Si dice spesso che la nostra \u00e8 la civilt\u00e0 dell\u2019immagine, o meglio multimediale, ma Benedetto XVI aggiunge un elemento nuovo, apparentemente incongruo, e che invece d\u00e0 senso ai mille canali di comunicazione: il silenzio. \u00c8 proprio questo il tema che il Papa sottolinea nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si svolger\u00e0 il 20 maggio e avr\u00e0 per titolo \u201cSilenzio e Parola: cammino di evangelizzazione\u201d. \u201cL\u00e0 dove i messaggi e l\u2019informazione sono abbondanti – scrive Benedetto XVI – il silenzio diventa essenziale per discernere ci\u00f2 che \u00e8 importante da tutto ci\u00f2 che \u00e8 inutile o accessorio. Una profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti a prima vista slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi\u201d, per poi \u201ccondividere opinioni ponderate e pertinenti\u201d e dare vita ad un\u2019autentica conoscenza condivisa. Per questo \u201c\u00e8 necessario creare un ambiente propizio\u201d, a partire dalla consapevolezza che \u201cgran parte della dinamica attuale della comunicazione \u00e8 orientata da domande alla ricerca di risposte\u201d. Di qui l\u2019interesse del Papa per fenomeni quali internet e Twitter, perch\u00e9 \u201cnella essenzialit\u00e0 di brevi messaggi si possono esprimere pensieri profondi\u201d. In questo contesto, appunto, il silenzio \u201c\u00e8 prezioso per favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo, per riconoscere e focalizzare le domande veramente e importanti\u201d. I commentiNell\u2019attuale sistema dei media, il silenzio serve ad evitare il rischio di \u201cbanalizzare\u201d l\u2019informazione. \u00c8 questa la sfida che ci lancia il Papa: \u201cAndare al cuore stesso della comunicazione, che \u00e8 parlarsi nella verit\u00e0 e andare alla ricerca della verit\u00e0\u201d. Cos\u00ec mons. Claudio M. Celli, presidente del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, ha riassunto il Messaggio di Benedetto XVI. Un messaggio, ha sottolineato l\u2019esponente vaticano, che \u201cinvita tutta la Chiesa ad una profonda riflessione; non solo i comunicatori, ma tutti coloro che fanno parte della Chiesa. Nella nostra cultura \u2013 ha aggiunto \u2013 c\u2019\u00e8 il rischio di non ascoltare la domanda dell\u2019altro e di cercare di imporre risposte prefabbricate\u201d. L\u2019invito del Papa \u00e8 allora quello a \u201criscoprire un\u2019ecologia dei media\u201d, a partire da \u201cuna riflessione umana profonda sull\u2019improtanza del silenzio al cuore della comunicazione\u201d. Secondo Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno, \u201cil tema del silenzio in relazione al giornalismo pu\u00f2 essere valutato secondo un duplice significato. Dal punto di vista positivo, il silenzio \u00e8 l\u2019atteggiamento di ascolto e di attenzione che il giornalista deve avere nei confronti dei suoi interlocutori. Ascoltare per poter raccontare, e per poter contraddire con cognizione di causa, \u00e8 un dovere del buon giornalista\u201d. Senza per\u00f2 tacere l\u00e0 dove \u00e8 doveroso parlare, perch\u00e9 \u201cdal punto di vista negativo, il silenzio \u00e8 sinonimo di omissione o di reticenza\u201d. Dalla redazione di Civilt\u00e0 cattolica, il gesuita padre Francesco Occhetta, che \u00e8 anche consulente ecclesiastico dell\u2019Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), sottolinea: \u201cIl giornalismo \u00e8 chiamato a ritrovare la sua pi\u00f9 nobile missione, quella di dare voce a chi non l\u2019ha, perch\u00e9 la credibilit\u00e0 si fondi sull\u2019integrit\u00e0, l\u2019affidabilit\u00e0 e la coerenza del giornalista, che possono essere definite anche come forme di un\u2019alta forma di fedelt\u00e0 alla democrazia… Prima di parlare \u00e8 necessario ascoltare e ascoltarsi. Il Papa vuole richiamare questo: nella velocit\u00e0 delle parole dette e ricevute, quelle che entrano nel cuore per lasciare un segno nascono da una riflessione\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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