{"id":7611,"date":"2009-06-12T00:00:00","date_gmt":"2009-06-11T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7611"},"modified":"2015-07-24T14:04:05","modified_gmt":"2015-07-24T12:04:05","slug":"la-festa-della-presenza-nascosta-di-cristo-tra-noi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-festa-della-presenza-nascosta-di-cristo-tra-noi\/","title":{"rendered":"La festa della presenza nascosta di Cristo tra noi"},"content":{"rendered":"

Il Vangelo di domenica scorsa si concludeva con questa assicurazione: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt<\/em> 28,20). Oggi ci viene descritto in che modo Ges\u00f9 continua ad essere fra noi per sempre: mediante l’eucaristia, il mistero del corpo e del sangue di Cristo che celebriamo nella messa. Tutto il popolo di Dio sparso nel mondo si raccoglie con noi ogni domenica per celebrare la santa cena del Signore, descritta dal Vangelo che abbiamo appena letto. La festa di oggi \u00e8 stata istituita per ricordare in maniera particolare il grande dono che Ges\u00f9 ci ha fatto. In tempi non lontani era celebrata con grande solennit\u00e0, con infiorate, processioni e canti che coinvolgevano l’intera comunit\u00e0 dei credenti. Oggi in molti luoghi la festa si \u00e8 fatta meno appariscente, forse pi\u00f9 intima. Essa deve per\u00f2 ricordare a tutti la presenza nascosta e discreta di Ges\u00f9 nelle nostre chiese. Giorno e notte, una piccola luce la segnala all’attenzione dei pochi visitatori e fedeli. Senza quella fiammella le nostre chiese sarebbero vuote e fredde sale di riunione.<\/p>\n

Tommaso da Celano, il primo biografo di san Francesco, racconta che il santo “ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola e generosissima carit\u00e0. Riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare ogni giorno la messa, anche se unica, se il tempo lo permetteva” (II Cel.<\/em> 152, 201). Fortunatamente c’\u00e8 ancora qualcuno nelle nostre parrocchie che vibra dello stesso amore e del medesimo stupore, perci\u00f2 ritiene tempo prezioso quello dedicato all’adorazione silenziosa dell’eucaristia. \u00c8 una lampada umana che arde davanti a Ges\u00f9 a nome di tutti.<\/p>\n

Il Vangelo di Marco<\/em> ci fa rivivere oggi la pi\u00f9 antica celebrazione eucaristica nelle comunit\u00e0 di Gerusalemme e di Roma, quando i primi credenti si raccoglievano attorno a Pietro e agli altri apostoli per ascoltare i loro racconti e per “spezzare il pane” (At<\/em> 2,42.46). \u00c8 un rito ancora scarno, ridotto all’essenziale. Luca e Paolo ci presentano una liturgia in uno stadio pi\u00f9 evoluto. Paolo l’aveva celebrata cos\u00ec a Corinto, negli anni 50-52: “Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso. Il Signore Ges\u00f9, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane e, dopo aver reso grazie, lo spezz\u00f2 e disse: ‘Questo \u00e8 il mio corpo, che \u00e8 per voi; fate questo in memoria di me’. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: ‘Questo calice \u00e8 la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me'” (1 Cor<\/em> 11,23-25).<\/p>\n

In Marco manca l’invito a ripetere il rito che Ges\u00f9 aveva appena celebrato, forse perch\u00e9 era evidente che Pietro ripeteva esattamente ci\u00f2 che aveva visto fare quella sera. Luca precisa che fu proprio Pietro, insieme a Giovanni, a preparare, in tutta segretezza, la cena pasquale nella casa di un amico di Gerusalemme (Lc<\/em> 22,8). I due erano discepoli fidati ed eseguirono con puntualit\u00e0 e discrezione quanto aveva indicato Ges\u00f9. Quello della segretezza era un accorgimento di sana prudenza: se Giuda avesse conosciuto in anticipo l’indirizzo, l’avrebbe segnalato ai sommi sacerdoti, che avrebbero potuto irrompere nel cenacolo e arrestare Ges\u00f9 con relativa facilit\u00e0. Quella notte non c’era nessuno in giro per le vie di Gerusalemme. Tutti erano radunati in casa a celebrare nell’intimit\u00e0 familiare la cena pasquale.<\/p>\n

