{"id":76231,"date":"2024-05-17T21:25:56","date_gmt":"2024-05-17T19:25:56","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lavoce.it\/?p=76231"},"modified":"2024-05-17T21:25:56","modified_gmt":"2024-05-17T19:25:56","slug":"intelligenza-artificiale-anche-lalgoritmo-e-frutto-di-una-cultura","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/intelligenza-artificiale-anche-lalgoritmo-e-frutto-di-una-cultura\/","title":{"rendered":"Intelligenza artificiale. Anche l\u2019\u201calgoritmo\u201d \u00e8 frutto di una cultura"},"content":{"rendered":"
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Pubblichiamo ampi passaggi dell\u2019intervento di don Alessandro Picchiarelli<\/strong>, ingegnere informatico e teologo morale, intervenuto all\u2019incontro sulla intelligenza artificiale<\/a> che si \u00e8 tenuto l’11 maggio a Perugia in occasione della Giornata mondiale della comunicazioni sociali (12 maggio)<\/em><\/p>\n

Nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali<\/strong><\/a>, papa Francesco<\/strong> inquadra la realt\u00e0 dell\u2019intelligenza artificiale<\/strong> mettendo in luce le potenzialit\u00e0<\/strong> e le zone d\u2019ombra<\/strong> ad essa associata.<\/span><\/p>\n

Neutralit\u00e0 e cultura algoritmica<\/h2>\n<\/div>\n

In modo particolare sono due gli ambiti rispetto ai quali l\u2019attenzione del Papa<\/strong> si sofferma maggiormente. Tali ambiti hanno delle ricadute notevoli in tutti gli aspetti della nostra vita ma in modo particolare nel contesto della comunicazione e dell\u2019informazione.
\nQuesti due aspetti, strettamente connessi alle caratteristiche e alle propriet\u00e0 dell\u2019intelligenza artificiale, vengono normalmente definiti il mito della neutralit\u00e0 algoritmica<\/strong> e la cultura algoritmica<\/strong>. Vediamo brevemente cosa essi sono per arrivare poi a porci domande etiche significative per il nostro tempo.<\/p>\n

I sistemi algoritmici<\/strong> e di intelligenza artificiale<\/strong> stanno trasformando il mondo<\/strong> nel quale l\u2019uomo vive e stanno cambiando l\u2019uomo<\/strong> stesso e il suo modo di relazionarsi<\/strong> con gli altri esseri umani e con l\u2019ambiente circostante. Come prodotti storici e culturali, essi riflettono ci\u00f2 che i programmatori pensano e riconoscono come significativo. Tuttavia queste considerazioni non sono pacificamente accolte da tutti e l\u2019idea che gli algoritmi informatici siano soltanto meri strumenti nelle mani dell\u2019uomo \u00e8 ancora molto forte<\/strong>. Questo pensiero ha radici molto profonde.<\/p>\n

Raimondo Lullo e l’arte combinatoria<\/h3>\n

Gi\u00e0 nel quattordicesimo secolo Raimondo Lullo<\/strong> era convinto di poter risolvere qualunque problema attraverso la matematica, in quanto ogni proposizione pu\u00f2 essere ridotta a termini complessi e i termini complessi in pi\u00f9 termini semplici o principi.
\nCombinando questi termini semplici in tutti i modi possibili si otterranno cos\u00ec tutte le proposizioni vere pensabili: questa \u00e8 l\u2019arte combinatoria che fonda le basi del calcolo computazionale.<\/strong><\/p>\n

Lo sviluppo dell’informatica<\/h3>\n

Con il veloce sviluppo dell\u2019informatica<\/strong> e dei computer<\/strong>, alcuni iniziarono cos\u00ec ad affermare che il metodo scientifico era ormai obsoleto e che l\u2019elaborazione dei dati e l\u2019uso degli algoritmi e delle correlazioni avrebbe garantito una maggiore qualit\u00e0 delle decisioni e una neutralit\u00e0 che l\u2019uomo non poteva garantire.<\/p>\n

Verso gli anni \u201980<\/strong> del secolo scorso, inizi\u00f2 tuttavia ad aumentare l\u2019interesse per la disciplina delle scienze tecnologiche<\/strong> e questo permise di rendersi conto che la tecnologia non \u00e8 un semplice strumento nelle mani dell\u2019uomo ma \u00e8 il prodotto di fattori sociali, economici e politici, oltre che dello sviluppo della tecnica.<\/strong> In questo senso diventa allora possibile affermare che anche “gli algoritmi sono costruzioni sociali che riflettono interessi, discorsi di verit\u00e0, assunti arbitrari sul mondo sociale”.<\/p>\n

