{"id":77835,"date":"2024-10-02T08:01:08","date_gmt":"2024-10-02T06:01:08","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lavoce.it\/?p=77835"},"modified":"2024-10-02T11:32:18","modified_gmt":"2024-10-02T09:32:18","slug":"7ottobre-intervista-patton","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/7ottobre-intervista-patton\/","title":{"rendered":"7 ottobre: un anno dopo. Intervista a p. Patton, Custode di Terra Santa"},"content":{"rendered":"

Un anno fa, il 7 ottobre 2023, l\u2019attacco di Hamas contro Israele: migliaia di appartenenti a varie fazioni terroristiche palestinesi, provenienti dalla Striscia di Gaza, si sono infiltrati, via terra, via mare e dal cielo, in territorio israeliano uccidendo 1200 ebrei, tra civili e soldati, facendo scempio di uomini, donne, bambini, anziani che abitavano nei kibbutz e nelle citt\u00e0 vicine al confine, come Sderot.<\/p>\n

Dal 7 ottobre di un anno fa decine di migliaia di vittime<\/h2>\n

In quello stesso giorno furono prese in ostaggio 250 persone; 101 di queste (al 26 settembre 2024, ndr.), di ben 21 nazionalit\u00e0, sono ancora nelle mani di Hamas. Un brusco risveglio per lo Stato di Israele che in poche ore ha visto frantumarsi quel mito della sicurezza che lo aveva sempre accompagnato sin dall\u2019inizio della sua storia.<\/p>\n

La risposta israeliana non si \u00e8 fatta attendere con l\u2019avvio di una campagna militare dentro Gaza che ad oggi ha provocato, tra i palestinesi, oltre 41.500 morti, pi\u00f9 di 96mila feriti e la distruzione di interi quartieri, comprese strade, scuole, ospedali e infrastrutture varie.\u00a0Una vera e propria emergenza umanitaria e sanitaria che coinvolge tutta la popolazione gazawa praticamente sfollata all\u2019interno della stessa Striscia.<\/p>\n

Senza esito, finora, i negoziati, mediati da Usa, Qatar ed Egitto, per pervenire ad un cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi.<\/p>\n

Un anno dopo il 7 ottobre il Sir<\/em> ha intervistato il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton<\/strong>. La Custodia di Terra Santa<\/a> il 7 ottobre pregher\u00e0 per la pace, rispondendo all’invito del Patriarca<\/a> il cardinale Pierbattista Pizzaballa<\/strong><\/p>\n

Che cosa \u00e8 cambiato in Israele da quel 7 ottobre?<\/strong><\/p>\n

\u201c\u00c8 cambiato completamente il modo di vivere e di convivere. Prima del 7 ottobre c\u2019era, seppur fragile, un equilibrio di convivenza e, in alcuni settori della societ\u00e0 civile israeliana, anche di disponibilit\u00e0 e di apertura verso il mondo palestinese e viceversa. Quanto accaduto il 7 ottobre ha riportato le lancette della storia a prima del 1948, anno della nascita di Israele, ma con una diffusione nella cultura e nella comunicazione attuali, di odio, di rabbia, di paura, di polarizzazione e anche di rifiuto di ragionare. \u00c8 evidente il rifiuto di vedere le conseguenze di quello che si sta facendo in prospettiva futura\u201d.<\/p>\n

Ma rimettere insieme \u2018i pezzi\u2019 di una societ\u00e0 come quella israeliana, traumatizzata dai fatti del 7 ottobre, \u00e8 possibile?\u00a0<\/strong><\/p>\n

\u2028\u201c<\/strong>Va detto che nella societ\u00e0 israeliana vivono differenti anime, religiose e no. Ci sono partiti religiosi che sostengono politicamente il governo. Altri un po\u2019 meno. Ci sono religiosi coi quali \u00e8 possibile dialogare fruttuosamente e altri no. Ci sono, poi, i coloni fondamentalisti sia dal punto di vista religioso che del nazionalismo politico, questi hanno fatto un cortocircuito che ha prodotto una specie di messianismo nazionalista e fondamentalista. Va detto anche che gli ultraortodossi, noti anche come haredim<\/em>, sono cosa diversa dai coloni: entrambi hanno posizioni differenti all\u2019interno del Governo. E come dicevo poc\u2019anzi, nella societ\u00e0 israeliana esistono anche ambienti pi\u00f9 laici e aperti al dialogo con i palestinesi e con gli israeliani di etnia araba. Ora per provare a rimettere insieme i frammenti di questa societ\u00e0 servirebbe, a mio parere, un cambio culturale profondo che abbia come presupposto un\u2019apertura di credito verso la controparte e cominciare a pensare che fidarsi, dialogare, convivere e accettarsi reciprocamente sia possibile\u201d.<\/p>\n

