{"id":77992,"date":"2024-10-15T08:27:12","date_gmt":"2024-10-15T06:27:12","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lavoce.it\/?p=77992"},"modified":"2024-10-17T14:27:35","modified_gmt":"2024-10-17T12:27:35","slug":"don-claudio-regni-una-vita-una-vocazione-per-gli-altri","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/don-claudio-regni-una-vita-una-vocazione-per-gli-altri\/","title":{"rendered":"Don Claudio Regni, una vita, una vocazione \u201cper gli altri\u201d"},"content":{"rendered":"
Fugge dal piccolo seminario dei padri Barnabiti di Piaggia Colombata a Perugia, che non aveva ancora dieci anni, don Claudio Regni parroco a San Sisto per pi\u00f9 di mezzo secolo, conosciuto, stimato e benvoluto come il \u201cprete sociale\u201d in seguito \u201cil prete del cammino\u201d.<\/p>\n
Originario di Colombella dove riceve l\u2019ordinazione sacerdotale il 31 agosto 1969, don Claudio \u00e8 nato il 21 dicembre 1943. In paese la sua vocazione muove i primi passi.<\/p>\n
Ha sei anni quando una sera d\u2019agosto si mette a guardare il cielo restando, come racconta, \u00abinebriato dal fulgore delle stelle, dalla loro distanza\u2026, sentendo in me un desiderio profondo d\u2019infinito, di Cielo\u2026 Desiderio che passer\u00e0 nella quotidianit\u00e0 dei giorni con le amicizie della fanciullezza per poi concretizzarsi con una chiamata fatta attraverso la benemerita e mecenate del paese, Caterina Sereni Bonucci, che dona ai Barnabiti una villa con una chiesetta alla Piaggia Colombata per un piccolo seminario con l\u2019intento di accogliere anche un ragazzino di Colombella. Quello ero io ben voluto dalla signora Caterina, dalla brava maestra elementare Dina e dalla madre superiora della materna suor Anna, tre delle mie prime \u201cguide\u201d alla vocazione oltre alla mamma. Una chiamata che sarebbe dovuta maturare, per queste donne, nella \u201cpulizia\u201d e nella \u201cperfezione\u201d pi\u00f9 assoluta della mia vita. Questo, per\u00f2, mi avrebbe fatto diventare un emerito fariseo, tutto l\u2019opposto del Cristianesimo dove alla base, come ricorda il Papa, c\u2019\u00e8 la Misericordia.<\/p>\n
Ho vissuto una adolescenza non facile, perch\u00e9 combattuta tra l\u2019essere ed il non essere un \u201cpulito\u201d, uno tutto d\u2019un pezzo. Questo sentimento mi mander\u00e0 letteralmente in crisi nel momento in cui stavo per ricevere il diaconato, al punto di volermi togliere la vita. Mi salv\u00f2 l\u2019atto di fede vero che feci per la prima volta rivolgendomi a Dio con queste parole: Signore io so che sei mio Padre, non voglio pi\u00f9 lottare, mi arrendo, mi metto nelle tue mani, fai tu quello che desideri di me<\/em>. Mi sono abbandonato a Dio, fu un\u2019esperienza che mi ha segnato profondamente. Ma era solo l\u2019inizio di una conversione.<\/p>\n Dio mi aveva preso sul serio e in un momento di crisi mi fece incontrare il Cammino Neocatecumenale di Perugia, invitato a frequentare la \u201cCelebrazione della Parola\u201d dagli amici Maria Luisa e Giancarlo Pecetti. Compresi anche l\u2019importanza dei cammini di fede e dei Movimenti e per la comunit\u00e0 di San Sisto fu una grazia. Questa esperienza mi ha rinfocolato ridandomi carica e spazzando via la rigidit\u00e0 per far completamente posto alla misericordia, alla tenerezza, ad una relazione bella con tutti, perch\u00e9 l\u2019unica sorgente di vita \u00e8 l\u2019Amore di Dio\u00bb.<\/p>\n Don Claudio, la sua \u00e8 stata una chiamata al sacerdozio molto combattuta, che non ha esitato a confidarcela a 55 anni dalla sua ordinazione, ma ci dice il motivo della fuga dai Barnabiti?