{"id":7459,"date":"2009-04-10T00:00:00","date_gmt":"2009-04-10T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7459"},"modified":"2015-06-17T14:41:08","modified_gmt":"2015-06-17T12:41:08","slug":"i-teli-della-morte-diventano-i-segni-della-vita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/i-teli-della-morte-diventano-i-segni-della-vita\/","title":{"rendered":"I teli della morte diventano i segni della vita"},"content":{"rendered":"

Alcuni Padri antichi hanno paragonato il sepolcro, con i suoi teli bianchi, a un letto nuziale dove nasce la nuova vita. La grotta richiamava il grembo fecondo della terra che, aprendosi, genera la vita dei risorti: quella di Ges\u00f9, la primizia, poi quella dei credenti di tutti i tempi. Davanti al sepolcro vuoto possiamo cantare, con il Salm<\/em>o 87: “Tutti l\u00e0 sono nati. Si dir\u00e0 di Sion: ‘L’uno e l’altro \u00e8 nato in essa’. Il Signore scriver\u00e0 nel libro dei popoli: ‘L\u00e0 costui \u00e8 nato’. E danzando canteranno: ‘Sono in te tutte le mie sorgenti'”. Qui tutti siamo nati! Quella tomba, luogo della morte, divenne per noi sorgente della vita.<\/p>\n

Il racconto che oggi leggiamo ci riporta alle origini della nostra fede e del cammino della Chiesa. Inizia con un’annotazione temporale: “Il primo giorno della settimana”. Secondo l’uso ebraico, la settimana si concludeva con il sabato, giorno di riposo. Il Figlio di Dio nel sepolcro si \u00e8 riposato dalla fatica del suo apostolato itinerante e dal peso della croce. L’opera che il Padre gli ha affidato \u00e8 stata portata a termine. Ora inizia un nuova settimana, nella quale il Verbo creatore dona la vita eterna agli uomini con un nuovo soffio creatore. Tutto ricomincia da capo in modo nuovo. Perci\u00f2 Paolo grider\u00e0 ai cristiani di Corinto: “Se Cristo non \u00e8 risuscitato, \u00e8 vuota la nostra predicazione ed \u00e8 vuota anche la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati e coloro che sono morti in Cristo sono perduti” (1 Cor<\/em> 15,14s).<\/p>\n

La negazione della risurrezione cancella in un sol colpo quel primo giorno della settimana, che noi chiamiamo “giorno del Signore” (dies dominica<\/em>). Ma quel giorno, tappa settimanale della nostra vita, \u00e8 l\u00ec da duemila anni a narrarci che Cristo nostra vita \u00e8 risuscitato, e noi con lui. A dare il primo segnale della vita non poteva essere che una donna: \u00e8 iscritto nella sua natura di madre, \u00e8 scritto nel racconto di Pasqua. Maria Maddalena \u00e8 andata al sepolcro la mattina presto precedendo le altre donne; vuole essere sola a piangere il suo dolore. Da quella sera del venerd\u00ec, quando il sepolcro fu chiuso, non si \u00e8 data pace. Ora non pu\u00f2 pi\u00f9 aspettare. L’evangelista ci avverte che \u00e8 ancora buio quando lei esce di casa. In realt\u00e0 sta spuntando l’alba, ma dentro di lei e nel cuore dei discepoli c’\u00e8 ancora buio fitto. Non si \u00e8 fatto giorno per loro, anche se, dietro il monte degli Ulivi, “sta spuntando il sole”, annota Marco (16,2).<\/p>\n

Maddalena non lo sa, ma Ges\u00f9 \u00e8 gi\u00e0 (ri)sorto. \u00c8 lei a scoprire la tomba spalancata e vuota. Eppure due sere prima era stata sigillata accuratamente e vigilata da un picchetto di soldati (Mt<\/em> 27,61-66). Ha un tuffo al cuore! Sbircia dentro e vede che il corpo di Ges\u00f9 \u00e8 sparito. Non ci pensa due volte, e corre subito a darne notizia a Pietro e Giovanni, gli unici due che avevano seguito Ges\u00f9 nel processo e nella passione ed erano tornati a casa insieme. Gli altri si erano dispersi e dileguati (Gv<\/em> 16,32). Ora la notizia conturbante del furto del suo cadavere costringe i due apostoli a uscire dal loro nascondiglio e a recarsi in tutta fretta al sepolcro. Corrono ambedue, sia pure con passo diverso, come accade sovente. Sant’Agostino interpreta il fatto come un simbolo: chi pi\u00f9 ama, pi\u00f9 corre. Giovanni \u00e8 il discepolo dell’amore, \u00e8 naturale che arrivi per primo. Getta un primo sguardo fugace nel sepolcro, senza entrare.<\/p>\n