Rachel: il cambiamento passa per il riconoscimento del dolore dell’altro<\/h2>\n

Come dare forza a questo cambiamento culturale?<\/strong><\/p>\n

\u201c\u2028Lo ha detto Rachel Goldberg-Polin, madre di Hersh, uno degli ostaggi uccisi da Hamas mentre era tenuto a Gaza: il cambiamento passa attraverso il riconoscimento del valore della sofferenza dell\u2019altro. Israeliani e palestinesi devono comprendere la sofferenza gli uni degli altri reciprocamente. Questo significa riconoscere il diritto all\u2019esistenza dell\u2019altro, la sua dignit\u00e0. \u00c8 un ostacolo culturale, psicologico, in parte anche religioso, che, se non si supera, render\u00e0 difficile, se non impossibile la convivenza. Chi dovrebbe favorire la rimozione di questo ostacolo \u00e8 la leadership politica e religiosa dei due popoli. Purtroppo, in questo momento sembra prevalere, nei due contendenti, solo il desiderio di eliminazione dell’altro\u201d.<\/p>\n

I fatti del 7 ottobre 2023 hanno sfatato il mito della sicurezza di Israele\u2026<\/strong><\/p>\n

\u201cLa paura e l\u2019incertezza c\u2019erano anche prima. Basterebbe vedere quei grandi tabelloni rossi, situati nei pressi dei check point militari, che avvertono gli israeliani di non entrare nei Territori palestinesi per motivi di sicurezza. Questo fa capire che i rapporti con i palestinesi sono stati sempre improntati alla mancanza di fiducia e segnati dalla paura. Parlerei, dunque, di una falsa sicurezza alimentata dal muro che separa Israele dalla Cisgiordania e da Gaza, e dalla convinzione che, al confine con il Libano, Hezbollah possa essere controllato militarmente. Io credo che l\u2019idea di paura appartenga all\u2019inconscio collettivo del popolo ebraico ed ha una giustificazione storica. Anche in questo caso c\u2019\u00e8 bisogno di quel cambiamento di cui parlavo poco fa e ben delineato dalle parole di Rachel Goldberg-Polin e di altri familiari di ostaggi nelle mani di Hamas. Purtroppo, ho l\u2019impressione che buona parte degli israeliani, in questo momento, appoggi l\u2019azione militare del Governo, forse anche per un desiderio di vendetta e di deterrenza basata sul terrorizzare l\u2019altro, pensando che questo basti a bloccarlo, ma questo in realt\u00e0 alimenta la rabbia che prima o poi esplode in violenza. Basti vedere cosa sta accadendo nella Striscia di Gaza. Ma una pace indotta dalla paura non \u00e8 pace\u201d.<\/p>\n

7 ottobre: la paura dietro il falso mito della sicurezza<\/h2>\n

\u00c8 forse la paura il sentimento che oggi prevale nei due popoli?<\/strong><\/p>\n

\u201cSi percepisce la paura da una parte e dall\u2019altra, tra gli ebrei, i musulmani, i cristiani. Questi ultimi si sentono frustrati e ormai schiacciati e inermi davanti ai tanti problemi provocati dalla guerra, come la disoccupazione, e a una crescente criminalit\u00e0 sociale di tipo mafioso interna alla comunit\u00e0 araba e scarsamente combattuta dalla polizia e dalla sicurezza israeliana. Si vive nella paura a Gaza, in Cisgiordania, nel Nord di Israele, in Libano. Nel Paese dei Cedri i frati della Custodia hanno paura di diventare degli obiettivi di Israele perch\u00e9 stanno accogliendo nei nostri conventi sfollati libanesi che hanno perso case e averi. Si vive incatenati dalla paura. C\u2019\u00e8 poi un\u2019altra cosa\u2026\u2028\u2028\u201d<\/p>\n

