{"id":7320,"date":"2009-02-20T00:00:00","date_gmt":"2009-02-20T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7320"},"modified":"2021-12-02T19:00:32","modified_gmt":"2021-12-02T17:00:32","slug":"vocazioni-per-la-comunita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/vocazioni-per-la-comunita\/","title":{"rendered":"Vocazioni per la comunit\u00e0"},"content":{"rendered":"
Quale prete per l’Umbria di oggi? Quali caratteristiche spirituali dovranno avere i collaboratori dei vescovi che dovranno prendersi cura del popolo di Dio che vive in questa regione? Domande alle quali invita a rispondere la Lettera pastorale Preti per l’Umbria di oggi presentata luned\u00ec al Seminario regionale di Assisi al clero umbro l\u00ec rappresentato dai membri dei Consigli presbiterali diocesani. Se il problema emergente ed evidente a tutti \u00e8 che sempre pi\u00f9 parrocchie si ritrovano senza parroco a causa dell’insufficiente ricambio generazionale nel clero, la riflessione che i vescovi hanno fatto e che offrono alle loro comunit\u00e0 ecclesiali porta, per\u00f2, l’accento dalla dimensione quantitativa della scarsit\u00e0 di vocazioni ad una riflessione di tipo ‘qualitativo’. ‘Vogliamo richiamare le nostre otto Chiese diocesane a porre una rinnovata attenzione alla missione dei sacerdoti nella vita delle nostre Comunit\u00e0’ scrivono i vescovi. E su questo punto ha richiamato l’attenzione mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia – Citt\u00e0 della Pieve, presidente della Conferenza episcopale umbra, aprendo l’incontro. ‘Forse attraverso questa scarsit\u00e0 di preti Dio ci vuole dire qualcosa’ ha detto Chiaretti suggerendo alcune piste su cui riflettere che vanno dalla scelta delle unit\u00e0 pastorali che raggruppano pi\u00f9 parrocchie, alla valorizzazione dei diaconi e dei laici. La Lettera, precisa mons. Nazzareno Marconi, rettore del Seminario regionale umbro, non intende dare risposte immediate e men che meno ‘chiudere una problematica ma piuttosto offre una base condivisa e delle linee di indirizzo’ da cui partire per una riflessione sulla pastorale vocazionale. ‘Le prese di posizione – aggiunge -sono ridotte all’essenziale ma proprio per questo mi paiono rilevanti’, e ne sottolinea due: l’appartenenza del presbitero ad una Chiesa locale e al suo presbiterio unito al vescovo dal vincolo sacramentale, e la vicinanza del prete al popolo come parroco di tutti e non leader emotivo – spirituale del piccolo gruppo. Luca Diotallevi, sociologo e autore della ricerca pubblicata nel 2005 ‘La parabola del clero’ ha avvertito: in numeri non rispondono alla domanda se i preti di domani saranno sufficienti o meno perch\u00e9 ‘la risposta dipende da un’altra domanda, ovvero quali preti per quale Chiesa?’. La previsione ventennale per le diocesi umbre fatta nel 2003 sulla base dei dati del decennio precedente, \u00e8 stata confermata, come tendenza. Il numero complessivo dei preti umbri subisce un andamento in continua diminuzione rispetto ai 670 dell’anno 2003, ma la situazione attuale \u00e8 migliore di quella prevista non per un aumento di vocazioni quanto per la’longevit\u00e0 del clero che ha una presenza di ultra ottantenni del 17%’a fronte di un 16 % di preti sotto ai 40 anni. Altre caratteristiche del clero umbro sono la forte presenza di sacerdoti diocesani nati all’estero, l’11,8 % contro il 4,5% della media nazionale, e la presenza dei religiosi ai quali sono affidate il 30% delle parrocchie, la media nazionale \u00e8 del 23%. Gli interventi di due laici impegnati nella chiesa ha aperto il dialogo. Giovanni Carlotti, impegnato in Azione cattolica e ora presidente della Consulta Ceu per l’educazione scuola e universit\u00e0, ha sottolineato l’aspetto del rapporto con i laici dei quali ‘va scongiurata la clericalizzazione’ nel proliferare di servizi ecclesiali che paiono spesso collocare i laici in ‘ruoli di supplenza del prete’. Il medico oncologo Stefano Bravi ha richiamato l’attenzione su un aspetto forse trascurato, ovvero il rischio di ‘burn out’ dal quale, ha detto, non sono immuni i preti, raccomandando di ‘prestare particolare cura nella qualit\u00e0 della formazione della persona’ ma anche, ha aggiunto, prevedere adeguati sostegni per i momenti di difficolt\u00e0. La Lettera pastorale non ‘si limita a delineare il profilo del prete definito dai documenti magisteriali, ma traccia le linee fondamentali della pastorale vocazionale’ ha detto ai preti dei Consigli presbiterali diocesani convocati ad Assisi mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno e delegato Ceu per il clero. Di questo si \u00e8 dunque occupato nel suo intervento nel quale si \u00e8 chiesto cosa si pu\u00f2 fare per ‘ravvivare la pastorale vocazionale’. ‘Non basta chiedersi ‘che cosa dobbiamo fare’ ma occorre domandarsi ‘quale Chiesa vogliamo essere’ ha detto mons Sigismondi indicandone in quattro punti i tratti essenziali. Occorre essere una Chiesa ‘che ricerca la misura alta della santit\u00e0 crescendo nella consapevolezza che la cura della vita interiore \u00e8 la prima e pi\u00f9 importante attivit\u00e0 pastorale’; una Chiesa ‘che scopre nella evangelizzazione la sua identit\u00e0 pi\u00f9 profonda’; che ‘aiuta i preti a non chiudersi in una solitudine clericale che in termini pi\u00f9 concreti significa isolamento spirituale, indifferenza relazionale, sufficienza pastorale’; una Chiesa che ‘cammina con i laici, non perch\u00e9 ha bisogno di energie supplementari, ma per intercettare in ogni dimensione umana un’attesa che la speranza cristiana \u00e8 chiamata ad allargare’. Il vescovo ha quindi sottolineato che ‘la pastorale vocazionale \u00e8 il frutto maturo dell’azione complessiva della Chiesa che, se \u00e8 missionaria, diventa terreno fecondo di vocazioni’. ‘Il numero e la qualit\u00e0 dei preti \u00e8 proporzionale a quello delle famiglie cristiane’ ha detto, indicando nella pastorale familiare e giovanile il ‘quadro pi\u00f9 ampio’ nel quale inserire la proposta vocazionale. Fondamentale rimane, ed anzi va particolarmente curata la pratica della ‘direzione spirituale’ nel ‘percorso di verifica della chiamata al sacerdozio’ gi\u00e0 prima dell’ingresso in Seminario.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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