{"id":7734,"date":"2009-07-24T00:00:00","date_gmt":"2009-07-24T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7734"},"modified":"2015-07-24T13:20:05","modified_gmt":"2015-07-24T11:20:05","slug":"il-pane-della-provvidenza-e-il-pane-della-condivisione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-pane-della-provvidenza-e-il-pane-della-condivisione\/","title":{"rendered":"Il pane della Provvidenza \u00e8 il pane della condivisione"},"content":{"rendered":"

Per alcune domeniche la liturgia sostituisce il Vangelo di Marco<\/em> con quello di Giovanni, pi\u00f9 ricco di riflessioni teologiche riguardanti il miracolo del pane. Siamo sempre sulle rive del lago di Galilea dove ci aveva lasciato Marco domenica scorsa. Allora Ges\u00f9 era sceso dalla barca e si era trovato assediato da una grande folla. Aveva provato una grande compassione per quel popolo che gli appariva disorientato come gregge senza pastore. Da quella compassione era fiorito il miracolo del pane che tutti quattro i vangeli ci raccontano. In quell’accorrere di gente, Ges\u00f9 udiva il grido silenzioso e drammatico degli affamati del mondo di ieri e di oggi. Nello spazio di duemila anni la folla \u00e8 cresciuta enormemente insieme al bisogno, cos\u00ec oggi quasi due miliardi di uomini sono privi del necessario per sopravvivere.<\/p>\n

\u00c8 difficile udire questo grido che sale dal mondo dei poveri, nel chiasso assordante della nostra societ\u00e0 che, in questi giorni estivi, sta prendendo d’assalto il mare e i monti in cerca di vacanze spensierate. \u00c8 vero che questo rito estivo sta diventando sempre pi\u00f9 impraticabile per molte persone che risentono della drammatica crisi economica che stiamo attraversando. Per assicurarsi il pane molti devono rinunciare forzatamente alle vacanze estive. \u00c8 un momento prezioso per riflettere sulle nostre abitudini spenderecce e capire il dramma di chi manca dell’indispensabile per vivere. Possiamo farci poco; siamo impotenti come gli apostoli davanti alla fame delle folle che li assediavano. Ma fu un bambino a salvare la situazione con la sua piccola scorta di cinque pani d’orzo, la sua merenda.<\/p>\n

Dio attende il nostro modesto contributo per fare il miracolo che noi non sappiamo fare. Il miracolo del pane \u00e8 visto da Giovanni come il culmine dell’attivit\u00e0 di Ges\u00f9 in Galilea, prima di spostare il centro del suo apostolato in Giudea e specialmente a Gerusalemme. \u00c8 centrale per capire l’autodefinizione che egli pronuncia a commento del miracolo: “Io sono il pane di vita” (6,35). A Samaria, presso il pozzo di Sicar, si era presentato come la sorgente dell’acqua viva (4,10); a Gerusalemme, nel tempio, si presenter\u00e0 come luce (8,12). Acqua, pane e luce sono le esigenze pi\u00f9 elementari dell’uomo, le cose di cui nessuno pu\u00f2 fare a meno. Ges\u00f9 voleva dire che egli \u00e8 indispensabile per l’uomo come lo sono l’acqua, il pane e la luce. Di lui nessuno pu\u00f2 fare a meno; \u00e8 questione di vita o di morte. L’iniziativa del miracolo \u00e8 di Ges\u00f9, che chiede per\u00f2 la complicit\u00e0 dei discepoli. Egli rivolge la sua domanda a Filippo come a chiedere consiglio: “Dove potremmo comprare il pane?”.<\/p>\n

