{"id":7751,"date":"2009-07-31T00:00:00","date_gmt":"2009-07-31T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7751"},"modified":"2015-06-17T11:30:45","modified_gmt":"2015-06-17T09:30:45","slug":"solo-gesu-soddisfa-la-nostra-fame-e-sete-di-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/solo-gesu-soddisfa-la-nostra-fame-e-sete-di-dio\/","title":{"rendered":"Solo Ges\u00f9 soddisfa la nostra fame e sete di Dio"},"content":{"rendered":"
Dopo lo spettacolare miracolo dei pani d’orzo, Ges\u00f9 lascia tutti e si ritira sul monte tutto solo. Ha intuito che la folla vorrebbe acclamarlo re; un gesto pericoloso specie in Galilea, patria degli zeloti antiromani. Costringe con decisione i discepoli a salire in barca e a precederlo di l\u00e0 dal mare, perch\u00e9 vuole evitare che siano contagiati dall’entusiasmo politico della gente. Il giorno dopo la folla, con le barche, viene a Caf\u00e0rnao, la citt\u00e0 dove egli \u00e8 solito soggiornare. Ges\u00f9 \u00e8 proprio l\u00ec, pur non essendo salito in barca coi discepoli. Non sanno che egli, nel pieno della notte, ha camminato sulle acque per soccorrere i discepoli in piena tempesta (Gv<\/em> 6,16-21). Perci\u00f2 gli domandano, meravigliati, come fosse giunto fin l\u00e0.<\/p>\n Pi\u00f9 che rispondere a questa domanda, Ges\u00f9 inizia un lungo discorso agganciato al miracolo del pane appena operato. Al centro c’\u00e8 la definizione che egli da di se stesso: “Il Padre mio vi d\u00e0 il pane dal cielo, quello vero. Io sono il pane della vita”. Nelle pagine che seguono, Giovanni sviluppa una vera catechesi eucaristica a forma di dialogo che progredisce con l’incalzare delle domande degli ascoltatori. Il brano di oggi sviluppa tre insegnamenti i progressione: il pane materiale, che la gente ha appena mangiato, non \u00e8 il pane da cercare per primo nella vita, c’\u00e8 prima un pane spirituale pi\u00f9 importante che Ges\u00f9, Figlio dell’uomo, sta per donare. Esso \u00e8 perfino pi\u00f9 prezioso dalla manna, pane disceso dal cielo, che Dio diede ai padri nel deserto. Il pane vero, il pane della vita, quello che toglie ogni fame e ogni sete, \u00e8 Ges\u00f9 stesso. Per vederlo e accettarlo \u00e8 necessaria la fede, opera di Dio.<\/p>\n Seguiamo lo sviluppo di questi tre concetti. Ges\u00f9 esorta innanzi tutto i suoi interlocutori ad andare oltre il pane che li ha saziati fisicamente. Essi hanno visto il miracolo, ma non hanno percepito il segno in esso contenuto. Infatti chiederanno ancora “un segno”, e non si rendono conto che il pane appena mangiato \u00e8 proprio il segno di un dono pi\u00f9 grande che Dio ha fatto scendere dal cielo, il dono del Figlio inviato per la salvezza del mondo. Egli sazia una fame pi\u00f9 profonda di quella fisica, quella del cuore, che \u00e8 fame e sete di Dio. Al demonio che lo esortava a cambiare i sassi in pane, Ges\u00f9 aveva risposto: “L’uomo non vive di solo pane” (Mt<\/em> 4,4). Lo stesso ripete ora a quegli uomini che lo cercano per mangiare ancora gratuitamente. \u00c8 comodo avere a disposizione la fabbrica dei miracoli, che dispensa dalla fatica per mangiare. Dio ha ordinato all’uomo: “Col sudore del tuo volto mangerai il pane finch\u00e9 non tornerai alla terra” (Gn<\/em> 3,19).