{"id":7776,"date":"2009-08-07T00:00:00","date_gmt":"2009-08-07T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7776"},"modified":"2015-06-17T11:37:14","modified_gmt":"2015-06-17T09:37:14","slug":"la-fede-e-dono-di-un-dio-innamorato-pazzo-delluomo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-fede-e-dono-di-un-dio-innamorato-pazzo-delluomo\/","title":{"rendered":"La fede \u00e8 dono di un Dio innamorato pazzo dell’uomo"},"content":{"rendered":"
Il vecchio Simeone, ricevendo tra le braccia il bambino Ges\u00f9 offerto al tempio da Maria e Giuseppe, aveva fatto una profezia: “Egli \u00e8 qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, affinch\u00e9 siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc<\/em> 2,34s). Aveva ragioni da vendere, perch\u00e9 Ges\u00f9 fu sempre al centro di contrasti e di contestazioni spesso drammatici. Nonostante lo spettacolare miracolo della moltiplicazione dei pani sulle rive del lago di Galilea, la folla che ne aveva beneficato rimase piuttosto fredda e critica nei suoi confronti. Quel miracolo li aveva sconvolti, ma non convertiti. Alcuni, per credere in lui, esigevano un segno dal cielo ancora pi\u00f9 spettacolare di quello visto, altri contestavano ad alta voce le sue parole e le sue pretese di Messia.<\/p>\n La strada della fede non \u00e8 facile; anche le certezze pi\u00f9 solide possono essere rimesse in discussione. Il cuore dell’uomo \u00e8 incostante; i ragionamenti troppo umani e le difficolt\u00e0 della vita possono fiaccare anche le forti tempre. La prima lettura di oggi ci racconta che ci\u00f2 \u00e8 accaduto al profeta Elia, che pure era una robusta quercia di fede. Scoraggiato e stanco di vivere, Elia era fuggito nel deserto, deciso a lasciarsi morire. Solo un angelo riusc\u00ec a smontare la sua volont\u00e0 suicida con il pane portatogli miracolosamente dal cielo. Quel cibo venuto da Dio lo aiut\u00f2 a sopravvivere e lo mise in cammino verso il monte di Dio, l’Oreb, alla sorgenti della sua fede. Cos\u00ec recuper\u00f2 certezze e coraggio. Quelle focacce angeliche, cotte alla maniera beduina sulle pietre infuocate dal forte sole del deserto, erano segno del pane venuto dal cielo, quello che Ges\u00f9 oggi propone alle folle dubbiose e contestatarie. Proprio sulle strade del Sinai l’Israele antico aveva mormorato molte volte contro Mos\u00e8 e contro Dio, anche quando stava per ricevere il dono della manna, il pane venuto dal cielo (Es<\/em> 16,2.7s).<\/p>\n Questo nonostante avesse visto i numerosi prodigi operati da Dio fino ad allora. A Caf\u00e0rnao si ripete il copione: quella gente, che ha ricevuto poco prima il miracolo del pane, mormora contro Ges\u00f9 perch\u00e9 ha detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. Non chiedono nemmeno spiegazione di questa strana autodefinizione, semplicemente la contestano come assurda. Molti hanno conosciuto Giuseppe e Maria, i suoi genitori di Nazareth, e fa loro velo la sua origine umana da una famiglia cos\u00ec modesta e povera di un piccolo villaggio ad appena venticinque chilometri da Cafarnao. Proprio per rispondere a quella contestazione, ripetuta pi\u00f9 volte nella storia, e nascosta nel cuore anche di alcuni cristiani che pure si dicono credenti, il Credo che recitiamo nella messa ci fa dire: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, per opera dello Spirito santo si \u00e8 incarnato nel seno della vergine Maria e si \u00e8 fatto uomo”.