{"id":7840,"date":"2009-09-18T00:00:00","date_gmt":"2009-09-18T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7840"},"modified":"2015-06-17T10:40:02","modified_gmt":"2015-06-17T08:40:02","slug":"il-ribaltamento-della-mentalita-mondana","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-ribaltamento-della-mentalita-mondana\/","title":{"rendered":"Il ribaltamento della mentalit\u00e0 mondana"},"content":{"rendered":"
Dovettero suonare strani e incomprensibili ai discepoli di Ges\u00f9 i tre insegnamenti raccolti nel vangelo di oggi. Tradotti in soldoni essi suonano cos\u00ec: Ges\u00f9 va incontro a un destino certo di morte e di risurrezione, il pi\u00f9 grande deve farsi piccolo e servo, il servizio e l\u2019accoglienza cristiana \u00e8 riservata ai pi\u00f9 piccoli e ai pi\u00f9 poveri. Un insegnamento paradossale, inaccettabile da chi coltivava idee messianiche di grandezza e di successo. Per quel manipolo di galilei entusiasti al seguito di Ges\u00f9, il messia doveva essere un eroe nazionale, a capo della rivolta antimperialista, fondatore di un regno senza pari, sempre vittorioso contro i nemici. Ges\u00f9 aveva i mano un\u2019arma formidabile per questo scopo: la potenza dei suoi miracoli sbalorditivi. Egli invece prospettava per s\u00e9 un futuro di uccisione e di morte. \u00c8 vero che parlava anche di risurrezione, ma nessuno sapeva che cosa volesse dire una cosa cos\u00ec misteriosa.<\/p>\n
L\u2019unica reazione dei seguaci era quella di rinchiudersi in se stessi e far finta di non sentire, continuando a coltivare pensieri di grandezza. \u00c8 difficile per ognuno di noi rinunciare alla proprie idee e alle proprie convinzioni radicate in petto e ascoltare la parola sconvolgente di Dio che ci invita a cambiare modo di pensare di vivere. Proviamo ad ascoltare. Siamo in un momento di svolta nella vita di Ges\u00f9: egli ormai ha terminato il suo apostolato in Galilea e si sta avviando lentamente, anche se con continue deviazioni, verso Gerusalemme dove lo attende il suo destino finale. Per strada sta istruendo i suoi discepoli e li sta preparando agli eventi tragici che lo attendono. Dopo l\u2019esperienza luminosa del Tabor (9,2-8), egli attraversa la Galilea, ma non vuole che si sappia: \u00e8 finita la stagione delle grandi folle, delle prediche pubbliche, dei miracoli strabilianti. \u00c8 tempo di affrontare gli eventi decisivi della salvezza spirituale che \u00e8 venuto a portare con la sua morte e risurrezione. Questa \u00e8 la vera opera che il Padre gli ha affidato. Vuol farlo capire ai discepoli, ma \u00e8 opera ardua.<\/p>\n
Ges\u00f9 per\u00f2 non si scoraggia, non molla. Continua ad insegnare ai suoi seguaci cose difficile da accettare: \u201cIl Figlio dell\u2019uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma una volta ucciso, dopo tre giorni risorger\u00e0\u201d. Impermeabili a questo discorso, i discepoli nemmeno si domandano chi consegner\u00e0 Ges\u00f9 per essere ucciso. Se lo avessero chiesto, il maestro avrebbe risposto, sconvolgendoli ancora di pi\u00f9, che a consegnare il Cristo alla morte era proprio il Padre. Avrebbero detto, come noi: come pu\u00f2 un padre consegnare il figlio amatissimo alla morte? Un progetto cos\u00ec strano e fuori del comune, solo Dio poteva concepirlo e attuarlo. Il perch\u00e9 \u00e8 sepolto nel mistero di Dio, che lo ha attuato contro ogni aspettativa. Ges\u00f9 \u00e8 venuto a compiere quella volont\u00e0 paterna misteriosa e non si scosta di un millimetro da essa. \u00c8 il suo cibo, il suo compito, lo scopo ultimo della sua vita. L\u2019ha fatto capire anche a noi quando ci ha insegnato a dire \u201csia fatta la tua volont\u00e0\u201d, nella preghiera che ci ha suggerito.<\/p>\n
