{"id":7562,"date":"2009-05-22T00:00:00","date_gmt":"2009-05-22T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7562"},"modified":"2021-12-02T19:00:31","modified_gmt":"2021-12-02T17:00:31","slug":"persone-inamovibili-oppure-troppo-mobili","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/persone-inamovibili-oppure-troppo-mobili\/","title":{"rendered":"Persone inamovibili oppure troppo mobili"},"content":{"rendered":"

Lavoratori dalle posizioni garantite, scarsissima mobilit\u00e0 da un posto di lavoro all’altro, le famiglie che sopperiscono ‘ come possono e se possono ‘ alla carenza di reali ammortizzatori sociali, subito disponibili alla bisogna. E poi la spinosa questione ‘donna e lavoro’, l’inconsistenza degli stipendi dei lavoratori del settore non profit. Questi alcuni temi della tavola rotonda seguita all’incontro sulle politiche attive e il bene comune. ‘Le persone – ha esordito l’assessore regionale alle Politiche attive del lavoro, Maria Prodi – col lavoro soddisfano i loro bisogni. Ma nel nostro Paese ci sono posizioni fortemente garantite: da noi chi ha compiti di responsabilit\u00e0 maggiore \u00e8 intoccabile, mentre chi viene pagato meno \u00e8 anche quello pi\u00f9 a rischio di perdere il lavoro. Un controsenso. Forse il nostro mercato del lavoro soffre di scarsa flessibilit\u00e0 – ha aggiunto l’assessore Prodi – per\u00f2 non sar\u00e0 mai possibile la circolazione dei lavoratori da un posto all’altro, senza ammortizzatori sociali, forti e immediati, come in altri Paesi europei. Ad esempio, i lavoratori senza rinnovo di contratto, come gli insegnanti precari che a settembre perderanno il lavoro, non saranno ‘ammortizzati’. L’Italia continuer\u00e0 a scaricare sui singoli, sulle famiglie. Ma anche la retorica sulla famiglia ormai mostra la corda. E poi – ha concluso – le donne sono ancora vessate nel mondo del lavoro. Anche da noi, in Umbria, ci sono ancora imprese che chiedono alle ragazze incinte la lettera di licenziamento”. Il segretario regionale della Cisl, Ulderico Sbarra, ha avanzato una fosca previsione: ‘La crisi cambier\u00e0 molte cose in peggio, anche sul fronte della democrazia, dove gi\u00e0 non scegliamo i nostri rappresentanti. Il 4,5 per cento in meno del Pil \u00e8 una tragedia per un Paese immobile, che non fa le riforme indispensabili alla sua modernizzazione. Davanti ad una politica che \u00e8 diventata fabbrica di oligarchie – ha continuato Sbarra – il sindacato, le parti sociali, compresi gli imprenditori, devono riappropriarsi della politica vera. In Umbria vanno stabilizzate maggiormente le donne nei posti di lavoro, garantita pi\u00f9 sicurezza specie nei cantieri edili. La Regione Umbria ha fatto anche cose buone, ma questi passaggi sono purtroppo ancora mancanti’. Il presidente di Confindustria Umbria, Antonio Campanile, si \u00e8 soffermato sull’importanza del contratto di secondo livello, ossia sull’integrazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro con ulteriori acquisizioni, principalmente in materia di retribuzione: premio di risultato, orario, condizioni di lavoro, ambiente e sicurezza, formazione. ‘Uno strumento moderno – ha detto Campanile – per aumentare la produttivit\u00e0 e valorizzare i lavoratori’. Il presidente delle Acli regionali dell’Umbria, Vincenzo Menna, ha invocato ‘testimoni forti’ per questo tempo di crisi economica. Poi ha ricordato che l’Umbria deve utilizzare meglio la sua impresa sociale. ‘Occorre investire sull’economia sociale – ha dichiarato Menna. – In Europa ci sono gi\u00e0 2 milioni di imprese sociali. In Umbria sono circa 7 mila i lavoratori sociali, specialmente a Terni e Perugia. Tuttavia – ha concluso – i loro salari sono troppo bassi per l’impegno e il lavoro che erogano, ogni giorno, a vantaggio della comunit\u00e0 e dei pi\u00f9 deboli’. L’antidoto di Leone XIII al consumismoNell’anniversario della Rerum novarum di Leone XIII, nella sala del Dottorato alle logge di San Lorenzo mons. Giuseppe Chiaretti ricorda i principi fondanti della dottrina sociale della Chiesa. L’incontro si intitola ‘Le politiche attive del lavoro nella prospettiva del bene comune’. La Chiesa cerca l’etica nel mondo dell’economia, dove l’etica ‘ si pensi alla recente crisi speculativa finanziaria ‘ sovente manca. ‘Leone XIII – ha ricordato mons. Chiaretti – nei suoi 31 anni di episcopato perugino, propedeutici al suo stile di governo, interrogava i perugini, specie i contadini, sulla loro situazione economica. Oggi invece – ha continuato il presule – c’\u00e8 crisi di pensiero, di etica: per\u00f2 \u00e8 urgente una nuova cultura nell’economia, un riscatto, fondato anche sulla profezia, dal comune consumismo. Purtroppo – ha concluso – anche le istituzioni bancarie di origine cattolica hanno finito per mettersi sullo stesso livello delle altre banche’. L’economista Pierluigi Grasselli ha moderato l’incontro. Nella sua introduzione ha detto: ‘Il problema contemporaneo \u00e8 saper coniugare le politiche passive (ammortizzatori sociali) con quelle attive del lavoro, volte alla formazione dei lavoratori. In Umbria – ha continuato il professore – le politiche attive del lavoro sono state perseguite con grande efficacia per merito dell’assessore Maria Prodi. Per\u00f2 tali politiche vanno continuamente migliorate’. Il direttore della fondazione ‘Marco Biagi’ di Modena, Michele Tiraboschi, ha affermato che ‘l’Italia non ha mai avuto un mercato del lavoro centrato sul bene comune, pensato per far realizzare i cittadini tramite il lavoro. Molti – ha detto – lavorano in ‘aree grigie’ o di lavoro in nero, a causa del prevalere di singoli interessi sul bene comune’. Poi ha elencato le difficolt\u00e0 estreme: ‘Le donne hanno difficolt\u00e0 a vivere nel mercato del lavoro regolare, nel Sud Italia quasi nemmeno vi entrano. Penalizzati – ha continuato il professor Tiraboschi – anche i lavoratori di et\u00e0 compresa fra i 45 e i 50 anni che perdono il lavoro, e che difficilmente sono reintegrati. I disabili raramente accedono al mercato del lavoro regolare, cos\u00ec come gli immigrati. Chi ha studiato, in bal\u00eca del mercato del lavoro, finisce stremato col fare un lavoro che non \u00e8 il suo, senza realizzare la propria vocazione’. Il professore associato dell’universit\u00e0 milanese ‘Bicocca’, Mario Mezzanzanica, ha infine ricordato che l’eccessiva burocratizzazione dei bandi pubblici, specie quelli europei, non permette agli operatori del mercato di valorizzare le persone disoccupate. ‘Anche ai pi\u00f9 preparati, seguendo le regole date dal Fondo sociale europeo, si propina ugualmente l’intera formazione. Come se fossero dei neofiti’ ma \u00e8 cos\u00ec che si aiuta la gente alla ricerca del solido lavoro libero?’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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