{"id":7670,"date":"2009-07-03T00:00:00","date_gmt":"2009-07-02T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7670"},"modified":"2015-07-24T10:54:00","modified_gmt":"2015-07-24T08:54:00","slug":"lo-scandalo-di-un-dio-troppo-vicino","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lo-scandalo-di-un-dio-troppo-vicino\/","title":{"rendered":"Lo scandalo di un Dio troppo vicino"},"content":{"rendered":"

Il Vangelo di oggi si pone sullo sfondo dei miracoli narrati nelle domeniche precedenti: ieri, come oggi, Ges\u00f9 partecipa all’altalena umana di accoglienza e di rifiuto, di entusiasmo e di indifferenza, di certezze e di dubbi che Marco ci segnala. Il rifiuto degli abitanti di Nazareth \u00e8 diverso da quello dei Gadareni. L\u00e0 Ges\u00f9 aveva compiuto l’esorcismo pi\u00f9 spettacolare della sua vita, liberando la regione da un pazzo furioso, ma lo ritennero addirittura pericoloso per la loro economia per la chiara preferenza data all’uomo sulle propriet\u00e0. A Nazareth il rifiuto nasce dall’esperienza troppo ordinaria che egli ha vissuto fra loro. Non riescono a credere che Dio possa essere cos\u00ec vicino, addirittura vivere nella porta accanto e vestire i panni di un artigiano che si guadagna il pane come loro. A Nazareth si consuma lo scandalo del Messia, Figlio di Dio, che ha preso troppo sul serio la nostra condizione di uomo tra gli uomini.<\/p>\n

Viene spontaneo ricordare la frase del Vangelo di Giovanni: “Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto” (Gv<\/em> 1,11). \u00c8 il rischio che corriamo noi credenti: dimenticare e rifiutare un Dio troppo vicino e disponibile. Vorremmo un Dio lontano, che non disturba le nostre scelte e non interferisce troppo nella nostra vita. Un Dio tappabuchi. Il racconto di Marco \u00e8 pieno di interrogativi che ci interpellano proprio su questo versante. Ges\u00f9 viene a Nazareth, dove vivono ancora sua madre e i suoi parenti. Viene per incontrare persone amate e conosciute, di cui sente la nostalgia. Di sabato, entra nella sinagoga per celebravi il culto festivo come era solito fare fin da bambino. Questa volta per\u00f2 \u00e8 preceduto dalla fama di maestro e di taumaturgo, perci\u00f2 la sua predica, a commento delle letture bibliche, \u00e8 particolarmente attesa e ascoltata. \u00c8 cambiato molto da quando, ragazzo, veniva in sinagoga con suo padre tutti i sabati. Il falegname di una volta \u00e8 ora un vero maestro che parla in modo meraviglioso. Tutti sono presi da stupore. Lo strano per\u00f2 \u00e8 che non riflettono e discutono su ci\u00f2 che egli ha detto, ma sulla sua persona e sulle sue umili origini.<\/p>\n

\u00c8 un cattivo vezzo di chi evade dalle proprie responsabilit\u00e0 morali. Pongono cinque interrogativi: i primi tre riguardano lui, gli altri due riguardano la sua famiglia. Tutti nascono dal dubbio e dal sospetto. Quel giovane rabbi dove \u00e8 stato a scuola per imparare tutte le cose che dice? Per quanto loro ne sappiano, ha frequentato solo la scuola elementare del villaggio, come tutti. Non c’\u00e8 alternativa: la sua cultura e la sua sapienza o viene da Dio o dal diavolo. Nel secondo caso ha dovuto vendere l’anima al demonio. E poi da dove vengono i prodigi che compie con le sue mani? Non saranno esercizio di magia? \u00c8 meglio stare in guardia. Pretende di essere il Messia promesso, ma si \u00e8 montato la testa, e non si accorge di essere strumento del diavolo. Quei paesani sospettosi non immaginano nemmeno che egli veniva da Dio, e negli anni in cui era vissuto tra loro aveva avuto come maestro e guida il Padre che \u00e8 nei cieli. A quella scuola ‘era cresciuto in sapienza, et\u00e0 e grazia presso Dio e presso gli uomini’ (Lc<\/em> 2,52). Che dire poi della sua famiglia? “Non \u00e8 il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui tra noi?”.<\/p>\n

