{"id":7818,"date":"2009-09-11T00:00:00","date_gmt":"2009-09-11T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7818"},"modified":"2009-09-11T00:00:00","modified_gmt":"2009-09-11T00:00:00","slug":"quel-libretto","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/quel-libretto\/","title":{"rendered":"Quel \u201clibretto\u201d"},"content":{"rendered":"
1961, un libretto che si leggeva tutto d\u2019un fiato; era il mio primo contatto con la saggistica sociale. L\u2019analista sociale si propone di cogliere il profilo della societ\u00e0 come un corpo unico, che nel suo essere e nel suo operare non \u00e8 mai la somma algebrica dei suoi membri. Il \u201clibretto che si leggeva tutto d\u2019un fiato\u201d era Diario minimo di Umberto Eco, soprattutto nel capitolo intitolato \u201cFenomenologia di Mike Bongiorno\u201d. Mike \u00e8 morto marted\u00ec. Ne sono rimasto dispiaciuto anch\u2019io. Ho detto un Requiem per la sua anima.Ma \u00e8 giusto ricordarlo soprattutto nella sua valenza di sensore eccellente della nostra societ\u00e0 e della nostra cultura. Sul piano della personalit\u00e0, era ben povera cosa, a parte il garbo con cui sapeva rivolgersi a milioni di telespettatori: lo stesso garbo con il quale mio cugino al bar si rivolge ai tre amici che gli occorrono per buttare su una partita a tressette. Mike, una popolarit\u00e0 strepitosa. \u201cCome mai?\u201d. \u201cPer tre motivi\u201d, rispondeva Eco. Primo, perch\u00e9 Mike incarnava quell\u2019ideale di mediocrit\u00e0 che ognuno di noi si porta dentro. Era un idolo, s\u00ec, ma non lo faceva pesare, e la gente lo ripagava amandolo. Secondo, perch\u00e9 Mike aveva accantonato il superman e aveva optato per l\u2019every man. L\u2019Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. Per \u201cvivere bene\u201d non bisogna misurarsi con nessun modello \u201csuperiore\u201d. Mike ignorava l\u2019utopia, non immaginava che si potesse vivere proiettandosi verso un obiettivo irraggiungibile nella sua materialit\u00e0, ma tale da qualificare la vita di chi insiste in quell\u2019\u201carido sforzo\u201d. Terzo, perch\u00e9 Mike era un ignorante orgoglioso di esserlo, ma dotato di un sincera e primitiva ammirazione per quei suoi concorrenti che \u201csapevano di pi\u00f9\u201d. Che poi l\u2019oggetto del loro sapere fosse la Fenomenologia dello spirito di Hegel oppure l\u2019orario ferroviario, non faceva differenza: Mike, prototipo dell\u2019uomo medio, che rifiuta di imparare ma impegnerebbe tutto quello che possiede per far studiare il figlio. In buona sostanza, Mike: un modello ideale per imitare il quale nessuno doveva compiere il bench\u00e9 minimo sforzo, perch\u00e9 tutti, da sempre e per sempre, ci troviamo gi\u00e0 a quel livello. Frizzante, compiaciuto. Quando Eco scrive, si avverte sempre il pensiero sotteso allo scritto che cresce: \u201cMamma mia, quanto sono bravo!\u201d. Gi\u00e0, ma il saggio di Eco su Mike era la prima istantanea della nostra societ\u00e0 omologata. Guardate gi\u00f9 in fondo: s\u00ec intravedono Presidenti del Consiglio tutti uno uguale all\u2019altro, Calderoli e Falcone classificati \u201cservitori dello Stato\u201d a pari merito, Alba Parietti \u201cattrice\u201d al pari di Anna Magnani. E tutta la classe degli uomini di spettacolo, per secoli emarginati di diritto, promossa dai vari Bruno Vespa, in blocco, al ruolo di ma\u00eetres \u00e0 penser. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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