{"id":7478,"date":"2009-04-24T00:00:00","date_gmt":"2009-04-24T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7478"},"modified":"2015-07-24T14:08:05","modified_gmt":"2015-07-24T12:08:05","slug":"non-sono-un-fantasma-il-forte-realismo-della-risurrezione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/non-sono-un-fantasma-il-forte-realismo-della-risurrezione\/","title":{"rendered":"Non sono un fantasma! Il forte realismo della risurrezione"},"content":{"rendered":"

I racconti della risurrezione e delle apparizioni nel Vangelo di Marco<\/em> sono molto brevi e sintetici, perci\u00f2 la liturgia post-pasquale prende in prestito le narrazioni di Giovanni e di Luca. Oggi \u00e8 Luca a raccontarci l’apparizione di Ges\u00f9 nel cenacolo, quella che domenica scorsa ci aveva narrato Giovanni con molti particolari simili. Del resto questi due evangelisti hanno scritto ad Efeso e forse si sono conosciuti e influenzati. Ambedue danno rilievo alla concretezza corporea del Risorto, alla sua verifica tangibile, alla identit\u00e0 tra il Ges\u00f9 risorto e il Ges\u00f9 storico che conserva le stimmate della sua passione. Insomma il Risorto non \u00e8 un fantasma, cio\u00e8 uno spirito evanescente, senza consistenza fisica. I greci del tempo facevano grande difficolt\u00e0 a credere nella risurrezione corporea perch\u00e9, nel loro dualismo filosofico esasperato, pensavano che l’anima fosse un elemento divino immortale, imprigionata misteriosamente in un corpo che ne appesantiva e ne riduceva le potenzialit\u00e0.<\/p>\n

La morte era vista come una liberazione dell’anima dalla materia del corpo irrimediabilmente disfatto, e sarebbe stato assurdo costringerla a rientrare nella prigione di prima. Paolo dovr\u00e0 intervenire a Corinto per correggere questo errore: “Se si annuncia che Cristo \u00e8 risuscitato dai morti, come possono dire alcuni di voi che non esiste risurrezione dei corpi? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo \u00e8 risuscitato” (1 Cor<\/em> 15,12). L’uomo \u00e8 anima e corpo: non solo ha un corpo, ma \u00e8 un corpo vivente. La fede cristiana ha sempre valorizzato e venerato il corpo, anche dopo la morte, come ci insegna la liturgia delle esequie. Il corpo risorto di Ges\u00f9 \u00e8 la garanzia e il modello della nostra risurrezione futura. Come \u00e8 lui, cos\u00ec saremo anche noi. Il Vangelo di oggi ci riporta alla sera di Pasqua, quando Ges\u00f9 risorto appare agli Undici e agli altri discepoli riuniti insieme.<\/p>\n

Il racconto vuole descriverci con ulteriore insistenza la nascita della fede nel Cristo risorto in quel primo e decisivo giorno della settimana. Sono appena arrivati da Emmaus i due discepoli e stanno raccontando, ancora trafelati, il loro incontro con il Risorto lungo la via e nella cena. Contrariamente a quanto era accaduto alle donne, che non erano state prese sul serio, questa volta i discepoli accolgono la loro testimonianza e la confermano con l’esperienza che Pietro ha avuto poco prima. Mentre stavano ancora parlando, Ges\u00f9 apparve all’improvviso in mezzo a loro, generando sorpresa e spavento. Luca non dice che egli venne, magari passando attraverso la porta sbarrata, ma che ‘stette fra loro’. Questa presenza improvvisa fa pensare che Ges\u00f9 fosse gi\u00e0 l\u00e0, in maniere invisibile, come accade nella realt\u00e0 della nostra vita di credenti. Anche i discepoli di Emmaus se lo trovarono accanto come compagno di viaggio.<\/p>\n

