{"id":7418,"date":"2009-03-27T00:00:00","date_gmt":"2009-03-27T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7418"},"modified":"2015-06-17T14:48:40","modified_gmt":"2015-06-17T12:48:40","slug":"la-vera-visione-di-gesu-il-crocifisso-e-il-risorto","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-vera-visione-di-gesu-il-crocifisso-e-il-risorto\/","title":{"rendered":"La vera visione di Ges\u00f9: il crocifisso e il risorto"},"content":{"rendered":"
Il Vangelo di oggi sia apre con una richiesta: “Vogliamo vedere Ges\u00f9”. Vedere Dio \u00e8 un’aspirazione sempre viva nel cuore dell’uomo di fede. Guidava i pellegrini ebrei verso il tempio di Gerusalemme e si esprimeva con il grido dell’assetato. La sete di Dio veniva paragonata a quella della cerva che bramisce sul letto inesorabilmente asciutto del torrente: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, cos\u00ec l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima ha sete di Dio, del Dio vivente, quando verr\u00f2 e vedr\u00f2 il volto di Dio?” (Sl<\/em> 42,2s). Una sete mai appagata totalmente perch\u00e9 “Dio, nessuno lo ha mai visto”. L’occhio umano non \u00e8 attrezzato ad una visione che risulterebbe accecante e mortale. Il Vangelo ci dice che Dio ha ascoltato quell’anelito struggente e ha mandato il suo Figlio, sua vera immagine, in un carne uguale alla nostra: “Proprio l’unigenito Dio che \u00e8 nel grembo del Padre ce lo ha rivelato” (Gv<\/em> 1,18). Perci\u00f2 Ges\u00f9 poteva dire a Filippo (proprio l’apostolo al quale si rivolgono oggi i greci) che gli chiedeva di vedere il Padre di cui tanto Ges\u00f9 parlava : “Da tanto tempo sono con voi e tu, Filippo, non mi hai ancora conosciuto? Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv<\/em> 14,9).<\/p>\n Nel volto di Cristo risplende dunque la gloria del Padre, quella di cui Ges\u00f9 ci parla nel brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Nel nostro cammino verso la Pasqua abbiamo bisogno di riscoprire il vero volto di Dio, che si manifesta in Ges\u00f9 con tutto il suo amore per l’uomo. Siamo nel tempio di Gerusalemme, dove Ges\u00f9 sta insegnando. Un gruppo di greci convertiti al giudaismo, e chiamati proseliti, venuti in pellegrinaggio per la festa di Pasqua, si avvicinano all’apostolo Filippo e gli esprimono il desiderio di conoscere personalmente Ges\u00f9: vogliono essere presentati a lui. Filippo chiede ad Andrea di accompagnarlo e insieme vanno a dirlo a Ges\u00f9. I due discepoli, secondo la tradizione cristiana, partiranno in missione proprio tra i greci dopo la risurrezione di Ges\u00f9. Non ci viene detto se quel gruppo di greci fu ricevuto da Ges\u00f9, ma ci viene riferito il discorso che Ges\u00f9 tenne per l’occasione prendendo lo spunto da quella richiesta. Illustra la vera fisionomia di Cristo cos\u00ec come dovrebbe essere vista e creduta da ogni cristiano vero: quella del Signore crocifisso e glorificato, che i discepoli dovranno annunciare ai greci e a tutti.<\/p>\n Al centro c’\u00e8 lo scandalo della croce, vista per\u00f2 dalla parte di Dio, non tanto come morte infame e crudele, ma come manifestazione della salvezza di Dio, come preludio della risurrezione gloriosa e della vittoria sul Maligno che tiene schiava l’umanit\u00e0 come principe crudele e tiranno. Il discorso \u00e8 l’ultimo tenuto da Ges\u00f9 in pubblico e quindi il pi\u00f9 riassuntivo del suo messaggio. La venuta dei greci \u00e8 il segno della conversione dei pagani, pi\u00f9 volte annunciata da Ges\u00f9 (Gv<\/em> 4,42; 