<\/p>\n Questa \u00e8 la legge dell’economia umana, che non dispensa nessuno dal lavoro. Ma Ges\u00f9 smaschera anche un altro atteggiamento umano, quello della ricerca del meraviglioso ovunque si trovi, quello della fede fondata unicamente sui prodigi. Esso spiega, almeno in parte, la devozione quasi fanatica delle folle verso i santi e luoghi ritenuti miracolosi. La rincorsa allo straordinario rischia di far dimenticare il quotidiano della vita di fede, fatta di pratica dei sacramenti, di preghiera umile e costante, di sacrificio e di lavoro affrontati per amore di Dio. Ges\u00f9 esorta a ricercare ci\u00f2 che dura, non ci\u00f2 che passa. L’unica opera (Ges\u00f9 lo chiama erga Theou<\/em> = lavoro divino) che Dio desidera dall’uomo \u00e8 credere in Cristo, cio\u00e8 accoglierlo e seguirlo con obbedienza assoluta. Solo su di lui il Padre ha messo il suo “sigillo” (sphragis<\/em>) di autenticit\u00e0, accreditandolo come unico salvatore e datore di vita eterna. “Fuori di lui non c’\u00e8 salvezza”‘ (At<\/em> 4,12), chi non raccoglie con lui opere di bene, disperde e rende vuota la sua vita (Mt<\/em> 12,30).<\/p>\n I giudei del tempo aspettavano il Messia, che avrebbe rinnovato i prodigi dell’Esodo come segno di autenticit\u00e0, perci\u00f2, quando sentono parlare di sigillo di Dio che lo accredita come tale, chiedono di vedere di nuovo il miracolo della manna che aveva saziato i loro padri nella traversata del deserto. Fu quello l’evento decisivo che indusse gli antenati a credere in Mos\u00e8. Di fronte a quel prodigio che dur\u00f2 quaranta anni, il miracolo della moltiplicazione dei pani, visto poco prima, era poca cosa, un gioco da dilettanti. Per credere in lui come Messia, nuovo Mos\u00e8 (Dt<\/em> 18,15), ci voleva un segno almeno altrettanto grande e duraturo. Affiora ancora una volta il desiderio materialistico di mangiare a spese di Dio, dispensati dalla fatica. Una fede interessata che porta benefici umani tangibili, un specie di assicurazione sulla vita, una fede a pagamento. Ges\u00f9 respinge una tale concezione della fede e afferma che non fu Mos\u00e8 a compiere il miracolo, come tangente da pagare per essere accettato quale condottiero di Dio, ma fu il Padre che volle elargire al suo popolo un dono gratuito e immeritato per saziare la sua fame. Ora egli stesso dona il suo Figlio come pane vero, cio\u00e8 capace di trasmettere e mantenere vita divina al mondo intero.<\/p>\n Tornano alla memoria le parole dette pochi giorni prima da Ges\u00f9 a Nicodemo, un rabbi<\/em> giudeo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perch\u00e9 chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv<\/em> 3,16). A questo punto Ges\u00f9 dichiara solennemente: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avr\u00e0 pi\u00f9 fame e chi crede in me non avr\u00e0 pi\u00f9 sete”. Fame e sete sono le esigenze fondamentali di ogni uomo. Ges\u00f9 assicura che egli come pane e come sorgente di acqua viva (4,14) soddisfa pienamente ai pi\u00f9 profondi e veri bisogni umani. Egli \u00e8 disceso dal cielo, facendosi uomo, per poter donare la sua carne e il suo sangue sotto il segno del pane e del vino. Cos\u00ec egli diventa pi\u00f9 intimo a noi di noi stessi, perch\u00e9 ci assimila a lui.<\/p>\n Noi diventiamo ci\u00f2 che mangiamo, cio\u00e8 una cosa sola con Cristo, che \u00e8 per noi pane di vita divina. Con lui e in lui noi viviamo come figli di Dio per sempre. \u00c8 questo un discorso che, dopo due millenni, non ha perso la sua attualit\u00e0. \u00c8 rivolto a gente come noi, che vive solo l’aspetto materialistico della vita, uomini sazi nel corpo, ma vuoti nello spirito, ricchi di benessere, ma poveri di fede. Ha di mira persone che hanno bisogno, come i giudei di allora, di puntellare la loro debole fede con i prodigi, inseguendo qua e l\u00e0 persone e fatti sensazionali che rasentano la superstizione. Fedeli bisognosi di devozioni rassicuranti o di pratiche esoteriche. Difficile rimettere al centro della nostra vita le parole certe di Ges\u00f9, che assicura di estinguere la nostra fame e sete di sacro senza bisogno di surrogati.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Dopo lo spettacolare miracolo dei pani d’orzo, Ges\u00f9 lascia tutti e si ritira sul monte tutto solo. 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