Il Risorto \u00e8 sempre con noi, anche se non sempre riconoscibile. La reazione spontanea dei discepoli \u00e8 la paura, come all’apparizione di un fantasma. Ges\u00f9 dona loro una rassicurazione: “Pace a voi sono proprio io”. Quello della pace non \u00e8 un semplice saluto, \u00e8 un dono che si traduce in sicurezza, conforto, serenit\u00e0, gioia, come aveva promesso durante la cena pasquale (Gv<\/em> 14,27). In quell’affermazione: “Sono io” c’\u00e8 l’invito a riconoscerlo come il Ges\u00f9 della loro esperienza storica. Il Cristo della fede \u00e8 lo stesso Cristo della storia. Questa identificazione \u00e8 spiegata chiaramente con l’invito a guardare le mani e i piedi trafitti, e a toccare il suo corpo reale. Il Risorto \u00e8 l’identico Ges\u00f9 conosciuto prima di Pasqua. Qui si intrecciano due temi della catechesi apostolica successiva: la realt\u00e0 somatica del corpo di Ges\u00f9 risorto e l’esperienza intensa e unica che di lui hanno fatto i primi discepoli. Egli toglie ogni dubbio sulla concretezza del suo corpo umano, quando mangia la porzione di pesce arrostito che gli porgono.<\/p>\n

D’ora in poi, la sua risurrezione corporea \u00e8 confermata e arricchita in modo inequivocabile dalla commensalit\u00e0 che nei quaranta giorni prima dell’ascensione Ges\u00f9 ha condiviso con i suoi (At<\/em> 1,4). Nella sua predicazione, Pietro insister\u00e0: “Dio lo ha risuscitato e volle che apparisse a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti” (At<\/em> 10,41). Solo questa ricca esperienza pasquale fece passare i discepoli dalla incredulit\u00e0 e dal dubbio alla certezza di fede e alla gioia. E questa divenne la base storica della nostra fede, quella che noi professiamo ogni domenica. Dalla Pasqua nasce inoltre la missione della Chiesa. Ges\u00f9 vuole rendere gli apostoli idonei al loro futuro compito di testimoni competenti e autorizzati; apre perci\u00f2 la loro intelligenza a capire le Scritture. Inizia cos\u00ec la lettura cristiana della Bibbia: tutta la rivelazione contenuta nei Libri sacri ha in Ges\u00f9 il suo pieno compimento e la sua perfetta comprensione, egli ne \u00e8 la chiave di lettura.<\/p>\n

Perci\u00f2 ignorare le Scritture significa ignorare Cristo. Egli, quella sera e in seguito per quaranta giorni, ha insegnato che la sua vita \u00e8 in perfetta e piena conformit\u00e0 con il piano di Dio rivelato “nella Legge di Mos\u00e8, nei Profeti e nei Salmi”. Questa triplice divisione caratterizza l’intero elenco ebraico dei libri della Bibbia, come la conoscevano gli apostoli, che erano figli della cultura religiosa giudaica. Dai libri dell’Antico Testamento gli apostoli ricaveranno luce e conferma per illustrare la vita di Ges\u00f9 nella loro predicazione. Pietro, nel suo primo discorso a Pentecoste, si riferisce per ben tre volte ai testi biblici (At<\/em> 2,16.25.34). Mostra cos\u00ec di aver imparato la lezione. Proprio la piena comprensione del Risorto, alla luce delle Scritture, render\u00e0 i discepoli adatti a predicare a tutti i popoli la conversione al Vangelo, per il perdono dei peccati. Essi vi impegneranno tutta la vita fino al martirio. Le parole di Ges\u00f9 risorto sulla predicazione a tutti i popoli diventa d’ora in poi il programma della Chiesa. Dopo quella sera meravigliosa di Pasqua, quel compito passa nelle mani di ogni credente consapevole. La missione di diffondere il Vangelo con la vita e la parola \u00e8 di tutti i cristiani di ieri e di oggi. Per questo essi hanno ricevuto il dono dello Spirito santo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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