L’educazione gli suggerisce di dare la precedenza a Pietro, riconosciuto il primo degli apostoli. Quando Pietro arriva, entrano ambedue e perlustrano accuratamente l’ambiente. Il sepolcro \u00e8 una grotta scavata nella roccia, chiusa con masso rotante simile ad una macina da mulino, fatto scorrere in un incavo davanti all’ingresso, piuttosto basso, dove per entrare bisognava curvarsi. La grotta aveva due piccoli ambienti ancora oggi distinguibili al Santo Sepolcro: una specie di atrio che serviva per la preparazione del cadavere e la stanza sepolcrale. Qui il cadavere di Ges\u00f9 era stato posto su un bancone di pietra, all’interno di un arco scavato nella roccia sul lato destro. Pietro e Giovanni si accorsero subito che alcuni indizi escludevano il furto di cadavere, che la legislazione romana puniva come reato grave gi\u00e0 dal tempo di Augusto. Aveva torto dunque la Maddalena a parlare di furto. Era pensabile che, se ci fossero stati i ladri, avrebbero portato via il cadavere nudo? E avrebbero lasciato sul posto quelle stoffe preziose, senza pensare all’utile che ne potevano ricavare? Sarebbe stato da stolti o da gentiluomini perdere tempo a riordinarli accuratamente e a piegare a parte il sudario che era sul capo.<\/p>\n

Il breve elenco dei panni mortuari richiama la scena della risurrezione di Lazzaro, che usc\u00ec dal sepolcro avvolto da quegli stessi teli (Gv<\/em> 11,44). Ma si trattava di un miracolo diverso da quello avvenuto qui. Tutto induceva a pensare che Ges\u00f9 fosse risorto lasciando sul posto l’involucro della sua salma. Quei teli, insieme al sepolcro vuoto, erano i primi testimoni del Signore risorto. Egli era passato dalla morte alla incorruttibilit\u00e0, la sua umanit\u00e0 aveva assunto le caratteristiche dei corpi celesti. Cos\u00ec era potuto passare attraverso quei teli senza scomporli, come pi\u00f9 tardi entrer\u00e0 nel Cenacolo a porte chiuse. Non era semplicemente tornato alla vita di prima: era entrato in una vita nuova, che aveva dimensioni e caratteristiche diverse dalla nostra vita mortale, pur conservando i segni della sua natura umana, per\u00f2 trasfigurata.<\/p>\n

I segni straordinari di quella prima mattina di Pasqua interpellarono personalmente i due discepoli e li indussero a ripensare alle profezie di Ges\u00f9 sulla sua morte e risurrezione. Giovanni, vedendoli, giunse subito alla fede nel Risorto: “Vide e credette”. Aveva lo sguardo pi\u00f9 acuto. Pietro, pi\u00f9 simile a noi, rimase ancora una volta indietro. Avr\u00e0 bisogno di un’apparizione a lui riservata per credere in modo sicuro (Lc<\/em> 24,34). Viene subito in mente la beatitudine espressa da Ges\u00f9 a Tommaso, anche lui tardo a capire e a credere: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv<\/em> 20,29). Proprio come Giovanni, che vide appena alcuni segni e credette, senza vedere direttamente il Risorto. Quella beatitudine \u00e8 rivolta a tutti noi che riviviamo nel segno del sacramento quel primo evento pasquale.<\/p>\n

\u00c8 la fede nella risurrezione di Ges\u00f9 che ci salva, anche perch\u00e9 \u00e8 garanzia della nostra risurrezione finale, come la enunciamo nel Credo ogni domenica: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verr\u00e0”. Oggi siamo davanti a quella tomba vuota in attesa che si aprano tutte le altre tombe del mondo, anche la nostra futura tomba, per essere finalmente tutti cittadini di quella citt\u00e0 dove non ci sar\u00e0 pi\u00f9 lutto, n\u00e9 dolore, n\u00e9 pianto.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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