Fino a poco tempo prima Ges\u00f9 aveva esercitato l’umile mestiere di artigiano \/ falegname. Molti dei presenti lo avevano visto lavorare nella bottega di Giuseppe e lo avevano chiamato in casa per lavori di manutenzione o di riparazione. Allora era solo un giovane bravo e laborioso; nulla di pi\u00f9. Che \u00e8 accaduto nel frattempo? Non sanno capacitarsi come, nella loro societ\u00e0 statica, lui potesse aver cambiato ruolo. L\u00ec chi era nato falegname, doveva morire falegname; era proibito a chiunque salire nella scala sociale. Destava sospetto e invidia nell’ambiente paesano, cos\u00ec chiuso, questa promozione da falegname a rabbi. Si sovvertivano le regole del gioco, non era ammissibile. Le umili origini di Ges\u00f9 sono certificate dalla parentela che tutti conoscono. La menzione dei fratelli ha indotto alcuni esegeti protestanti a pensare che Maria abbia avuto altri figli da Giuseppe, dopo la nascita di Ges\u00f9. Sarebbero qui nominati quattro fratelli e un numero imprecisato di sorelle.<\/p>\n

La cosa sembra smentita proprio dagli stessi abitanti di Nazareth che parlano di Ges\u00f9 come “il figlio di Maria”‘ (con l’articolo determinativo), e non come “un figlio di Maria” (in modo indeterminato). D’altra parte, se Maria avesse avuto altri figli, sarebbe stato pi\u00f9 spontaneo per loro aggiungere: “E gli altri figli di Maria non sono qui tra noi?” anzich\u00e9 dire: “E i suoi fratelli non sono qui tra noi?”. \u00c8 degno di nota il fatto che i compaesani, cos\u00ec attaccati alle tradizioni, designino stranamente Ges\u00f9 con il nome di sua madre: “il figlio di Maria”. I figli erano nominati sempre con il nome del loro padre: “il figlio di Giuseppe”. Ci\u00f2 si pu\u00f2 spiegare solo pensando che Maria fosse gi\u00e0 vedova e Giuseppe fosse gi\u00e0 morto. Nella societ\u00e0 giudaica del tempo i parenti pi\u00f9 prossimi erano indicati con il nome di ‘fratelli’, perch\u00e9 nelle lingue semitiche non esiste uno specifico termine per indicare cugini e parenti stretti.<\/p>\n

Il fenomeno \u00e8 attestato molte volte nella Bibbia. Si tratta dunque di cugini di Ges\u00f9, non di fratelli naturali. Infatti due dei quattro personaggi qui nominati: Giacomo e Joses, sono indicati da Marco come figli di un’altra Maria, moglie di Cleofa. La loro madre sar\u00e0 segnalata sul Calvario e davanti al sepolcro con altre donne in questo modo: “C’erano alcune donne che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses” (Mc<\/em> 15,40). “Intanto Maria di Magdala e Maria madre di Joses stavano ad osservare dove veniva deposto” (15,47). Anche Giovanni, descrivendo la stessa scena, designa le donne presenti cos\u00ec: “Stavano presso la croce di Ges\u00f9 sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala” (Gv<\/em> 19,26s).<\/p>\n

\u00c8 evidente che Maria di Cleofa \u00e8 la madre di Giacomo e di Joses (Giuseppe). Questa Maria da alcuni \u00e8 identificata con la sorella della madre di Ges\u00f9 e porta lo stesso suo nome, caso non infrequente. Altri pensano che Cleofa sia fratello di Giuseppe. Comunque i personaggi indicati come fratelli sono in realt\u00e0 cugini di Ges\u00f9. C’\u00e8 da aggiungere un particolare: Ges\u00f9 sulla croce lascia sua madre in consegna a Giovanni. Sarebbe stato assurdo per la mentalit\u00e0 del tempo, affidare la madre a un estraneo, se Maria avesse avuto altri figli. Da questo ambiente ricco di legami familiari Ges\u00f9 non \u00e8 accolto. Egli stesso lo constata citando un proverbio: “Un profeta non \u00e8 disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. L’incredulit\u00e0 gli lega le mani e gli impedisce di compiere miracoli, perch\u00e9 i miracoli hanno come presupposto la fede (5,34.36). Dio non forza la sua mano, ci lascia sempre la libert\u00e0 di scelta. Cos\u00ec resta intatta la responsabilit\u00e0 della durezza del cuore in persone prevenute, vittime di invincibili condizionamenti ideologici e culturali. Credere in Cristo \u00e8 impegnativo; richiede coraggio e libert\u00e0 di spirito.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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