Lui stesso, nel Getsemani, si \u00e8 affidato a quella paterna volont\u00e0, dicendo con estrema sofferenza: \u201cAbb\u00e0<\/em>! (Padre!), tutto \u00e8 possibile a te; allontana da me questo calice! Per\u00f2 non ci\u00f2 che voglio io, ma ci\u00f2 che vuoi tu\u201d (Mc<\/em> 14,36). Poco dopo, nello svegliare gli apostoli addormentati, ripete ci\u00f2 che aveva annunciato in Galilea, specificando: \u201c\u00c8 venuta l\u2019ora: ecco, il Figlio dell\u2019uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori\u201d (14,41). Quei peccatori che lo catturano sono \u201ci capi dei sacerdoti, gli scribi\u201d, in un parola i membri del Sinedrio. Essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani (10,33). Ci rendiamo conto come una prospettiva di questo genere sia risultata incomprensibile ai discepoli. Essi evitano di chiedere spiegazioni e subito rimuovono quel discorso scomodo dal loro animo. Ne \u00e8 prova il fatto che i loro discorsi, lungo la via, seguono ben altro itinerario. Per portarli allo scoperto, Ges\u00f9, una volta giunto in casa di Pietro a Cafarnao, domanda di che cosa stessero parlando per strada. Colti in fallo, tacciono, perch\u00e9 stavano discutendo chi fosse il pi\u00f9 grande (pr\u00f2tos<\/em>).<\/p>\n Ges\u00f9 vede chiaro che hanno bisogno di una incisiva lezione di vita, perci\u00f2 siede alla maniera di un maestro e inizia pacatamente cos\u00ec: \u201cSe uno vuol essere il primo (pr\u00f2tos<\/em>), sia l\u2019ultimo (\u00e8schatos<\/em>) di tutti e il servitore (di\u00e0konos<\/em>) di tutti\u201d. Sono parole pronunciate con calma e serenit\u00e0, senza polemica, ma sono mannaie che si abbattono inesorabilmente sul nostro orgoglio e colpiscono senza piet\u00e0 i nervi scoperti della nostra sensibilit\u00e0. Come si fa a ridursi cos\u00ec, a vivere all\u2019ultimo posto e a farsi servitori di tutti? In una parola, come si fa perdere in questo modo? Ci sentiamo in sintonia con i discepoli, che rimasero allibiti e sconcertati davanti ad un discorso del genere. Eppure questa \u00e8 l\u2019unica strada possibile per un credente in Ges\u00f9 Cristo. Ora Ges\u00f9 indica in che direzione deve andare l\u2019umile servizio dei suoi seguaci. Egli combina insieme per la sua lezione gli strumenti pedagogici classici delle parole e dei gesti significativi: \u201cPreso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse: Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me\u201d. Voleva dire che ad avere bisogno di servizio soni i piccoli e i poveri della terra. Il cristiano, che si considera ultimo, deve sentirsi a suo agio con gli ultimi.<\/p>\n Con questo sketch cos\u00ec semplice e intuitivo, Ges\u00f9 ha stimolato la fantasia dei nostri uffici Caritas e dei nostri centri missionari, ma anche la creativit\u00e0 caritativa di noi tutti. Nascono da qui le opere di assistenza per i poveri e gli ultimi, che hanno sempre in prima fila i bambini, i soggetti pi\u00f9 deboli e vulnerabili. Sono nate da qui le adozioni a distanza di bambini e, ora, di intere famiglie povere. Il gesto affettuoso di Ges\u00f9, che abbraccia il bambino posto al centro della cerchia dei Dodici, \u00e8 tutto un programma e ha fatto scuola una volta per sempre. Al cristiano \u00e8 consentito servire solo con grande amore, con la massima sensibilit\u00e0 e delicatezza, sempre rispettoso della dignit\u00e0 di ogni persona che ha bisogno di accoglienza. Forse dovremmo cambiare qualcosa nella nostra vita.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Dovettero suonare strani e incomprensibili ai discepoli di Ges\u00f9 i tre insegnamenti raccolti nel vangelo di oggi. 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