{"id":7787,"date":"2009-08-28T00:00:00","date_gmt":"2009-08-28T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7787"},"modified":"2015-06-17T10:51:07","modified_gmt":"2015-06-17T08:51:07","slug":"non-esistono-barriere-con-dio-se-non-quelle-che-ci-creiamo-noi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/non-esistono-barriere-con-dio-se-non-quelle-che-ci-creiamo-noi\/","title":{"rendered":"Non esistono barriere con Dio, se non quelle che ci creiamo noi"},"content":{"rendered":"

Il vangelo di oggi (Marco<\/em> 7,1-8.14-15.21-23)\u00a0ci presenta lo scontro tra la religiosit\u00e0 semplice e spontanea di Ges\u00f9 e la gretta e rigida mentalit\u00e0 di fede dei farisei e degli scribi. Questi avevano creato un clima religioso rigido, quasi irrespirabile, con precetti e pratiche innumerevoli ai quali sottostare. La maggior parte della gente comune non conosceva nemmeno i 613 precetti che le autorit\u00e0 religiose obbligavano ad osservare, perch\u00e9, dicevano, sono come una siepe protettiva nei confronti dei dieci comandamenti di Dio. Ne risultava un puritanesimo opprimente che gravava sulla gente e la faceva sentire massa dannata. Ges\u00f9 aveva inaugurato una religiosit\u00e0 fatta di rapporti filiali e spontanei con Dio, non pi\u00f9 basata sui precetti da osservare in maniera servile. Aveva sfrondato la pratica religiosa di tutte le sovrastrutture artificiali create dagli uomini, riportandola alla sua originaria semplicit\u00e0 fatta di amore e di confidenza.<\/p>\n

I rapporti con Dio dovevano essere quelli spontanei di un figlio con il proprio padre. Per arrivare a Dio non ci sono ostacoli di sorta, come riti complicati, biglietti d’ingresso da pagare, carte bollate da compilare. La pratica religiosa non \u00e8 un’area protetta nella quale si entra mediante riti o formule magiche. L’unica chiave d’ingresso \u00e8 l’amore di Dio e del prossimo. Dio non vuole schiavi impauriti, ma figli affettuosi e sereni. Il brano che abbiamo letto ci riferisce una discussione nata da una circostanza concreta di vita: alcuni farisei, spiando il comportamento di Ges\u00f9 e dei discepoli, hanno notato che questi mangiano senza lavarsi prima le mani. Non si tratta per loro di un segno di poca educazione, o di una mancanza di regole igieniche, ma di violazione delle regole religiose. L’evangelista Marco, con una lunga parentesi, spiega ai suoi lettori romani gli usi giudaici che riguardano la purit\u00e0 legale. Egli dice che tutti i giudei praticanti non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani. Ci\u00f2 fa parte della loro tradizione religiosa trasmessa dagli antenati, e rientra nel complesso delle regole di purit\u00e0 che devono presiedere alla vita di ogni giorno.<\/p>\n

Queste regole compongono l’insieme della Halachah<\/em>, cio\u00e8 una specie di codice morale pratico che i rabbini insegnavano nelle scuole. Tutta la tradizione giuridica entr\u00f2 poi a far parte della Mishna<\/em> (La ripetizione), un’opera che tramanda le lezioni dei maggiori maestri del I e II secolo d.C. Le regole di purit\u00e0 religiosa avevano lo scopo di preservare lo spazio del sacro della vita e tenerlo separato dallo spazio profano. Il popolo di Dio era un popolo santo, separato dal resto degli uomini, doveva perci\u00f2 salvaguardare e coltivare questa santit\u00e0 che Dio gli aveva comunicato con la sua elezione. Ogni contatto con i pagani e con le loro cose rendeva un giudeo impuro, cio\u00e8 lo separava dal suo Dio e lo rendeva inadatto agli atti di culto. Egli contraeva una specie di infezione spirituale, che lo separava dal suo popolo e minacciava di contagiare per contatto chiunque avvicinava. Da qui la necessita di lavarsi con acqua limpida. Prima di mangiare bastava versarsi un pugnetto d’acqua sulle mani e sfregarle tra loro. In mancanza d’acqua bastava fare la mossa col pugno semichiuso. Era il colmo dell’ipocrisia. I farisei si lamentano con Ges\u00f9 per il comportamento indipendente dei discepoli perch\u00e9 il maestro era ritenuto responsabile del loro agire. Senza dire che lui stesso dava il cattivo empio proprio in questo, come racconta Luca (11,38).<\/p>\n

Alla critica, Ges\u00f9 risponde attaccando l’ipocrisia nascosta in certi atti esteriori religiosi fatti senza convinzione e senz’anima e cita a proposito un testo del profeta Isaia (29,13). Il profeta condanna l’atteggiamento esteriore che non nasce dall’obbedienza alla volont\u00e0 di Dio, ma dalle consuetudini umane e dall’abitudine. Ges\u00f9 chiama ipocrisia questo modo di agire; \u00e8 una finzione che assume la fisionomia dell’empiet\u00e0, perch\u00e9 cerca di ingannare Dio oltre che gli uomini. Si elude il comandamento di Dio sostituendolo con la tradizione umana. A questo punto Ges\u00f9 porta un esempio che \u00e8 tralasciato, per ragioni di brevit\u00e0, dal brano di oggi: i rabbini annullavano il quarto comandamento di Dio, che obbligava al mantenimento dei genitori, accettando arbitrariamente al suo posto il voto di una cospicua offerta fatta al Tempio (vv. 9-13). Con la scusa di rendere un servizio a Dio, negavano valore ad uno dei suoi comandamenti pi\u00f9 importanti, il primo della seconda tavola, quella dell’amore del prossimo.<\/p>\n

Dopo aver risposto agli scribi e ai farisei, Ges\u00f9 si rivolge alla folla chiedendo attenzione e comprensione: “Ascoltatemi tutti e comprendete bene!”. Intende formulare un criterio di discernimento molto importante per la vita: “Non c’\u00e8 nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. Con queste parole, dice l’evangelista, “rendeva puri tutti gli alimenti” (v. 19). Per il cristiano tutto \u00e8 cibo casher<\/em>, tutto \u00e8 legalmente puro. Al massimo un cibo pu\u00f2 essere indigesto, tossico, ributtante, ma non impuro. Tutto ci\u00f2 che Dio ha creato \u00e8 santo; lo ricorder\u00e0 Paolo a Timoteo (1\u00a0Tim<\/em> 4,3). Ma con quella frase solenne Ges\u00f9 voleva affermare una verit\u00e0 pi\u00f9 importante ancora: che il peccato non viene da fuori, ma da dentro l’uomo, dalla sua coscienza.<\/p>\n

Il male non sta nel sentire, ma nell’acconsentire; non sta nel subire, ma nell’agire. A proposito egli elenca a mo’ di esempio dodici comportamenti peccaminosi pi\u00f9 frequenti e pi\u00f9 gravi che nascono dal cuore sotto forma di propositi di male. Sono distribuiti in quattro gruppi di tre azioni ciascuno, ma \u00e8 difficile capire con quali criteri siano elencati. Comunque sono sempre attuali, perch\u00e9 sono i peccati gravi della nostra societ\u00e0, quelli che sporcano terribilmente la coscienza.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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