Quando tutto fu pronto, all’ora fissata, Ges\u00f9 venne da Betania e sedette a tavola con i Dodici a iniziare un rito per lui consueto, ma che quella sera avrebbe avuto un significato speciale, unico. Tutti si sdraiavano sul fianco sinistro sui tappeti disposti intorno ad un tavolo rotondo, sul quale erano disposte quattro coppe di vino, una pila di focacce azzime, l’agnello arrostito, le erbe amare e una salsa di frutta. La cena prevedeva quattro momenti principali: una preparazione, che comportava la lavanda delle mani, la benedizione della prima coppa di vino, l’assaggio delle erbe amare e la salsa di mele e noci tritate. Il secondo momento era l’ascolto del racconto biblico dell’Esodo (Haggad\u00e0<\/em>) fatto dal capo famiglia; in segno di gioia tutti bevevano vino dalla seconda coppa. Il terzo momento era costituito dal pasto principale, che iniziava quando il capo famiglia spezzava la focaccia di pane azzimo e lo distribuiva a ciascuno dei presenti; allora tutti prendevano dall’unico piatto centrale un pezzo di agnello, le erbe amare, la salsa di frutta e bevevano dalla terza coppa di vino. Il quarto momento era la conclusione della cena e comportava la benedizione della quarta coppa di vino (il calice della benedizione), il canto dell’Hall\u00e8l<\/em> (Sl<\/em> 135-136), l’appuntamento al prossimo anno, il congedo.<\/p>\n

Quello che Marco descrive \u00e8 il momento centrale e finale della cena. Dopo il racconto pasquale dell’esodo (Haggad\u00e0<\/em>), Ges\u00f9 prese il pane azzimo, pronunci\u00f2 la benedizione di rito, lo spezz\u00f2 e lo distribu\u00ec a ciascuno dicendo: “Prendete, questo \u00e8 il mio corpo”. L’espressione semitica vuol dire: ‘”Prendete, questo sono io”. Dovette essere una sorpresa per tutti, perch\u00e9 mai nessuno aveva identificato se stesso con un pezzo di pane. Naturalmente, egli non ne mangi\u00f2. La spiegazione di quella frase inaudita venne a conclusione della cena, quando Ges\u00f9 benedisse l’ultimo calice di vino rosso, rese grazie (eucharist\u00e8sas<\/em>) e lo distribu\u00ec a tutti dicendo: “Questo \u00e8 il mio sangue dell’alleanza, che \u00e8 versato per molti”. Dietro queste parole c’\u00e8 ancora una volta la lingua e la cultura ebraica.<\/p>\n

Il sangue per gli ebrei era la vita, perci\u00f2 Ges\u00f9 voleva dire che in quel calice c’era la sua vita donata per la remissione dei peccati a favore di tutti. Il termine “molti” (rabbim<\/em>) nelle lingua ebraica indica totalit\u00e0 e va tradotto con “tutti”. Di questo sangue donato ci parla oggi la Lettera agli Ebrei<\/em> nella seconda lettura. Il sangue stabilisce una nuova alleanza, una comunione intima tra Dio e gli uomini, superiore all’alleanza che Mos\u00e8 stabil\u00ec con il sangue delle vittime animali alle falde del Sinai (Es<\/em> 24,8). In virt\u00f9 di quel corpo e sangue donati da Ges\u00f9 sulla croce e commemorati nella celebrazione eucaristica, Dio Padre si impegna a stabilire un nuovo rapporto di unit\u00e0 con gli uomini, divenuti figli amati. Con la partecipazione al corpo di Ges\u00f9, noi diventiamo addirittura ci\u00f2 che mangiamo. Paolo lo dice con chiarezza: “Poich\u00e9 c’\u00e8 un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo; tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1 Cor<\/em> 10,17). Dipende da noi essere consapevoli dell’immenso dono che Ges\u00f9 ci fa nella celebrazione della santa cena. Questa celebrazione pu\u00f2 essere calda di partecipazione o fredda di indifferenza e abitudine.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Il Vangelo di domenica scorsa si concludeva con questa assicurazione: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Oggi ci viene descritto in che modo Ges\u00f9 continua ad essere fra noi per sempre: mediante l’eucaristia, il mistero del corpo e del sangue di Cristo che celebriamo nella messa. […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"footnotes":""},"categories":[492],"tags":[2538,2756],"acf":[],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/7611"}],"collection":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/1"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=7611"}],"version-history":[{"count":3,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/7611\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":40188,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/7611\/revisions\/40188"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=7611"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=7611"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=7611"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}