{"id":7692,"date":"2009-07-10T00:00:00","date_gmt":"2009-07-10T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7692"},"modified":"2015-06-17T12:15:38","modified_gmt":"2015-06-17T10:15:38","slug":"lannuncio-del-vangelo-e-responsabilita-del-credente","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lannuncio-del-vangelo-e-responsabilita-del-credente\/","title":{"rendered":"L’annuncio del Vangelo \u00e8 responsabilit\u00e0 del credente"},"content":{"rendered":"
La missione \u00e8 il cuore della Chiesa. La Chiesa o \u00e8 missionaria o non \u00e8 Chiesa. \u00c8 l’impronta che Ges\u00f9 le ha dato fin dall’inizio quando chiam\u00f2 i primi seguaci dicendo loro: “Vi far\u00f2 diventare pescatori di uomini” (Mc<\/em> 1,17). La pesca \u00e8 l’immagine della missione come raccolta di nuovi credenti, un nuovo mestiere per i pescatori del Lago, una scuola di formazione che Ges\u00f9 garantiva, dicendo loro: “Vi far\u00f2 diventare pescatori di uomini”. Infatti lo scopo della scelta dei Dodici \u00e8 cos\u00ec descritto: “Ges\u00f9 sal\u00ec sul monte, chiam\u00f2 a s\u00e9 quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costitu\u00ec dodici – che chiam\u00f2 apostoli – perch\u00e9 stessero con lui e per mandarli a predicare” (Mc<\/em> 3,13s). Ogni rabbi ebreo raccoglieva attorno a s\u00e9 discepoli da formare alla conoscenza e all’insegnamento delle Scritture. Oggi il brano del Vangelo ci presenta la prima missione dei Dodici, come prototipo della futura missione della Chiesa, della nostra missione di credenti. Tutti dovremmo sentirci coinvolti.<\/p>\n Siamo nel mezzo della vita pubblica di Ges\u00f9 e i discepoli sono ancora poco preparati, ma Ges\u00f9 non teme di mandarli, anche se immaturi, ad annunciare il Vangelo che gi\u00e0 hanno ascoltato e veduto. Si fida di loro, del buon senso che hanno, della loro capacit\u00e0 di raccontare le cose che hanno visto e udito; esperienze semplici, non trattati di teologia. L’evangelizzazione \u00e8 il racconto delle cose vissute accanto a Ges\u00f9, \u00e8 la narrazione della sua vita e del suo insegnamento. Ogni credente dovrebbe essere capace di raccontare agli altri la propria esperienza di fede. Questo racconto semplice della vita e delle opere compiute da Ges\u00f9, i primi cristiani lo chiamavano kerygma<\/em> (annuncio ad alta voce, senza vergogna). Esso risuon\u00f2 solenne il giorno di Pentecoste sulle labbra dei Dodici, ma subito dopo fu gridato nella sinagoghe, nelle case, nelle vie e nelle piazze del mondo da catechisti di ogni tipo.<\/p>\n Quell’annuncio divent\u00f2 universale e stabile quando il risorto invi\u00f2 i discepoli a continuare la sua opera: “Andate in tutto il mondo e proclamate (kerycsate<\/em>) il Vangelo a ogni creatura. Chi creder\u00e0 e sar\u00e0 battezzato sar\u00e0 salvo, chi non creder\u00e0 sar\u00e0 condannato. Allora essi partirono e predicarono dappertutto” (Mc<\/em> 16,15ss). Ci si accorse poco dopo che l’annuncio del Vangelo nel mondo, a tutte le creature, era un’opera immane, e non poteva esser portata avanti dai soli apostoli. Inizi\u00f2 Stefano, uno dei sette diaconi creati per servire le mense, a sentire questa responsabilit\u00e0, attirandosi la persecuzione dei giudei (At<\/em> 6,8-14). Lo segu\u00ec il diacono Filippo che evangelizz\u00f2 la Samaria (At<\/em> 8,5-8), poi tanti cristiani anonimi: “Quelli che erano stati dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando (evangelizzando) la Parola” (At<\/em> 8,4). Furono proprio loro a diffondere la fede cristiana ad Antiochia, che divenne il secondo centro di irradiazione del Vangelo dopo Gerusalemme: “Intanto quelli che erano stati dispersi a causa della persecuzione, gente di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Ges\u00f9 \u00e8 il Signore. E la mano del Signore era con loro e cos\u00ec un gran numero credette e si convert\u00ec al Signore” (At<\/em> 11,20s).