Quale?<\/strong><\/p>\n

\u201c\u2028Da quando \u00e8 cresciuto di intensit\u00e0 il conflitto al confine con il Libano, non si parla pi\u00f9 di Gaza. Gaza \u00e8 sparita dalla cronaca con tutto il suo carico di morte, di distruzione, di odio. E lo stesso sta accadendo per la Cisgiordania dove continuano i raid di Israele.<\/p>\n

A Gaza e in Cisgiordania si continua a morire anche se i media ora parlano solo del Libano<\/h2>\n

\u00c8 un fenomeno tipico della comunicazione del nostro tempo: oggi si parla solo di Libano, domani si vedr\u00e0. La stessa informazione \u00e8 ormai sottomessa alla logica della spettacolarizzazione e l\u2019opinione pubblica guarda alle notizie non per informarsi ma come gli spettatori guardavano i gladiatori ammazzarsi nel Colosseo. Cos\u00ec stiamo perdendo umanit\u00e0\u201c.<\/p>\n

Cosa pensa dell\u2019impegno messo in campo dalla comunit\u00e0 internazionale in questo anno per trovare una soluzione al conflitto in corso a Gaza?<\/strong><\/p>\n

\u201dLa comunit\u00e0 internazionale si sta dimostrando impotente nel fare pressione sui belligeranti affinch\u00e9 cessi l\u2019azione militare e si arrivi ad un accordo negoziato. Si stanno dimostrando impotenti i paesi occidentali e quelli del mondo arabo, entrambi di fatto stanno continuando ad alimentare e finanziare il conflitto. Se non si taglia il flusso di denaro e se non si blocca il rifornimento di armi \u2013 come sottolinea, spesso irriso, Papa Francesco \u2013 \u00e8 molto difficile che si possa arrivare a una conclusione del conflitto. Dal mio punto di vista la comunit\u00e0 internazionale si \u00e8 dimostrata impotente e priva di una volont\u00e0 reale ed efficace\u201c.<\/p>\n

\u2028Come giudica, invece, quello delle religioni? La Terra Santa, ricordiamolo, \u00e8 il centro delle tre grandi fedi abramitiche, ebraismo, cristianesimo e islam.<\/strong><\/p>\n

\u201cDirei che \u00e8 stata un\u2019azione dall\u2019efficacia molto limitata soprattutto in merito alla capacit\u00e0 di trasformare la cultura della societ\u00e0. I leader religiosi devono smetterla di giustificare, in termini religiosi, l\u2019uso della violenza.<\/p>\n

Occorre reintepretare i testi violenti dei libri sacri alla luce della misericordia<\/h2>\n

Occorre reinterpretare seriamente i testi violenti presenti nelle scritture sacre di ebrei, cristiani e musulmani alla luce della misericordia che \u00e8 il nucleo centrale e comune del messaggio religioso dell\u2019Antico e del Nuovo Testamento, cos\u00ec come del Corano. Se non riusciamo a fare questo, continueremo a trovare nei testi sacri giustificazioni per la violenza, come sta accadendo oggi\u201d.<\/p>\n

\u2028\u2028Come evitare questa deriva pericolosa?<\/strong><\/p>\n

\u201c\u2028La strada da percorrere potrebbe essere quella di un nuovo documento di Abu Dhabi, multilaterale, non pi\u00f9 firmato da un Papa cattolico e da un imam sunnita, ma sottoscritto anche dai principali capi cristiani, ebrei e musulmani. Ma poi un testo del genere avrebbe bisogno di diventare oggetto di formazione e di catechesi per raggiungere tutti gli strati sociali dei credenti. Attualmente l\u2019unico leader capace di mettere in moto questo processo \u00e8 Papa Francesco. Come cristiani dobbiamo e dovremo lavorare molto per promuovere la fiducia, la convivenza, il dialogo e l\u2019accoglienza reciproca. Piccoli segni profetici ma dal grande valore. In Medio Oriente c\u2019\u00e8 un proverbio che dice che chi pianta fragole pensa alla prossima stagione, chi pianta datteri pensa alla prossima generazione: noi dobbiamo pensare alla prossima generazione e accettare di fare un lungo percorso di semina e di coltivazione di una cultura della fiducia reciproca, della riconciliazione e della convivenza se vogliamo che la prossima generazione possa raccogliere i frutti della pace\u201d.<\/p>\n

\u2028Daniele Rocchi<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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