<\/strong><\/p>\n \u00abEro un fanciullo dal carattere molto indomito (anche se all\u2019esterno non appariva), non accondiscendente a influenze, ingiustizie, pressioni\u2026 di nessun genere e mi resi conto che quell\u2019ambiente non era fatto per me, ma non entriamo nei particolari di quella fuga\u2026 Da premettere che la mia famiglia era molto umile, ma il pap\u00e0, di sinistra e lontano dalla Chiesa, e la mamma, casalinga molto credente, non fecero mancare nulla ai loro quattro figli assecondandoli nelle loro scelte di vita.<\/p>\n Nel mio caso, dopo la fuga, si prodigarono affinch\u00e9 continuassi a coltivare l\u2019idea del seminario sempre pi\u00f9 supportata dal fascino che avevo per la luce in chiesa e l\u2019attrazione per i canti, le musiche e i riti liturgici. Soprattutto cresceva in me un sentimento di immenso amore a Ges\u00f9 e alla Madonna, nutrito dal desiderio (condiviso da mamma) di portare pap\u00e0 alla riscoperta di Dio. Nella mia chiamata influirono non poco i parroci don Giuseppe Berardi e don Gilberto Paparelli. Anche a San Sisto – nei miei anni di parroco – sette giovani hanno maturato la loro chiamata al sacerdozio\u00bb.<\/p>\n \u00c8 entrato in seminario a Perugia, ma poi ha proseguito gli studi a Bologna. Perch\u00e9?<\/strong><\/p>\n \u00abA dodici anni, grazie a don Gilberto, entrai al Seminario Minore Diocesano il cui rettore era mons. Carlo Urru, poi vescovo, che inizialmente aveva dei dubbi su di me dovuti alla fuga di due anni prima, ma si ricredette man mano che crescevo e maturavo. Quando lui e gli altri docenti (concretamente fu don Gino Vicarelli, parroco di Ponte Felcino e cappellano del lavoro alla \u201cSpagnoli\u201d) compresero la mia predisposizione al sociale, mi proposero di entrare nell\u2019Istituto \u201cOnarmo\u201d e proseguire gli studi nel Seminario Maggiore a Bologna.<\/p>\n Io non esitai a partire per il capoluogo emiliano dove ebbi modo di conoscere e frequentare don Giuseppe Dossetti, gi\u00e0 membro della Costituente, e il cardinale Giacomo Lercaro. Due figure che contribuirono non poco a farmi trovare la linfa della mia vocazione, rivolgendola soprattutto al mondo del lavoro.<\/p>\n Compresi che almeno il 70% degli uomini in et\u00e0 lavorativa non aveva a che fare con la Chiesa, come il mio pap\u00e0, chiedendomi il perch\u00e9 di questa lontananza. Nacque in me il desiderio di diventare una sorta di missionario per poter aiutare queste persone a rientrare nella Madre Chiesa del Concilio Vaticano II\u00bb.<\/p>\n Ci parla del suo arrivo nella comunit\u00e0 di San Sisto, dove poi \u00e8 diventato anche il \u201cparroco missionario dei lavoratori\u201d?<\/strong><\/p>\n \u00abEro un giovane prete di sinistra-sinistra, perch\u00e9, come pap\u00e0, mi preoccupavo del debole, del povero, dello scartato. Questa condizione di \u201camore al prossimo\u201d \u00e8 stata sempre dentro di me molto profonda e per cui mi sono interessato sin da subito al mondo del lavoro pi\u00f9 che ai giovani studenti, anche se sarebbe stato pi\u00f9 facile. Il mondo del lavoro sono i genitori e se si convertono loro, ho pensato, lo faranno anche i figli.<\/p>\n Rimango sempre stupito come Dio Padre mi abbia preceduto con fatti nel condurre la vita pastorale. \u00c8 stato Lui a darmi la soluzione di cosa avrei dovuto fare per trasformare la vita dei miei fratelli lavoratori. Gi\u00e0 nel 1965 – a Bologna con Dossetti a Monteveglio – venni a contatto con il \u201cpotere della Parola di Dio\u201d quando lui, tutti i sabati, intronizzava la Parola e la catechizzava di fronte ad una folla di giovani\u00bb.<\/p>\n \u2026 e ci fu l’incontro con il Cammino Neocatecumenale\u2026<\/strong><\/p>\n \u00abFu indimenticabile la partecipazione ad una \u201cCelebrazione della Parola\u201d del Cammino Neocatecumenale che mi fece dire davvero felice: \u201cQuesta \u00e8 la Chiesa che voglio\u201d.