{"id":7399,"date":"2009-03-20T00:00:00","date_gmt":"2009-03-20T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7399"},"modified":"2015-06-17T15:16:35","modified_gmt":"2015-06-17T13:16:35","slug":"al-cuore-del-vangelo-un-amore-inaudito","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/al-cuore-del-vangelo-un-amore-inaudito\/","title":{"rendered":"Al cuore del Vangelo: un amore inaudito"},"content":{"rendered":"
Ai catecumeni e ai penitenti in cammino verso la Pasqua bisognava dire quale fosse il nucleo centrale del Vangelo portato da Ges\u00f9, che cosa sia da credere con tutte le forze. Oggi Giovanni ci comunica la sintesi dell’insegnamento di Ges\u00f9. \u00c8 una visione inaudita di speranza e di fiducia, capace di orientare positivamente l’intera vita del credente. Siamo a Gerusalemme durante la festa di Pasqua, che Ges\u00f9 sta trascorrendo in citt\u00e0 dopo la cacciata dei mercanti dal Tempio. Un vecchio rabbino fariseo, di nome Nicodemo, viene da lui di notte per non farsi vedere dai colleghi. \u00c8 curioso di sapere che cosa insegni Ges\u00f9, quale sia il contenuto della sua dottrina. Ges\u00f9 gli risponde, come era naturale, che l’argomento centrale della sua predicazione \u00e8 il regno di Dio venuto tra la sua gente. In pratica insegna che, nella sua persona, Dio stesso \u00e8 venuto tra gli uomini e mette a disposizione di tutti la sua regalit\u00e0 potente, capace di liberare dal male. Ma per vederlo, e ancor pi\u00f9 per entrare in contatto con lui, bisogna nascere di nuovo con l’acqua del Battesimo. Si tratta di una nascita dall’alto, una vita che viene da Dio, trasmessa dallo Spirito santo, che \u00e8 come l’alito divino che rese vivo il primo uomo.<\/p>\n
Il vecchio rabbi<\/em>, che pone diverse obiezioni, pu\u00f2 credergli, anche se sembra impossibile, perch\u00e9 lui, il Figlio dell’uomo, viene dal cielo e sa quello che dice. La sorgente di tutto questo \u00e8 l’inaudito amore di Dio per il mondo. A questo punto inizia il discorso che oggi ascoltiamo. Al dialogo con il vecchio rabbino incredulo segue un monologo in cui l’evangelista riassume il messaggio paradossale che Ges\u00f9 gli trasmette. Egli, che \u00e8 maestro in Israele, ricorder\u00e0 che Mos\u00e8 innalz\u00f2 sopra un’asta un serpente di bronzo per guarire tutti quelli che erano morsi dai serpenti nel deserto. Il libro dei Numeri (21,4-9) racconta l’ennesima rivolta del popolo ebreo in cammino da circa quaranta anni verso la terra promessa. Stanco del lungo viaggio, lamentava la mancanza di pane e la scarsit\u00e0 di acqua, nauseato dalla manna troppo leggera. Dio lo pun\u00ec con serpenti velenosi, particolarmente numerosi in quei luoghi inospitali. I ribelli, incapaci di arginare quella tragica emergenza, ricorsero pentiti a Mos\u00e8 perch\u00e9 si facesse intercessore presso Dio. E Dio gli comand\u00f2 di fondere un serpente di bronzo come segno tangibile della salvezza.<\/p>\n Quel serpente segu\u00ec gli ebrei come uno stendardo fino all’ingresso nella loro terra, e fu posto nel tempio di Salomone come ex-voto per la salvezza ricevuta. Il re Ezechia, nell’VIII secolo a.C., lo fece distruggere, perch\u00e9 era diventato una specie di totem in concorrenza con Dio (2 Re<\/em> 18,14). Ges\u00f9 rivela a Nicodemo e a noi che quel serpente era simbolo profetico del suo innalzamento sulla croce. Lui, disceso dal cielo in terra, sar\u00e0 innalzato da terra come un malfattore crocifisso. Ma Dio lo far\u00e0 diventare strumento di salvezza per chiunque si volger\u00e0 a lui con fede. Ges\u00f9 sfrutta del simbolo solo l’aspetto positivo della salvezza, non quello negativo della punizione del peccato. Sviluppa tre aspetti della profezia raffigurata: l’elevazione, che \u00e8 come il primo gradino della sua ascensione in cielo; il potere salvifico della sua morte di croce; la volont\u00e0 amorosa di Dio. Si parte dagli effetti (la croce) per risalire alla causa (l’amore).