{"id":78636,"date":"2024-11-21T19:52:21","date_gmt":"2024-11-21T17:52:21","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lavoce.it\/?p=78636"},"modified":"2024-11-21T19:52:21","modified_gmt":"2024-11-21T17:52:21","slug":"la-vocazione-vivere-da-figli-di-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-vocazione-vivere-da-figli-di-dio\/","title":{"rendered":"La vocazione? Vivere da figli di Dio"},"content":{"rendered":"
Don Fabio Rosini<\/strong>, sacerdote e biblista della diocesi di Roma<\/strong>, \u00e8 l\u2019ideatore del celebre percorso catechetico sul Decalogo. Gi\u00e0 responsabile per le vocazioni e formatore in seminario, oggi \u00e8 il direttore dell\u2019ufficio diocesano di Pastorale universitaria.<\/strong><\/span> Invitato come relatore<\/strong> in occasione della Giornata regionale del clero umbro<\/strong>, ha concesso a<\/span> Cor Unum<\/em> questa intervista.<\/span><\/p>\n Rosini, lei ha scritto: \u201cNei seminari abbiamo formato eserciti di transustanziatori o di operatori sociali e gestori, ma non di padri nella fede\u201d, come pensa si possa risolvere questa problematica?<\/strong><\/p>\n “Nella logica del seminario, prevale una tendenza a voler riempire le caselle dell\u2019organigramma ecclesiale. Il problema \u00e8 avere preti e la fretta di riempire le postazioni nelle parrocchie, porta ad essere un po\u2019 superficiali su quello che stiamo producendo. Come si fa a diventare padri nella fede? Per prima cosa bisogna essere figli nella fede<\/strong>; la paternit\u00e0 nasce dalla figliolanza, non dimentichiamo le fasi del processo umano necessarie per ciascuno: figlio-fratello-sposo-padre. Un prete prima di essere padre deve essere figlio generato nella fede e non rastrellato dal disavanzo o dal fondo dei bacchettoni locali parrocchiali.<\/span> Abbiamo una pastorale vocazionale che cerca di catturare i ‘chierichetti mancati’, poi li mettiamo in seminario perch\u00e9 l\u2019importante \u00e8 che siano bravini esternamente, che non sporchino e che siano buonini. Invece bisogna avere gente che abbia avuto un\u2019esperienza di rigenerazione. Ricordiamo che il battesimo viene prima del presbiterato e molti dei problemi del presbiterato sono di carattere battesimale: i problemi di castit\u00e0, di obbedienza, di comunione sono problemi battesimali; infatti la preghiera di tanti preti crolla perch\u00e9 c\u2019\u00e8 un problema di relazione con il Padre e questo nasce dall\u2019intimit\u00e0 della verit\u00e0 battesimale”.<\/span><\/p>\n Come pensa possa essere rivisto l\u2019iter formativo nei seminari?<\/strong><\/p>\n “Ho scritto tempo fa un articolo per la rivista Vocazioni<\/em> della Conferenza episcopale italiana dove spiegavo la relazione fra<\/span> kerygma<\/em> e discernimento vocazionale: noi non dovremmo accogliere nei seminari persone che non hanno fatto un\u2019esperienza esplosiva di Dio; se non c\u2019\u00e8 la radice dell\u2019esperienza rigenerante su che cosa lavoriamo? Ricordo ancora mons. Pacomio, ex rettore del collegio Capranica, che diceva: ‘quando mi arriva un ragazzo normalmente<\/span> prima lo devo formare come uomo poi come cristiano e poi se ce la faccio, come prete. In genere si arriva alla fine del seminario che sto lavorando ancora sull\u2019essere cristiano e poi bisogna ordinarli perch\u00e9 i vescovi hanno fretta’. Questo vuol dire che per\u00f2 ci deve essere anche un\u2019iniziazione alla paternit\u00e0 nella Fede, come si fa? <\/span><\/p>\n Bisogna mettere i seminaristi accanto a sacerdoti che obiettivamente sappiano gestare e generare nella fede<\/strong>, non basta mandare in una parrocchia un ragazzo perch\u00e9 faccia semplicemente un\u2019esperienza di pastorale, bisogna metterlo nelle realt\u00e0 che funzionano veramente. Quando c\u2019\u00e8 qualcuno che sa formare alla fede, mettigli accanto un seminarista! Perch\u00e9 l\u2019apprendistato si fa nella bottega.<\/strong> Da che mondo \u00e8 mondo l\u2019apprendistato si fa accanto all\u2019artigiano.<\/span> Il fine della formazione deve essere l\u2019autonomia del ragazzo; autonomia intesa come capacit\u00e0 nel saper generare la fede nelle persone, ed \u00e8 per questo che poi si ordina sacerdote. Il problema \u00e8 questo, non \u00e8 che noi non abbiamo preti, non abbiamo cristiani!<\/span> La mia politica vocazionale \u00e8 stata quella di generare la fede in tanti giovani e poi Dio sceglieva fra di loro quelli che potevano entrare in seminario.<\/span> Il problema \u00e8 curare la fede!<\/strong> Ultimamente l\u2019abbiamo lasciata un po\u2019 alla devozione, al privato delle persone. Il problema \u00e8 fare esperienze di evangelizzazione seria<\/strong>. Si apprende ad evangelizzare andando nel pratico. Come si fa, ad esempio la sinodalit\u00e0? Facendola. \u00c8 pensando che si impara a pensare, \u00e8 lavorando che si impara a lavorare”.