{"id":7535,"date":"2009-05-15T00:00:00","date_gmt":"2009-05-15T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7535"},"modified":"2015-06-17T13:14:00","modified_gmt":"2015-06-17T11:14:00","slug":"dallamore-nasce-amore-fonte-che-zampilla-sempre","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/dallamore-nasce-amore-fonte-che-zampilla-sempre\/","title":{"rendered":"Dall’amore nasce amore: fonte che zampilla sempre"},"content":{"rendered":"
Anche se l’immagine della vite e dei tralci (vedi domenica scorsa) non torna pi\u00f9 nel nostro brano, l’evangelista continua a tenerla davanti agli occhi nel presentarci l’insegnamento di oggi. La linfa vitale che scorre dal tronco ai rami della vite simbolica \u00e8 l’amore; esso nasce da Dio, passa attraverso Ges\u00f9 e arriva a noi. Il frutto visibile di questa vite \u00e8 dunque l’amore, perch\u00e9 da amore nasce amore. Ancora una volta ci viene detto che la fonte e l’essenza della nostra vita cristiana \u00e8 l’amore. Non \u00e8 inutile ricordarlo, in un tempo di intolleranza, di violenza, di persecuzione, che fa risaltare la differenza evidente tra il cristianesimo e le altre religioni. Da questo cuore caldo della fede cristiana \u00e8 nata e nasce la rigogliosa fioritura delle innumerevoli opere di carit\u00e0 che rendono bella la nostra Chiesa.<\/p>\n
Solo l’amore che viene da Dio, travasato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci \u00e8 stato donato nel battesimo, spinge i cristiani all’accoglienza gratuita, alla solidariet\u00e0 generosa con i pi\u00f9 poveri e bisognosi, alla cura amorosa dei bambini, degli affamati e dei profughi nelle terre del Terzo mondo, dove volontari e missionari spendono la loro vita senza risparmio e senza calcolo. L’evangelista Giovanni ce l’ha gridato forte nella sua Lettera e bisognerebbe essere sordi per non sentire: “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perch\u00e9 amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Dio \u00e8 amore. Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio in lui” (1 Gv<\/em> 3,14; 4,16).<\/p>\n Il Vangelo di oggi tesse insieme tre temi profondamente intrecciati tra loro: L’amore di Ges\u00f9 per i suoi discepoli, conseguenza dell’amore che il Padre ha per lui; la gioia di sentirsi amati; l’amore fraterno che unisce i credenti in Cristo. Cerchiamo di dipanare questa piacevole matassa. Il primo filo \u00e8 di colore rosso, rappresenta l’amore di Ges\u00f9 ed \u00e8 intriso del suo sangue: “Nessuno ha un amore pi\u00f9 grande di questo: dare la vita per i propri amici”. \u00c8 un amore che viene dal Padre, il quale “ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio unigenito, perch\u00e9 chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv<\/em> 3,16).<\/p>\n Ges\u00f9 traduce in gesti e sentimenti umani l’amore invisibile e immenso del Padre per noi. Nella grande preghiera della Cena poteva concludere cos\u00ec: “Ho fatto conoscere loro (ai discepoli) il tuo nome e lo far\u00f2 conoscere, perch\u00e9 l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro” (Gv<\/em> 17,26). Il nome di Dio che Ges\u00f9 ci ha fatto conoscere \u00e8 questo: “Dio \u00e8 amore! In questo si \u00e8 manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perch\u00e9 noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma \u00e8 lui che amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv<\/em> 4,8s). Da questa fonte sgorga l’amore dei discepoli: “Noi amiamo perch\u00e9 lui ci ha amati per primo”.