{"id":7333,"date":"2009-02-20T00:00:00","date_gmt":"2009-02-20T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7333"},"modified":"2009-02-20T00:00:00","modified_gmt":"2009-02-20T00:00:00","slug":"ne-ronde-ne-slogan","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/ne-ronde-ne-slogan\/","title":{"rendered":"N\u00e9 ronde n\u00e9 slogan"},"content":{"rendered":"

Violenze contro le donne, ronde contro i romeni: nella capitale e in altre citt\u00e0 italiane il clima di insicurezza comincia a farsi pesante, e spesso a farne le spese non sono i reali colpevoli. Ne abbiamo parlato con L\u00c8 Quy\u00c8n Ng\u00c8 D\u00ecnh, responsabile dell’area immigrati della Caritas di Roma. Ronde contro i romeni: perch\u00e9? ‘Sicuramente l’aumento rilevante di cittadini romeni negli ultimi due anni li espone, ed espone anche la societ\u00e0 italiana, ad una realt\u00e0 diversa. Le ronde indicano una reazione esasperata ad un vuoto: se ci fosse una maggiore presenza dello Stato sul territorio, forse non ci sarebbero. E non credo che l’uso dell’esercito nelle vie del centro serva granch\u00e9. Ci sono interi territori dello Stato abitati da soli cittadini italiani dove le persone non si sentono al sicuro. Se le situazioni non vengono comprese nel loro insieme e anticipate, rischiamo di avere un giorno una ronda, un altro giorno qualcosa di nuovo e diverso. Il territorio deve essere vissuto e presidiato. Invece ci sono intere zone senza luce, senza servizi. Questo malessere diffuso \u00e8 da prendere in considerazione. Quello che accade \u00e8 grave, ma non \u00e8 con le ronde che si risolve’. Roma \u00e8 davvero diventata una citt\u00e0 meno sicura? ‘Non credo che Roma sia una citt\u00e0 particolarmente insicura, se comparata ad altre capitali straniere. Certo, gli ultimi atti di violenza colpiscono molto, e giustamente. Questi elementi non vanno minimizzati. Quando ci sono atti di questo tipo, si risveglia anche un istinto protettivo dei maschi nei confronti delle loro donne. \u00c8 chiaro che, se aumentano le persone senza lavoro e senza una vita sociale e affettiva stabile, si possono creare degli squilibri che portano a questo. Ma Roma aveva problemi prima, e ce li ha ancora’. Cosa fare? ‘Non giustificare la violazione della legge e la violenza, ma fare attenzione a quando una comunit\u00e0 si allarga, lavorando di pi\u00f9 sui processi che connettono piuttosto che su quelli che dividono. Quattro milioni di stranieri in Italia sono un dato di fatto: bisogna trovare per forza dei sistemi per poterli inserire al meglio. Bisogna uscire da questa situazione di falsa enfasi sulla sicurezza. Intorno a Roma il ministro dell’Interno ha finanziato l’apertura di 7 centri che ospitano centinaia e centinaia di persone. Si danno posti letto ma senza preoccuparsi di fare un discorso con il territorio, che fa un’enorme fatica a recepirli, anche perch\u00e9 non ci sono state prime delle risposte concordate. \u00c8 normale che centinaia di persone nuove vengano vissute come una minaccia, e non come una possibilit\u00e0 di incontro. Posto che la situazione \u00e8 difficile, a maggior ragione bisogna cercare di lavorare insieme in un clima positivo, consapevoli di tutti i problemi’. Per\u00f2 pare che si vada avanti solo a colpi di slogan… ‘Se ciascuno di noi si chiude dietro le proprie convinzioni e slogan, non c’\u00e8 dialogo. \u00c8 essenziale trovarsi d’accordo sull’analisi di una realt\u00e0 e cooperare. Se la comunit\u00e0 si sfalda, \u00e8 finita. Noi, come realt\u00e0 che opera nel sociale, possiamo fungere da ponti per facilitare il contatto tra straniero e comunit\u00e0 di accoglienza. Ma le misure finora non sono mai state concordate. Non esiste una interlocuzione regolare e strutturata con il Governo o con l’Amministrazione capitolina: solo incontri saltuari e senza seguito. Per arrivare a fare qualcosa, bisogna lavorare insieme. Non basta essere chiamati solo quando ci sono le emergenze. Pi\u00f9 siamo concreti, pi\u00f9 la gente \u00e8 disposta a farsi sentire. Ma il clima \u00e8 molto pesante’. Impauriti gli italiani, impauriti gli immigrati… ‘S\u00ec, nella comunit\u00e0 romena c’\u00e8 paura, soprattutto da parte delle famiglie. Temono che questa situazione possa ripercuotersi sui loro figli. A scuola i bambini a volte non vengono chiamati pi\u00f9 per nome ma per nazionalit\u00e0. E questo \u00e8 il primo passo verso la deriva. Soprattutto il provvedimento che riguarda i medici e la possibilit\u00e0 di denunciare gli irregolari avr\u00e0 gravi ripercussioni dal punto di vista culturale: finora era normale dare cure ad un immigrato irregolare. Ora verr\u00e0 considerata una concessione. Conseguenza concreta: gli immigrati avranno pi\u00f9 paura e si recheranno meno negli ospedali, con tutti i rischi del caso. Ma pensiamo davvero che questo aiuti la sicurezza? Non \u00e8 meglio prendersela con quelli che violentano le donne, piuttosto che con gli irregolari che vanno a farsi curare? La sicurezza dei cittadini non viene messa in pericolo dalla persona malata che va a farsi curare, bens\u00ec dal violento che, con o senza permesso di soggiorno, non si contiene e non si riconosce in una comunit\u00e0, per cui l’aggredisce. Bisogna assolutamente distinguere e far capire ai cittadini: o si riesce a vivere in una comunit\u00e0 che non si chiuda in un piccolo cerchio familiare o amicale, oppure situazioni di questo tipo possono scoppiare’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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