<\/span><\/p>\n I nostri coetanei manifestano una grande propensione al bene, pur non ritenendo la Fede una priorit\u00e0. Quale modalit\u00e0 di annuncio intravede per evitare di ridurre l\u2019esperienza del Vangelo ad un semplice stato emozionale?<\/strong><\/p>\n “I cuori dei giovani non possono essere toccati da cose piccole, bisogna proporre cose molto grandi. Noi abbiamo svalutato la pastorale giovanile <\/strong><\/span>facendola diventare intrattenimento per giovani.<\/strong> Ricordo che mia nipote, tornata da un evento della diocesi per preparare la Gmg di Lisbona, mi disse: ‘Puoi dire ai tuoi colleghi che noi ci divertiamo da soli e che non c\u2019\u00e8 bisogno che loro ci facciano da badanti? Parlateci di altro, di cose serie’. <\/span>In questi anni ho avuto una quantit\u00e0 spaventosa di giovani, ma perch\u00e9? Perch\u00e9 ho fatto sempre una proposta alta, radicale. Francesco d\u2019Assisi fu perseguitato all\u2019inizio perch\u00e9 tutti i giovani volevano stare con lui, ma come si fa a stare con un tipo che da ricco che era va a vivere con i lebbrosi? Stanno con lui perch\u00e9 quello che vedevano era bello. Era autentico! Ci sono tanti giovani, per esempio, che<\/span> partono per fare volontariato in Africa con iniziative aconfessionali, perch\u00e9 viene loro proposta una cosa alta. Bisogna proporre cose alte, esigenti, impegnative!<\/strong> Bisogna andare verso il grande Bene di cui abbiamo parlato, \u00e8 il Bene che converte.<\/span><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n Il<\/span> kerygma <\/em>non \u00e8 una formula da dire, \u00e8 una bellezza da far brillare, \u00e8 un riflesso da far splendere, \u00e8 un raggio di luce che arriva ed \u00e8 corrispondente al cuore dell\u2019uomo. Ci\u00f2 non deve essere una forzatura, non \u00e8 costringere l\u2019altro dentro uno schema etico-culturale, ma \u00e8 annunciare la bellezza che \u00e8 intrinseca alle persone, \u00e8 annunziare Cristo crocifisso come Colui che sa dare questa bellezza alle persone, che le sa far maturare fino alla pienezza della propria vocazione. Sento dire in alcuni posti che esistono due vocazioni: o diventi prete o ti consacri. Non \u00e8 cos\u00ec! Esiste una sola vocazione: vivere da figli di Dio!<\/strong> Nella vita si pu\u00f2 essere moglie, marito, padre, madre\u2026 ma se non ci sente figli di Dio\u2026 se non si ha la capacit\u00e0 di amare in quanto figli, \u00e8 inutile farlo. \u00c8 questo che dobbiamo annunciare: la vita dei figli”.<\/span><\/p>\n La Presbyterorum ordinis<\/em>, pone particolare attenzione alla dimensione fraterna della vita sacerdotale, tuttavia spesso viene trascurata. Perch\u00e9 ci si limita a vivere la comunione presbiterale solo di rado? Quali soluzioni il ministero potrebbe abbracciare per favorire la fraternit\u00e0?<\/strong><\/p>\n “Il problema \u00e8 che i ragazzi in seminario vengono formati per essere prime-donne, da cui scaturisce una logica individualista. La dimensione comunionale non \u00e8 una dimensione presbiterale ma cristiana. La comunione implica relazione, implica comunicazione. Bisogna curare tutto ci\u00f2 che riguarda il lavorare insieme, crescere insieme, dialogare e condividere la gioia, l\u2019allegria anche di vivere insieme le cose.<\/strong> Io penso che quando in seminario si \u00e8 stati compagni d\u2019anno si resta amici, ma c\u2019\u00e8 da sottolineare che l\u2019amicizia \u00e8 una dimensione che abbiamo curato un po\u2019 a casaccio.<\/span> L\u2019amicizia \u00e8 il pi\u00f9 alto livello di relazione che possiamo trovare nel Vangelo di Giovanni. L\u2019amico \u00e8 Lazzaro, per cui Ges\u00f9 si comporta da amico. Cio\u00e8 non va a salvarlo dalla malattia, ma lo tira fuori dal sepolcro. L\u2019amicizia \u00e8 parte del piano di Dio. Capiamo che l\u2019amicizia va curata non in maniera sentimentale, ma evangelica! Bisognerebbe tornare al concetto di amicizia di sant\u2019Agostino che su questo ha parlato molto\u201d.<\/span><\/p>\n Paolo, Pietropaolo e Mattia<\/strong><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Don Fabio Rosini, sacerdote e biblista della diocesi di Roma, \u00e8 l\u2019ideatore del celebre percorso catechetico sul Decalogo. Gi\u00e0 responsabile per le vocazioni e formatore in seminario, oggi \u00e8 il direttore dell\u2019ufficio diocesano di Pastorale universitaria. Invitato come relatore in occasione della Giornata regionale del clero umbro, ha concesso a Cor Unum questa intervista. 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