{"id":77542,"date":"2024-09-12T14:00:13","date_gmt":"2024-09-12T12:00:13","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lavoce.it\/?p=77542"},"modified":"2024-09-12T12:54:31","modified_gmt":"2024-09-12T10:54:31","slug":"dare-la-morte-senza-sapere","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/dare-la-morte-senza-sapere\/","title":{"rendered":"Dare la morte senza \u2018sapere\u2019"},"content":{"rendered":"
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Due fatti (orribili) di cronaca<\/strong> sono stati sulle prime pagine per giorni e giorni. In un cantuccio della Lombardia, un diciassettenne ha ucciso, a pugnalate, il padre, la madre e il fratello pi\u00f9 piccolo. In un altro cantuccio della Lombardia, un giovanotto un po\u2019 pi\u00f9 adulto, ma ancor meno maturo, aveva ucciso pochi giorni prima, nello stesso modo, una malcapitata passante, scelta a caso. Fra i due episodi ci sono somiglianze inquietanti<\/strong>: la mancanza di un qualunque motivo o pretesto<\/strong>, che desse una spiegazione \u2013 pur aberrante \u2013 al delitto; e di pi\u00f9 il fatto che ciascuno dei due autori si \u00e8 mostrato incapace di spiegare persino a se stesso le ragioni del gesto.<\/span><\/p>\n

Il ragazzo che ha ucciso i genitori e il fratellino<\/strong> viveva in una famiglia serena, dove tutti si volevano bene e se ne davano ogni giorno la prova. Quello che ha ucciso <\/strong><\/span>la povera donna a lui sconosciuta<\/strong>, mentre la pugnalava a morte le chiedeva educatamente scusa. Viene il sospetto che in realt\u00e0 non si rendessero ben conto di quello che facevano. Certo, volevano uccidere, lo hanno confermato; e hanno detto anche che hanno reiterato i colpi per affrettare il decesso delle loro vittime.<\/span><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Ma forse non capivano bene che cosa voglia dire dare la morte a un essere vivente<\/strong>; lo sentivano come una specie di gioco, uno di quei videogame dove si fanno bruciare vivi gli avversari ma poi si fa clic, tutto si azzera e si pu\u00f2 ricominciare da capo, all’infinito. O come una partita di pallone, dove si dice: io ti distruggo; ma poi si va al bar insieme. Ne abbiamo parlato fra vecchi che hanno vissuto la vita delle campagne quando era normale assistere all\u2019uccisione di un pollo o di un coniglio, di una pecora, di un maiale; e questi spettacoli, certo non piacevoli, ci insegnavano che la morte di un essere vivente non \u00e8 un gioco ma qualche cosa di terribilmente <\/span>serio. Poi qualcuno riusciva lo stesso un delinquente, ma almeno sapeva quello che faceva. <\/span><\/p>\n

Richiesto di dire la sua su questo, il noto opinionista Michele Serra<\/strong> ha risposto: \u201cS\u00ec, la vita materiale (e la morte materiale) non sono molto frequentate dai ragazzi di oggi. Un’esistenza soprattutto virtuale li espone a un rapporto molto incompleto, e spesso patologico, con la vita reale\u201d. Non si deve cercare una spiegazione sociologica a tutti gli errori e gli orrori che si fanno, ma questa volta ci pu\u00f2 stare – senza con questo sminuire la gravit\u00e0 dei delitti.<\/span><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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