Il vangelo precisa che l’interrogativo ha carattere pedagogico: vuole sensibilizzare i discepoli sui bisogni materiali della folla che li segue. Ges\u00f9 si preoccupa di tutto l’uomo, anima e corpo, perci\u00f2 non si limita a predicare, ma guarisce le malattie e risuscita i morti. Filippo si rende conto dall’enormit\u00e0 della somma da spendere per dare appena un pezzetto di pane a ciascuno, ben poco per togliere la fame arretrata di quella gente. Ma la domanda rivolta a Filippo \u00e8 udita da tutti i discepoli, tanto che Andrea reagisce presentando a Ges\u00f9 un ragazzo pronto ad offrire la sua piccola provvista di cinque pani e due pesci, pur precisando: “Ma che cos’\u00e8 questo per tanta gente?”.<\/p>\n

Ambedue i discepoli confessano la loro impotenza davanti al bisogno. Ma i loro interventi contengono la segreta certezza che a Dio nulla \u00e8 impossibile, specie quando l’uomo gli mette a disposizione la sua piccola collaborazione. Dio chiede consapevolezza e collaborazione. Non vuole far tutto da solo. Chiede ai discepoli di far sistemare comodamente la folla sull’erba verde di primavera. \u00c8 il tempo di Pasqua, il tempo dell’esodo dall’Egitto, quando si commemorava il miracolo della manna, il pane che Dio aveva fatto piovere dal cielo per nutrire il suo popolo in cammino nel deserto. Il Salmo<\/em> 23 cantava da secoli, con entusiasmo, quell’evento prodigioso che calzava a pennello con la situazione attuale: ‘Il Signore \u00e8 il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce, Davanti a me tu prepari una mensa’. Lo stesso Dio dei padri \u00e8 ora qui, sulle rive del lago di Galilea, per sfamare il popolo che lo segue.<\/p>\n

Tutti ora possono vedere le sue mani miracolose moltiplicare fino alla saziet\u00e0 i pochi pani e i pochissimi pesci che un bambino gli porge, sgranando i suoi grandi occhi pieni di meraviglia. Ges\u00f9 non dice nulla, ma i suoi gesti richiamano chiaramente la cena pasquale che l’anno dopo celebrer\u00e0 a Gerusalemme davanti ai suoi discepoli (Lc<\/em> 22,19): “Prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti con lui”. Questa volta non “spezza il pane”, forse perch\u00e9 le focacce che ha in mano sono piccole, su misura del bambino che le ha offerte. Egli “rende grazie” (eucharist\u00e8sas<\/em>), celebra cio\u00e8 un’eucaristia, appena anticipo e simbolo di quella che lascer\u00e0 in eredit\u00e0 alla sua Chiesa. \u00c8 Ges\u00f9 stesso a spiegarne il significato nel discorso nella sinagoga di Caf\u00e0rnao, che segue il miracolo (6,35s).<\/p>\n

Cos\u00ec ogni atto di carit\u00e0 da quel giorno diventa eucaristia, il ringraziamento pi\u00f9 gradito a Dio, che ha donato se stesso a noi in nutrimento spirituale. Visto in questa luce, quel pane diventa prezioso, non si pu\u00f2 sprecare. Perci\u00f2 Ges\u00f9 raccomanda di raccoglierne i pezzi avanzati “perch\u00e9 nulla vada perduto”. \u00c8 anche questa convinzione che ha indotto la Chiesa a conservare con cura e venerare l’eucaristia nei tabernacoli delle nostre chiese. In quel pane continua il miracolo operato nella messa. Quelle dodici sporte che i discepoli raccolsero (una per ciascuno), \u00e8 il pane del popolo di Dio, delle trib\u00f9 del nuovo Israele. Quel comando di Ges\u00f9 ha nutrito per secoli la venerazione che la nostra gente aveva per il pane, da tener da conto, perch\u00e9 dono della provvidenza paterna di Dio. \u00c8 uno dei valori che la nostra societ\u00e0 dello spreco ha purtroppo perduto. Eppure il pane che ancora mettiamo sulle nostre mense resta un richiamo al ringraziamento, alla carit\u00e0, al risparmio.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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