10,16; 11,52). Ges\u00f9 annuncia che \u00e8 giunta la sua ora, quella “di passare da questo mondo al Padre” (13,1), l’ora della morte in croce, ma anche quella della sua glorificazione, vista come ritorno alla sua condizione divina di gloria, con la risurrezione. Per esprimere l’efficacia del suo sacrificio Ges\u00f9 prende in prestito dalla campagna la similitudine della semina: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto”. \u00c8 l’esperienza pi\u00f9 comune, quella della fecondit\u00e0 della morte come legge della vita: non si semina il chicco di grano per uccidere la vita che \u00e8 in esso, ma per farla sviluppare nel frutto rigoglioso della spiga. Se non passa per la morte, il seme rimane solo e sterile; la morte gli consente di moltiplicare la sua vita “per cento, per sessanta, per trenta” come nella parabola del seminatore (Mt<\/em> 13,8).<\/p>\n Ges\u00f9 usa anche un’altra similitudine per illustrare la fecondit\u00e0 del dolore: quella della donna che partorisce con dolore una nuova vita (Gv<\/em> 16,21). Su questo motivo allarga la legge anche ai suoi seguaci, invitandoli a seguirlo su questa strada misteriosa e difficile della fecondit\u00e0 spirituale. I termini contrapposti di “amare” e “odiare” la vita, fanno parte del linguaggio paradossale semitico. Vogliono dire che chi ama la propria vita come bene egoistico da tenere per s\u00e9, la perde; chi le spende senza risparmio come bene prezioso da donare con amore, la conserva per la vita eterna. Questo dono di s\u00e9 \u00e8 il servizio che ogni credente deve rendere a Ges\u00f9 in cambio del suo amore generoso. Ges\u00f9 non nasconde che quel suo sacrifico gli costa molto, lo turba profondamente, ma pronuncia con decisione la parola dell’obbedienza. Giovanni sembra anticipare qui l’ora dell’agonia al Getsemani di cui parlano gli altri tre Vangeli: c’\u00e8 la richiesta al Padre di risparmiargli quel calice amaro, ma anche il desiderio prevalente di compiere la sua volont\u00e0 con un atto di obbedienza totale. Tanto pi\u00f9 che la morte non \u00e8 fine a se stessa, ma \u00e8 in vista della risurrezione.<\/p>\n Il Padre lo rassicura con una voce dal cielo, scambiata dagli astanti per un tuono o per la voce di un angelo (l’angelo consolatore del Getsemani di Lc<\/em> 22,43). Quella voce \u00e8 la stessa udita al Giordano e sul Tabor. Dio conferma che ha gi\u00e0 glorificato il Figlio con i miracoli da lui compiuti, ma lo glorificher\u00e0 definitivamente con la risurrezione dai morti. Sar\u00e0 quella l’ora del suo trionfo sul male del mondo, che ha rifiutato Dio e ha eletto suo principe il demonio. Contro una visione pessimistica del mondo totalmente dominato dal demonio e dal male, Ges\u00f9 afferma che vero Signore degli uomini resta Lui perch\u00e9, quando sar\u00e0 innalzato sulla croce attirer\u00e0 tutti a s\u00e9. Domenica scorsa parlava di s\u00e9 come del serpente innalzato nel deserto da Mos\u00e8 per salvare il popolo dai serpenti velenosi. Oggi, ancora pi\u00f9 chiaramente, predice che egli stesso sar\u00e0 innalzato in croce; allora sar\u00e0 una potente calamita di salvezza per tutti. Sta a noi lasciarci trascinare da questa corrente salvifica che ci fa una cosa sola con lui. La sua gloria sar\u00e0 l’averci strappato al principe di questo mondo, e averci fatti figli di Dio in lui e con lui.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Il Vangelo di oggi sia apre con una richiesta: “Vogliamo vedere Ges\u00f9”. 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