<\/p>\n Tutto era cominciato in quel primo giorno in Galilea, dopo il rifiuto degli abitanti di Nazareth, quando Ges\u00f9 invi\u00f2 la prima volta i Dodici a due e a due nei villaggi vicini, indicando loro ci\u00f2 che dovevano portare con s\u00e9 e come dovevano comportarsi. Il confronto con i passi paralleli di Matteo (10,7-16) e di Luca (10,2-12) dice chiaramente che le regole impartite da Ges\u00f9 furono adattate alle mutate circostanze dei tempi e dei luoghi. La missione in coppia era un uso dei primi cristiani (vedi Pietro e Giovanni; Barnaba e Saulo) e rispecchia il diritto giudaico, che riteneva vera solo la testimonianza di almeno due testimoni. Ai suoi inviati Ges\u00f9 comunica il suo potere esorcistico sugli spiriti impuri, un modo concreto per indicare la caratteristica della missione cristiana come liberazione dal male installato nella societ\u00e0 pagana dominata dal Maligno (Gv<\/em> 12,21). Le istruzioni rispecchiano le circostanze storiche e l’ambiente di quella prima missione cristiana.<\/p>\n Essa \u00e8 missione itinerante lungo le strade del mondo, accanto agli uomini viandanti della vita. In questo ambiente precario, il bagaglio missionario \u00e8 ridotto all’essenziale, quasi al nulla, con il solo bastone, per difendersi dai cani randagi e dagli animali selvatici che infestavano le vie, i sandali per non ferirsi i piedi sui sentieri sassosi e impervi, il mantello come unica coperta per le notti fredde. In prospettiva traspaiono gi\u00e0 i lunghi viaggi dei missionari, come quello che Marco affront\u00f2 con suo cugino Barnaba e con Paolo (At<\/em> 13,5). Matteo, che ha presenti i brevi viaggi missionari nei paesini della Galilea, consiglia di non portare n\u00e9 il bastone, n\u00e9 i sandali (Mt<\/em> 10,9). In ogni caso l’esperienza aveva convinto gli annunciatori del Vangelo a saper rinunciare ad ogni esigenza anche legittima: la sacca da viaggio, il pane di riserva, le poche monete di rame che i poveri conservavano dentro la cintura avvolta ai fianchi, il vestito di ricambio.<\/p>\n Ges\u00f9 aveva raccomandato la povert\u00e0 e il distacco pi\u00f9 assoluti, per togliere ogni sospetto di interesse o di guadagno personali. Non sopportava rumore di soldi intorno al suo Vangelo. Aveva detto: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt<\/em> 10,8). Le regole del soggiorno degli evangelizzatori tiene conto dell’ospitalit\u00e0 praticata nell’Oriente antico: non si doveva cambiare facilmente alloggio, per non vantare pretese e offendere il padrone di casa. Il recapito certo dei missionari era certamente un vantaggio per una giovane comunit\u00e0 appena fondata. Marco, a differenza di Matteo e Luca, non specifica, per esigenze di brevit\u00e0, i convenevoli che accompagnavano l’ingresso nella casa: il saluto di pace, la trasmissione della pace come dono, l’accettazione del pasto offerto dalla famiglia in segno di gradita ospitalit\u00e0. Ricorda per\u00f2 come i missionari si debbano comportare in caso di rifiuto di accoglienza: allontanarsi pacificamente e scuotere la polvere dai sandali come segno simbolico di cessato rapporto.<\/p>\n Ogni ebreo che tornava da un paese pagano compiva questo gesto di distacco religioso, perch\u00e9 era convinto che la terra partecipa del carattere della gente che la abita. Era un gesto che lo separava da un mondo non suo, che non condivideva. L’evangelista conclude dicendo che i Dodici partirono e recarono alla gente l’invito a conversione e la liberazione dal male fisico e morale. L’unzione con olio era una diffusa terapia praticata dai medici del tempo; per i primi evangelizzatori era il segno della guarigione prodotta dallo Spirito di Cristo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La missione \u00e8 il cuore della Chiesa. La Chiesa o \u00e8 missionaria o non \u00e8 Chiesa. \u00c8 l’impronta che Ges\u00f9 le ha dato fin dall’inizio quando chiam\u00f2 i primi seguaci dicendo loro: “Vi far\u00f2 diventare pescatori di uomini” (Mc 1,17). 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