Tre evidenze<\/h3>\n

Si sono potute cos\u00ec mostrare tre evidenze che i sostenitori della neutralit\u00e0 algoritmica negavano. La prima evidenza<\/strong> riguarda il fatto che in fase di progettazione, e anche in quella di addestramento per gli algoritmi pi\u00f9 evoluti, l\u2019algoritmo risente di alcune distorsioni<\/strong> che non permettono all\u2019output di garantire una totale oggettivit\u00e0. Infatti, lo scienziato \u2013 data scientist \u2013 ipotizza che un dataset di apprendimento ed un\u2019eventuale classificazione manuale costituiscano un input adeguato a rappresentare fedelmente il fenomeno analizzato. La presunta oggettivit\u00e0 del calcolo \u00e8, perci\u00f2, finzionale. <\/strong>Il funzionamento dei sistemi algoritmici, anche nel caso del machine learning<\/em> e dell\u2019intelligenza artificiale, non \u00e8 mai totalmente indipendente da scelte umane, errori, e distorsioni culturalmente indotte.<\/p>\n

La seconda evidenza<\/strong> \u00e8 che non necessariamente l\u2019automatizzazione di un processo lo rende neutro. Infatti, l\u2019automatizzazione \u00e8 sempre il prodotto di idee e scelte determinate dall\u2019uomo. Ne deriva che non c\u2019\u00e8 niente di inerentemente neutro in un algoritmo<\/strong>. Al contrario, un algoritmo \u00e8 ci\u00f2 che implementa visioni, idee, credenze e che soddisfa bisogni e desideri.<\/p>\n

Infine la terza evidenza<\/strong> \u00e8 che, per quanto possano essere accurati, i risultati degli algoritmi alterano la realt\u00e0 attraverso dinamiche che sono socialmente, storicamente e politicamente note.<\/p>\n

Come affrontare le sfide<\/h2>\n

Tutto ci\u00f2 rende urgente un\u2019educazione capace di affrontare queste sfide<\/strong> sfruttando anche le opportunit\u00e0 offerte e riconoscendo che i prodotti della tecnica non sono neutri, perch\u00e9 creano una trama che finisce per condizionare gli stili di vita e orientano le possibilit\u00e0 sociali nella direzione degli interessi di determinati gruppi di potere.
\nCerte scelte che sembrano puramente strumentali, in realt\u00e0 sono scelte attinenti al tipo di vita sociale che si intende sviluppare.<\/p>\n

La neutralit\u00e0 dell’algoritmo non \u00e8 facilmente sostenibile<\/h2>\n

Eticamente questo discorso \u00e8 interessante perch\u00e9 dimostra che il discorso sulla neutralit\u00e0 e sulla semplice strumentalit\u00e0 dei dati e degli algoritmi non \u00e8 facilmente sostenibile.
\nOgni dato e ogni algoritmo riflettono una cultura<\/strong>, un contesto sociale, una storia e generano una cultura<\/strong>, un contesto sociale e una storia<\/strong>: i dati e gli algoritmi non solo predicono qualcosa ma favoriscono un comportamento che l\u2019uomo assumer\u00e0 nella sua vita.<\/p>\n

Ed \u00e8 qui che entriamo nel merito del secondo aspetto<\/strong>. Come pi\u00f9 volte affermato, oggi non c\u2019\u00e8 praticamente nessun ambito della vita umana in cui gli algoritmi informatici non intervengano o che comunque non sia digitalmente mediato. Tutto ci\u00f2 ha un grande impatto anche nella cultura tanto che alcuni studiosi hanno iniziato a parlare di \u201ccultura algoritmica.<\/p>\n

Se gli algoritmi<\/strong> di Facebook<\/strong> o Google<\/strong> filtrano i risultati prodotti in base alle ricerche che ogni utente ha effettuato, questo significa che chiunque utilizzi uno di questi strumenti avr\u00e0 un risultato che \u00e8 sempre legato alle esperienze che ha gi\u00e0 vissuto o alle esperienze simili che altri utenti hanno avuto.<\/strong> Tutto ci\u00f2 influenza notevolmente il comportamento di ogni utente che vivr\u00e0 un\u2019esperienza sempre pi\u00f9 orientata dall\u2019algoritmo stesso. In questo senso gli algoritmi sono produttori di cultura, in quanto vanno a modificare il modo attraverso cui l\u2019uomo comprende la realt\u00e0 e a veicolare alcuni contenuti rispetto ad altri.<\/p>\n

L’inconscio tecnologico<\/h2>\n

Questo fenomeno \u00e8 talmente forte, e al tempo stesso invisibile, che si parla di \u201cinconscio tecnologico\u201d per dire che gli algoritmi non solo mediano ci\u00f2 che sappiamo e comprendiamo, ma vanno a creare la realt\u00e0 stessa riducendo il confine tra ci\u00f2 che \u00e8 reale e ci\u00f2 che \u00e8 virtuale, tra la vita online e quella offline: la cultura intesa in senso antropologico si trasforma sempre pi\u00f9 in uno stimolo prodotto dall\u2019elaborazione algoritmica di una serie di dati. Questa situazione se da una parte pu\u00f2 destare preoccupazione, dall\u2019altra rappresenta una nuova sfida per gli esseri umani<\/strong> che di fronte a tutta questa nuova forma di conoscenza devono possedere o sviluppare una maggiore capacit\u00e0 di interpretare, per poter filtrare le informazioni, per poterle analizzare criticamente.<\/strong><\/p>\n

Alessandro Picchiarelli<\/strong><\/p>\n<\/div>\n

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