<\/p>\n E fu davvero un dono anche per San Sisto. Qui nacque quel \u201ctrittico pastorale\u201d \u201cformazione-comunione-missione\u201d che, partendo da una parola evangelizzata, conducendo le persone in un cammino di fede e di conversione, le matura alla statura adulta di Cristo. Forse ho contribuito a far crescere nella fede un popolo stando al suo interno e questo \u00e8 accaduto a San Sisto, quartiere periferico, complesso ed operaio per eccellenza. Tante volte sono stato davanti ai cancelli della Nestl\u00e9-Perugina per essere vicino, come Chiesa, alle maestranze.<\/p>\n L\u2019arcivescovo Ferdinando Lambruschini ci invi\u00f2 in tre a San Sisto per creare una comunit\u00e0 cristiana, don Sandro Passerini, don Alviero Buco ed io. Arrivammo il 17 ottobre 1969, quattro mesi dopo lo sbarco dell\u2019uomo sulla luna\u2026 San Sisto era la nostra piccola luna\u2026 Oggi, insieme all\u2019area industriale di Sant\u2019Andrea delle Fratte, all\u2019abitato di Lacugnano, all\u2019Ospedale Santa Maria della Misericordia con la Facolt\u00e0 di Medica, nel nostro territorio tra residenti (circa 15.000) e non, vi transitano ogni giorno 45mila persone.<\/p>\n La Chiesa con i suoi sacerdoti, diaconi e laici impegnati svolge una missione di prima linea e non solo attraverso le opere caritative (centro di ascolto ed emporio), e aggregative (oratorio Sentinelle del Mattino). Deve essere una Chiesa accogliente e lo \u00e8 grazie al complesso parrocchiale realizzato nel 2006, che evangelizzi, che annunci la Parola, che celebri l\u2019Eucaristia.<\/p>\n Costituimmo non solo gruppi di preghiera ma demmo vita a tre grandi processioni, Palme, Corpus Domini e della Beata Vergine, che riassumono la religiosit\u00e0 del nostro popolo\u00bb.<\/p>\n Oggi \u00e8 collaboratore del suo successore e fa vita comunitaria con altri sei sacerdoti. Cosa si sente di dire a quelli giovani e alla comunit\u00e0 parrocchiale?<\/strong><\/p>\n \u00abIo vivo con don Michael Tiritiello, don Stefano Bazzurri, don Lorenzo Marazzani, don Antonio De Paolis, don Andrea Papa e don Vittorio Bigini, parroco mio successore coadiuvato anche da tre diaconi, Valeriano Bibi, Moreno Fabbri e Simone Cicchi. Facciamo vita di comunit\u00e0, incarnando lo spirito dell\u2019Unit\u00e0 pastorale tanto a cuore anche al Vescovo Ivan.<\/p>\n Non concepisco di stare da solo proprio come fatto naturale e sono contento di avere con tutti loro delle buone relazioni. Non mancano i momenti dove io resto solo, ma \u00e8 una solitudine ricca, monacale per restare solo con Ges\u00f9. Lo ringrazio perch\u00e9, a causa dei miei occhi che si stanno spegnendo, mi permette di essere guidato. Voglio bene a tutti i preti, ma soprattutto ai giovani che sono capaci, seppur a volte fragili, perch\u00e9 sento che c\u2019\u00e8 amore in loro, desiderio di portare al bene tantissimi altri.<\/p>\n Con la comunit\u00e0 parrocchiale c\u2019\u00e8 sempre stato un bel rapporto, ma non so se continuer\u00e0 cos\u00ec come l\u2019ho ricevuta io. Sicuramente cambier\u00e0 il modo di essere cristiani nel mondo e credo che adesso la Chiesa debba tornare a quella immagine preziosa evangelica del \u201cvoi siete il sale della terra, il lievito e la luce\u201d. Piccole comunit\u00e0 all\u2019interno delle quali vivr\u00e0 Ges\u00f9 Cristo in una comunione profonda per poi unirsi tra di loro in tempi precisi per avere comunioni pi\u00f9 ampie aprendosi con tutti per il bene del mondo\u00bb.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Fugge dal piccolo seminario dei padri Barnabiti di Piaggia Colombata a Perugia, che non aveva ancora dieci anni, don Claudio Regni parroco a San Sisto per pi\u00f9 di mezzo secolo, conosciuto, stimato e benvoluto come il \u201cprete sociale\u201d in seguito \u201cil prete del cammino\u201d. 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