno (1,15). Ora lo richiama con l\u2019immagine popolare della pianta del fico che in autunno entra in letargo e perde le foglie ad annunciare l\u2019inverno vicino, ma in primavera gonfia le sue gemme e i suoi piccoli frutti ad annunciare che l\u2019estate \u00e8 alle porte. Quell\u2019albero \u00e8 l\u2019orologio che segna il cambiamento di stagione, che per\u00f2 gi\u00e0 porta dentro di s\u00e9. Cos\u00ec \u00e8 il tempo di Ges\u00f9 e della Chiesa, un tempo turgido di vita che esploder\u00e0 nella bella stagione finale. In Oriente la primavera \u00e8 molto breve e lascia poco tempo per l\u2019attesa dell\u2019estate. Ges\u00f9 ci avverte che l\u2019irruzione del regno definitivo di Dio \u00e8 sempre vicina, anzi \u00e8 gi\u00e0 dentro la nostra storia, addirittura dentro di noi.<\/p>\n \u00c8 necessario saper riconoscere i segni dei tempi, specie negli eventi tragici che periodicamente si verificano e che sono come le doglie del parto in prossimit\u00e0 della nascita di una nuova vita. Il tempo della fine \u00e8 gi\u00e0 nei tempi difficili e minacciosi che viviamo, nella nostra esistenza precaria di emigranti in cerca di una patria stabile dove vivere sempre. Ges\u00f9 ha appena descritto la terribile fine di Gerusalemme e della nazione giudaica. Era per lui uno di quei segni che indicano il mutare rapido della storia, la provvisoriet\u00e0 di tutte le cose, la corsa del mondo verso la meta finale. Avvertiva i suoi contemporanei che le sue previsioni sulla fine della Citt\u00e0 santa si sarebbero verificate nello spazio della loro generazione: \u201cNon passer\u00e0 questa generazione prima che tutto questo avvenga\u201d. E puntualmente le cose accaddero nello spazio di quaranta anni, nell\u2019anno 70.<\/p>\n Quando diceva questo, Ges\u00f9 non era un catastrofista, non sognava la fine di tutte le cose in una grande conflagrazione cosmica. Avvertiva realisticamente che niente nel mondo \u00e8 stabile e duraturo, tutto cammina rapidamente verso il compimento, non verso la fine. Allora intendeva scardinare le false certezze di chi credeva Gerusalemme una citt\u00e0 eterna, garantita impunemente da Dio anche nelle sue malefatte, ma intendeva anche smantellare le false certezze di chi si crede immortale e pensa di vivere sempre giovane e di poter godere la vita senza limiti e senza regole morali. Avvertiva tutti noi a non attaccarci alle cose fugaci di questo mondo; ne rimarremmo delusi e ci ritroveremmo alla fine con un pugno di mosche in mano. Intendeva svegliarci dal sonno della nostra incoscienza, farci uscire dalla banalit\u00e0 del nostro vivere quotidiano insignificante e frivolo, e porci le grandi domande dell\u2019esistenza: chi sono? Perch\u00e9 vivo? Dove vado? Come devo utilizzare la mia vita e i miei beni? Che cosa vuole Dio da me? In una parola, vuole trasferire la nostra attenzione dalle cose penultime alle cose ultime della vita. Solo queste infatti danno senso vero all\u2019esistenza.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" In prossimit\u00e0 della conclusione dell\u2019anno liturgico (siamo alla penultima domenica) la Chiesa ci invita a spingere lo sguardo agli eventi della fine della storia, sia quella personale, sia quella del mondo. E lo fa riproponendoci il discorso escatologico, appunto il discorso sulle cose ultime, tenuto da Ges\u00f9 a Gerusalemme pochi giorni prima della Pasqua. 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