<\/p>\n L’incarnazione \u00e8 il mistero base della fede che ogni credente \u00e8 chiamato a professare. Chi non accetta Ges\u00f9 come vero Dio e vero uomo, non \u00e8 cristiano, tuttalpi\u00f9 \u00e8 come i testimoni di Geova che negano la divinit\u00e0 di Cristo. Ges\u00f9 pone questa verit\u00e0 alla base del suo discorso sull’eucaristia, dove propone di mangiare la sua carne e bere il suo sangue; proprio quella carne e quel sangue che, scendendo dal cielo, ha assunto da Maria. Non c’\u00e8 eucaristia senza l’incarnazione. Questa verit\u00e0 \u00e8 la cartina di tornasole della nostra fede. Proprio dell’origine della fede parla Ges\u00f9, che si \u00e8 appena scontrato con l’incredulit\u00e0 dei suoi ascoltatori nella sinagoga di Cafarnao. Egli dice che la fede \u00e8 una specie di innamoramento, un’attrazione divina. Chi si innamora non lo fa mediante un ragionamento pi\u00f9 o meno convincente. Il cuore ha le sue ragioni che non sono quelle della mente. L’amore \u00e8 gratuito, non si compra, te lo ritrovi dentro come un dono immeritato. Cos\u00ec la fede; \u00e8 un’attrazione amorosa di Dio: “Nessuno pu\u00f2 venire a me, se non lo attira il Padre”.<\/p>\n Lo stesso Ges\u00f9 dir\u00e0 pi\u00f9 tardi, alludendo alla sua morte in croce: “Quando sar\u00f2 innalzato da terra, attirer\u00f2 tutti a me” (Gv<\/em> 12,32). Questa attrazione divina \u00e8 opera del Padre e del Figlio. Essa per\u00f2 ha bisogno di conoscenza. Non ci si innamora di una persona mai vista e conosciuta. La fede suppone almeno l’ascolto della Parola di Dio nel Vangelo; esso dona la prima conoscenza di Ges\u00f9 e lo rende attraente. L’amore esige una conoscenza sempre pi\u00f9 personale e profonda dell’amato. Si progredisce nella fede, che \u00e8 amore, alla scuola della Parola, perci\u00f2 Ges\u00f9 pu\u00f2 dire: “Tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me”.<\/p>\n Nella fede nessuno \u00e8 maestro, siamo tutti discepoli, cio\u00e8 alunni di Dio, che ci istruisce amorevolmente e pazientemente. Cos\u00ec Dio entra in noi e ci cambia in figli amati, donandoci la vita eterna. La vita eterna non \u00e8 la semplice sopravvivenza o l’immortalit\u00e0: \u00e8 la vita divina, che non \u00e8 di questo mondo, e ci fa vivere gi\u00e0 nella dimensione del cielo. Giovanni la descriveva cos\u00ec: “Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ci\u00f2 che saremo non \u00e8 stato ancora rivelato. Sappiamo per\u00f2 che quando egli si sar\u00e0 manifestato, noi saremo simili a lui, perch\u00e9 lo vedremo cos\u00ec come egli \u00e8” (1 Gv<\/em> 3,2). Su questa terra ci manca lo specchio per vedere come siamo fatti.<\/p>\n Dobbiamo aspettare il cielo. Solo con la fede fin qui descritta si pu\u00f2 accettare la definizione che Ges\u00f9 d\u00e0 di se stesso: “Io sono il pane della vita”. Vuole dire che lui solo fornisce il nutrimento spirituale, quello che dona e conserva la vita eterna. La manna non cambi\u00f2 la vita degli ebrei in cammino nel deserto, essi morirono come era scritto nella loro natura di uomini. Chi mangia il nuovo pane disceso dal cielo non muore, perch\u00e9 esso ha la capacit\u00e0 di trasmettere la vita divina indistruttibile. Certo, la vita fisica finisce, ma la vita divina dura per l’eternit\u00e0, e alla fine trasformer\u00e0 anche il nostro corpo mortale in corpo glorioso ad immagine di quello di Ges\u00f9 risorto (Fil<\/em> 3,21). Il vangelo di oggi pone a tutti noi un interrogativo: crediamo veramente alle parole di Cristo? Perch\u00e9, se crediamo alle cose udite, la nostra vita cambia. Ges\u00f9 diventa il centro dei nostri pensieri e delle nostre azioni, come il pane quotidiano che mangiamo e per il quale lavoriamo e lottiamo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Il vecchio Simeone, ricevendo tra le braccia il bambino Ges\u00f9 offerto al tempio da Maria e Giuseppe, aveva fatto una profezia: “Egli \u00e8 qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, affinch\u00e9 siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34s). 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