{"id":77724,"date":"2024-09-21T10:41:04","date_gmt":"2024-09-21T08:41:04","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lavoce.it\/?p=77724"},"modified":"2024-10-02T17:10:43","modified_gmt":"2024-10-02T15:10:43","slug":"immigrati-tra-cittadinanza-formale-e-cittadinanza-attiva-la-provocazione-di-rolando-marini-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/immigrati-tra-cittadinanza-formale-e-cittadinanza-attiva-la-provocazione-di-rolando-marini-2\/","title":{"rendered":"Immigrati tra cittadinanza formale e cittadinanza attiva – La \u201cprovocazione\u201d di Rolando Marini\/2"},"content":{"rendered":"
Parlare di cittadinanza rispetto a chi non ce l\u2019ha, come molti immigrati, sembra fuori luogo. Sembra, ma non \u00e8 esattamente cos\u00ec.<\/p>\n
Facciamo un percorso attraverso alcuni tipi di cittadinanza riguardanti gli immigrati, o meglio i cittadini non italiani e non comunitari residenti da noi. Anche perch\u00e9 \u00e8 un problema che si porr\u00e0 davanti ai nuovi flussi, seppure sembrino diversi dal passato.<\/p>\n
La cittadinanza italiana viene raggiunta secondo regole ben precise. Alcuni ne chiedono una riforma. Di alcune di queste si \u00e8 parlato diverse volte nel dibattito politico degli anni recenti, specialmente in ordine alla possibilit\u00e0 di riconoscerla ai minorenni, ad esempio secondo lo ius soli ,<\/em> cio\u00e8 per il fatto di essere nati in Italia. Un dibattito parlamentare conclusosi in modo confuso alla fine del 2017. Ma nel 2022 si \u00e8 arenato in Parlamento anche lo ius scholae .<\/em><\/p>\n Afferma Save the Children Italia nel suo sito: \u201cQuello che chiediamo \u00e8 uno ius soli<\/em> condizionato dalla residenza legale dei genitori in Italia, come gi\u00e0 accade in molti altri Paesi europei\u201d. Ancora Save the Children ci dice che le nuove generazioni esprimono una \u201cdomanda di appartenenza\u201d alla comunit\u00e0 nazionale che rimane solo parzialmente soddisfatta.<\/p>\n In base al rapporto ormai pluriennale che ho con studenti di famiglie straniere che hanno fatto tutto o quasi tutto il percorso di studi in Italia e sono venuti all\u2019universit\u00e0, posso dire che quella che giuridicamente si chiama naturalizzazione \u00e8 nei fatti. Nessuno pu\u00f2 ragionevolmente pretendere che lascino alle spalle o nascondano elementi identitari dei paesi e delle culture dei genitori. Ma loro hanno le basi solide per sentirsi ed essere cittadini europei.<\/p>\n Pensando agli immigrati residenti, per\u00f2, osservo che ci sono altre forme di appartenenza a una comunit\u00e0 civile (a una civitas )<\/em> che vanno oltre l\u2019acquisizione formale della cittadinanza nazionale. E riguardano il modo di porsi attivamente dentro una comunit\u00e0 e interagire con gli altri, all\u2019interno di un quadro di regole scritte e – soprattutto non scritte. Tutte quelle forme, dal vivere quotidiano spicciolo in avanti, che congiungono la partecipazione alla responsabilit\u00e0.<\/p>\n Certo, arriviamo a un punto delicato del discorso, poich\u00e9 si rischia di disegnare un quadro di doveri attesi, come se si ponessero condizioni e requisiti da soddisfare.<\/p>\n Parlo in effetti di processi d\u2019integrazione, parola a molti invisa perch\u00e9 richiama tendenze a un\u2019assimilazione di tipo etnocentrico. Ma il problema sostanziale consiste nell\u2019adesione o meno ai regimi normativi di una societ\u00e0, mantenendone il pluralismo e per\u00f2 preservandone la coesione. \u00c8 il problema dei problemi nella prospettiva della societ\u00e0 multiculturale.<\/p>\n Ma dico, proseguendo a esercitare una funzione critica: in qualsiasi citt\u00e0 occorre che venga rispettato un patto di convivenza su cui tutti i cittadini, indistintamente, sono chiamati a impegnarsi. Fare e fare bene la raccolta differenziata, rispettare gli spazi urbani, seguire le regole sanitarie (ad esempio le vaccinazioni), sapere come funzionano gli uffici pubblici, tenersi informati, ecc. Per non parlare di altri aspetti, pi\u00f9 avanzati, come il consumo consapevole, la difesa dell\u2019ambiente, la solidariet\u00e0 sociale in senso esteso. Utopia? Non direi.<\/p>\n Il fatto \u00e8 che molti immigrati continuano a collocarsi dentro uno spazio relazionale e sociale in cui esiste solo lavoro, parentele o amicizie di gruppo nazionale (o religioso) e collegamento con la famiglia lontana. Uno spazio riservato e non esposto all\u2019impegno civico, spesso alimentato dall\u2019isolazionismo delle comunit\u00e0 migranti. Problema noto della figura dello straniero nelle scienze sociali: partecipazione limitata alla vita civile della societ\u00e0 \u201cospitante\u201d. Riserva mentale, con l\u2019aggravante dell\u2019autogiustificazione.<\/p>\n Con il rischio, gi\u00e0 concreto, di accentuare la percezione di una societ\u00e0 patologicamente frammentata, in cui le differenze diventano un fattore disgregante piuttosto che un\u2019opportunit\u00e0.<\/p>\n Rolando MariniIntegrazione non \u00e8 “assimilazione”<\/h2>\n
Oltre la cittadinanza: membri di una comunit\u00e0 civile<\/h2>\n
\n<\/strong>ProRettore Universit\u00e0 per Stranieri di Perugia<\/em><\/a><\/p>\n