<\/p>\n L’invito di Ges\u00f9 a rimanere nel suo amore \u00e8 un invito all’obbedienza, all’osservanza dei suoi comandamenti, che si riassumono nel precetto dell’amare. \u00c8 come dire: ama, e fa’ come vuoi. Infatti, se ami come Ges\u00f9 ha amato, non puoi che seminare del bene intorno a te, sarai spinto a sacrificarti per il bene dei fratelli. Il secondo filo da dipanare dalla matassa del discorso di Ges\u00f9 \u00e8 il filo bianco della gioia. Ges\u00f9 dice: “Vi ho detto queste cose perch\u00e9 la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. \u00c8 spontaneo pensare alla gioia di chi ama e si sente amato. L’infelicit\u00e0 \u00e8 frutto della solitudine e dell’emarginazione. La disperazione sta nel sentirsi abbandonati da tutti, imprigionati nel blocco di ghiaccio dell’indifferenza e dell’ostilit\u00e0. La gioia nasce e cresce sul terreno dell’amore, specie quando l’amore \u00e8 calore di gesti e di sentimenti. Solo la comunione con Ges\u00f9 pu\u00f2 dare la vera gioia. Essa consiste nella pace della coscienza e nell’impegno di fede. Pace e gioia sono due gemelle inseparabili, che nascono dalla vita divina vissuta in stretta unione con Cristo.<\/p>\n Egli stesso l’ha cos\u00ec annunciata ai discepoli nell’ultima cena: “Ora siete nella tristezza; ma vi vedr\u00f2 di nuovo e il vostro cuore si rallegrer\u00e0, e nessuno vi potr\u00e0 togliere la vostra gioia” (Gv<\/em> 16,22). Allora era solo una promessa, che fu mantenuta la mattina di Pasqua, quando Ges\u00f9 risorto apparve nel cenacolo: “Pace a voi! Detto questo, mostr\u00f2 loro le mani e il fianco ferito. I discepoli gioirono al vedere Ges\u00f9” (20,19s). Qui pace e gioia sono intrecciate in maniera indissolubile come frutto della certezza del Cristo risorto. Il terzo filo \u00e8 quello d’oro dell’amore fraterno; \u00e8 facile seguirne il concatenamento: il Padre ama Ges\u00f9, Ges\u00f9 ama i discepoli, i discepoli devono amarsi fra loro. Guai a interrompere questa trafila, disertando l’appuntamento. Sarebbe come tradire un’amicizia profonda. Ges\u00f9 stesso ci ha messo su questo piano, assicurandoci: “Non vi chiamo pi\u00f9 servi, vi ho chiamato amici”. Il limite di questa amicizia \u00e8 l’amicizia senza limiti: “Nessuno ha amore pi\u00f9 grande di questo: dare la vita per i propri amici”.<\/p>\n Quello cristiano \u00e8 un amore come quello di Ges\u00f9, perch\u00e9 egli ha travasato il suo in noi. Egli lo chiama il “suo comandamento” (in greco: entol\u00e8<\/em>); non si tratta di un precetto imposto da di fuori, ma di una “esigenza” che nasce dal di dentro, una specie di legge di natura alla quale non ci si pu\u00f2 sottrarre. Come lui non pot\u00e9 fare a meno di amarci, cos\u00ec anche noi non possiamo fare a meno di amarci l’un l’altro. Sarebbe un andare contro natura. Dall’amore siamo nati, nell’amore dobbiamo vivere. Ecco perch\u00e9 Ges\u00f9 ci ricorda: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perch\u00e9 andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. Siamo stati amati e scelti fin dall’eternit\u00e0 a formare un solo Corpo con Cristo, e il frutto di questa unit\u00e0 \u00e8 l’amore. Se non amassimo, tradiremmo la nostra natura, saremmo alberi sterili. Per noi, non amare sarebbe morire, una specie di omicidio\/suicidio (1 Gv<\/em> 3,14s). Da qui l’insistenza di Ges\u00f9 in fine discorso: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Anche se l’immagine della vite e dei tralci (vedi domenica scorsa) non torna pi\u00f9 nel nostro brano, l’evangelista continua a tenerla davanti agli occhi nel presentarci l’insegnamento di oggi. La linfa vitale che scorre dal tronco ai rami della vite simbolica \u00e8 l’amore; esso nasce da Dio, passa attraverso Ges\u00f9 e arriva a noi. 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