<\/p>\n Con una frase scultorea posta al centro del suo discorso, Ges\u00f9 riassume ora tutto l’annuncio cristiano, il suo Vangelo: “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio unigenito, perch\u00e9 chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna”. L’unico esclusivo motivo della incarnazione e morte del Figlio di Dio \u00e8 l’amore incomprensibile di Dio per il mondo, quel mondo degli uomini che si era allontanato da Lui. In un sol colpo egli colma l’abisso che si era aperto tra lui e gli uomini. Giovanni ricorder\u00e0 queste parole quando dir\u00e0: “Dio \u00e8 amore. In questo si \u00e8 manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perch\u00e9 noi avessimo la vita per lui” (1 Gv<\/em> 4,9s). Dietro il verbo ‘donare’ non c’\u00e8 solo la missione, ma tutta la vita di donazione del Figlio, dalla nascita alla straziante morte di croce. Egli ci ha amato per primo, quando ancora eravamo peccatori (Rom<\/em> 5,6-8), e ha donato senza calcoli, fino in fondo: “Non ha risparmiato suo Figlio ma lo ha donato per tutti noi” (Rom<\/em> 8,32).<\/p>\n Se non avessimo afferrato bene il suo pensiero cos\u00ec inaudito, Ges\u00f9 lo formula in maniera ancora pi\u00f9 chiara in forma negativa: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perch\u00e9 il mondo si salvi per mezzo di lui”. Il termine “mondo” in questa frase ricorre ben tre volte per farci capire la dimensione universale dell’amore di Dio. Egli ama incondizionatamente tutti, non solo alcuni eletti e selezionati. Per tutti ha donato Ges\u00f9, perch\u00e9 tutti siano salvi. Accanto alla sua indomabile volont\u00e0 di salvezza non c’\u00e8 una volont\u00e0, sia pure nascosta, di condanna. Dio vuole tutti salvi (1 Tim<\/em> 2,4), cio\u00e8 vuole donare a tutti la “vita eterna”. Con questa espressione non si indica solo la vita senza fine, ma la vita che appartiene all’eternit\u00e0, cio\u00e8 a Dio; in una parola la vita divina dei figli di Dio, quella che Ges\u00f9 ci comunica mediante la nuova nascita dall’alto nel battesimo, come aveva detto a Nicodemo. Unica condizione soggettiva \u00e8 la fede, che Dio offre a tutti, ma che pu\u00f2 essere rifiutata colpevolmente dagli uomini, liberi di scegliere. Il sole splende per tutti nel mondo; ci si pu\u00f2 nascondere da lui, allora per\u00f2 ci si condanna automaticamente a vivere nelle tenebre.<\/p>\n Ges\u00f9 \u00e8 la luce del mondo, come il sole che sorge per tutti, ma pu\u00f2 essere rifiutato. Su questa accettazione o su questo rifiuto l’uomo si gioca la sua salvezza o la sua condanna. Il vecchio Simeone, prendendo in braccio Ges\u00f9 bambino, diceva che era qui “per la rovina e per la risurrezione di molti, segno di contraddizione” (Lc<\/em> 2,34). Ges\u00f9 dona al credente l’assicurazione che non sar\u00e0 condannato, ma salvato nella vita eterna. Dio non chiude la porta nemmeno a chi non crede: resta a lui la responsabilit\u00e0 di aprirla o chiuderla davanti a s\u00e9. Nessuno riceve la condanna da Dio, ciascuno si condanna o si salva per libera scelta. Il rifiuto dell’amore di Dio \u00e8 la vera autocondanna. L’uomo, come un ladro, pu\u00f2 rifiutare la luce pensando di poter nascondere la sua cattiva condotta e agire impunemente. Ma a Dio non si pu\u00f2 nascondere nulla, ogni segreto dovr\u00e0 venire allo scoperto quando la sua luce di gloria apparir\u00e0. A questo incontro di luce dobbiamo preparaci con fiducia: sar\u00e0 un incontro di amore e di gioia.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Ai catecumeni e ai penitenti in cammino verso la Pasqua bisognava dire quale fosse il nucleo centrale del Vangelo portato da Ges\u00f9, che cosa sia da credere con tutte le forze. 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